2025-08-17
Domani Zelensky alla Casa Bianca. Ma sono scintille già via telefono
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Il cerino in mano a Kiev. Gli Usa potrebbero forzare, come fece Eisenhower con Seul.«Penso che ora si possa arrivare a un accordo, spetta davvero al presidente Zelensky farlo. E direi anche che le nazioni europee devono essere coinvolte un po’, ma la decisione spetta al presidente Zelensky». Con queste parole si è espresso Donald Trump poco dopo la conclusione del vertice con Vladimir Putin, venerdì, ad Anchorage. Il presidente americano è quindi sembrato lanciare la palla nel campo dell’Ucraina e dei Paesi europei. È in questo quadro che, domani pomeriggio, il presidente ucraino sarà ricevuto alla Casa Bianca: un incontro che, nelle intenzioni di Trump, dovrebbe preludere all’organizzazione di un trilaterale tra lui stesso, Zelensky e Putin.Non è però attualmente chiaro se si registri reale sintonia tra il presidente americano e il suo omologo ucraino. Secondo Axios, la telefonata che i due hanno avuto venerdì notte sarebbe stata «non facile». Zelensky non ha preso bene il fatto che Trump sia passato dall’auspicare un cessate il fuoco a sostenere di arrivare direttamente a un trattato di pace definitivo. Il presidente ucraino e i leader europei avevano infatti dichiarato di ritenere che la tregua dovesse essere una precondizione per avviare dei negoziati diplomatici. In secondo luogo, Zelensky teme che Trump lo pressi per cedere dei territori ucraini a Mosca. Ieri, il New York Times ha riportato che il presidente americano «ritiene che si possa negoziare rapidamente un trattato di pace, a patto che Zelensky accetti di cedere il resto della regione del Donbass alla Russia». Non solo. Stando al Financial Times, durante il summit di Anchorage, lo zar avrebbe proposto di congelare le linee del fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia in cambio del controllo russo sul Donetsk. Si tratta di un punto molto delicato che sarà prevedibilmente al centro del meeting di domani alla Casa Bianca.Sempre ieri, il leader ucraino ha espresso la propria posizione. «Bisogna raggiungere una pace vera, una pace duratura, non solo un’altra pausa tra le invasioni russe», ha dichiarato, per poi aggiungere: «Le uccisioni devono cessare il prima possibile, il fuoco deve cessare sia sul campo di battaglia che in cielo». «Le sanzioni dovrebbero essere rafforzate in assenza di un incontro trilaterale o se la Russia cerca di eludere una conclusione onesta della guerra», ha proseguito. Zelensky ha anche precisato che «nessuna questione, in particolare quelle territoriali, può essere decisa senza l’Ucraina». Insomma, il nodo territoriale si avvia a rivelarsi probabilmente dirimente. E su questo si misurerà il futuro del rapporto politico che intercorre tra Trump e Zelensky.Non è ancora chiaro quanto margine di manovra ci sia per favorire un’armonizzazione tra la posizione del presidente ucraino e quella del leader americano che, intervenendo venerdì sera su Fox News, ha dichiarato: «Bisogna trovare un accordo. Sì. Guarda, la Russia è una potenza molto grande, e loro no». Non è dunque escluso che Trump abbia intenzione di ispirarsi a un precedente storico: a quando, cioè, all’inizio degli anni ’50, Dwight Eisenhower mise sotto pressione l’allora presidente sudcoreano, Syngman Rhee, che non voleva accettare l’armistizio con la Corea del Nord. Più in generale, è ormai evidente che l’attuale inquilino della Casa Bianca mira generalmente a collegare gli accordi di pace a opportunità di natura economica: ciò è emerso con le intese diplomatiche che ha mediato sia tra Repubblica democratica del Congo e Ruanda sia tra Armenia e Azerbaigian. È in tal senso che va, per esempio, letto l’accordo sulle risorse minerarie, firmato da Washington e Kiev lo scorso aprile. È a questo tipo di logica che probabilmente Trump sta guardando sia nei suoi rapporti con l’Ucraina sia in quelli con la Russia.Va anche tenuto presente che il presidente americano legge la crisi ucraina da una prospettiva diversa da quella europea. Trump punta infatti a incunearsi nel rapporto tra Mosca e Pechino. Inoltre spera che Washington possa recuperare influenza nel Sud Globale: quel Sud Globale, di cui vari membri - dall’India all’Arabia Saudita - non hanno affatto rotto i rapporti con la Russia in questi ultimi anni. Si tratta di un quadro complessivo che contribuisce a spiegare la scarsa rilevanza geopolitica del Vecchio Continente sulla crisi ucraina. È anche in un tentativo di guadagnare influenza che, ieri, la Germania ha auspicato che l’eventuale trilaterale tra Trump, Zelensky e Putin si tenga in Europa.