2018-04-18
Zingaretti cambia le carte: capo di gabinetto a 460.000 euro
Per piazzare Albino Ruberti il titolo di studio è sparito dai requisiti. Un colpaccio per il figlio dell'ex rettore della Sapienza, mai laureato. L'ex uomo di Walter Veltroni però serve per scalare il partito. Quando il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha scelto il suo nuovo capo di gabinetto, il titolo di studio non era tra le priorità. E anche se a firmare il contratto c'era l'uomo multicarica, Albino Ruberti, figlio dell'ex rettore della Sapienza, non era scontato che gli allori ci fossero. È bastata l'esperienza, come previsto proprio dal regolamento della Regione Lazio, per gli incarichi ricoperti in precedenza. E Ruberti esperienza nel panorama della promozione culturale ne ha da vendere. Proprio questa caratteristica pare abbia spinto Zingaretti a sostituire un magistrato della Corte dei conti come Andrea Baldanza con il nuovo manager. Con i leader del Partito democratico azzoppati e le guerre intestine, Zingaretti sembra avere in mente una scalata al partito. E per lanciare la sua immagine ad alta visibilità ha scelto Ruberti. Che le mani nella cultura le ha in pasta da 20 anni. Ha organizzato le prime notti bianche di Roma ai tempi di Francesco Rutelli, le ha sviluppate in grandi eventi culturali nel periodo di Walter Veltroni, è rimasto al suo posto durante i cinque anni di Gianni Alemanno, non è stato nemmeno sfiorato dalle rivoluzioni di Ignazio Marino. Il suo contratto è scaduto con l'arrivo di Virginia Raggi.È lui che ha inventato iniziative come Weekend al museo e la Grande notte dei musei. Fino ad arrivare all'abbinata tra i luoghi di cultura e i concerti: Musei in musica. C'è Ruberti dietro all'ideazione e alla realizzazione dei viaggi virtuali nell'antica Roma, la ricostruzione affidata a Piero Angela. E c'è la sua firma sulla Roma pass card con cui i turisti di tutto il mondo possono avere accesso per 48 ore o 72 ore a musei, gallerie e ai mezzi di trasporto per raggiungerli. Ma se dal lato pubblico pesano 12 anni a Zetema, la società multiservizi del Comune di Roma con 900 dipendenti che ha in gestione 22 musei (tutti i più importanti, dai Capitolini all'Ara Pacis, dal Museo di Roma a villa Torlonia), tre aree teatrali (il teatro di villa Torlonia, la Casa del Cinema, il Globe theatre) e due ludoteche tematiche a Villa Torlonia, da quello privato il manager non è da meno: segretario generale dell'associazione Civita (di cui è presidente Luigi Abete e vicepresidente Nicola Maccanico) e amministratore delegato di Civita holding, nonché dirigente a tempo indeterminato di Opera laboratorio fiorentino. In soldoni, il totale dei rapporti con i privati, fino a qualche giorno fa, ammontava a 360.000 euro. Ai quali Ruberti, secondo la dichiarazione che ha depositato nella segreteria di Lazio crea (la Newco a totale controllo regionale, frutto della fusione tra le società regionali Lait Spa e Lazio service Spa), dove, stando al sito web, ricopre l'incarico di presidente del Consiglio di amministrazione per 80.000 euro annui, fino a qualche tempo fa non aveva rinunciato. Nel pubblico i manager hanno un tetto, che la legge ha fissato a 240.000 euro. E alla Regione Lazio la carica da capo di gabinetto gli frutta quasi 187.000 euro. Anche sul sito web della Regione c'è l'autocertificazione sullo svolgimento di incarichi in enti di diritto privato regolati o finanziati dalla pubblica amministrazione. E pur non essendoci la classica dichiarazione sull'assenza di incompatibilità (Zetema e Civita operano nello stesso settore e potrebbero essersi incrociate nei 12 anni a guida Ruberti), su quest'ultimo documento risulta che da Opera laboratorio fiorentino il manager è in aspettativa. E contattato a telefono dalla Verità fuga ogni dubbio: «Mi sono dimesso da tutte le cariche. Ora sono esclusivamente capo di gabinetto della Regione Lazio a zero incompatibilità». Full time a disposizione di Zingaretti, pronto a buttarsi nella mischia dei dem. Resta da chiarire il tema del pezzo di carta: la laurea. A Bologna, ad esempio, è diventata definitiva per il sindaco Virginio Merola e per i dieci assessori in carica nel 2011, una condanna della Corte dei conti per la nomina di Marco Lombardelli, che con un diploma da ottico era diventato capo di gabinetto nonostante non fosse in possesso della laurea, necessaria per i dipendenti di categoria D come lui (in Procura il caso si è chiuso con una archiviazione perché i magistrati ordinari non hanno ravvisato il «dolo intenzionale»). Nella sentenza della Corte dei conti, invece, i giudici scrivono che dal curriculum di appena mezza paginetta, recante l'indicazione del titolo di studio, la conoscenza di una lingua straniera a livello scolastico, l'uso del pc abituale, l'essersi interessato in sede lavorativa di contratti di locazione e dell'impegno politico profuso (come quadro del Pd), non emergeva l'adeguatezza a ricoprire un ruolo così complesso. Mezza paginetta anche per Ruberti. Che, però, ha elencato, oltre alle pubblicazioni sui temi a lui cari, soprattutto sul giornale dell'associazione Civita, anche la sfilza di incarichi di vertice nel privato e nel pubblico-privato (come Zetema, che è una Srl controllata al cento per cento dal Comune di Roma). E Zingaretti, così, ha «laureato» l'esperienza.
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