
Il leader ucraino, atteso oggi al Consiglio Ue, conferma la volontà di proseguire i colloqui bilaterali. La Cia: «Stop ad armamenti e intelligence». Resta però uno spiraglio: «Potrebbe essere revocato».Una schiarita nei rapporti tra Washington e Kiev. Usa e Ucraina hanno concordato di proseguire i colloqui bilaterali: la notizia è stata diffusa ieri sera dal capo di gabinetto di Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak, che ha rivelato di aver parlato al telefono con Michael Waltz, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. «Abbiamo anche scambiato opinioni su questioni di sicurezza», ha scritto Yermak su X, «e sull’allineamento delle posizioni nel quadro delle relazioni bilaterali Ucraina-Stati Uniti, e abbiamo programmato un incontro dei nostri team nel prossimo futuro per continuare questo importante lavoro». Yermak ha aggiunto di aver discusso con Waltz «i prossimi passi verso una pace giusta e duratura». «I team ucraino e americano hanno iniziato a lavorare a un incontro imminente», ha confermato subito dopo Zelensky. «Andriy Yermak e Mike Waltz hanno avuto dei colloqui e stiamo assistendo a uno slancio in avanti. C’è stato un movimento positivo. Speriamo», ha aggiunto Zelensky, «di vedere i primi risultati la prossima settimana». Zelensky, che oggi parteciperà a Bruxelles al Consiglio europeo straordinario, ha cercato per giorni di riconquistare la fiducia di Trump e dell’amministrazione americana dopo la lite di venerdì scorso. Ieri mattina da Kiev è arrivata la precisazione rispetto a quanto affermato da Trump nel suo discorso al Congresso: «Ho ricevuto un’importante lettera dal presidente ucraino Zelensky», ha scandito il presidente degli Stati Uniti. In realtà non si tratta di una lettera: l’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti, Oksana Markarova, e il portavoce di Zelensky, Serhiy Nikiforov, hanno spiegato che Trump si riferiva al post sul social network pubblicato dal leader ucraino la sera prima. La sostanza non cambia: Zelensky sta facendo di tutto per recuperare il rapporto con il tycoon. Il presidente ucraino ieri ha sentito al telefono il quasi ex cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e in merito ha pubblicato un post sui social: «Facciamo affidamento sull’unità dell’Europa attorno all’Ucraina», ha scritto Zelensky, «e ci stiamo impegnando per questo. Vogliamo tutti un futuro sicuro. Non un cessate il fuoco temporaneo, ma la fine della guerra una volta per tutte. Con i nostri sforzi coordinati e la leadership degli Stati Uniti, questo è del tutto realizzabile». Scholz ha rafforzato la captatio benevolentiae di Zelensky: «Il cancelliere federale si rallegra della disponibilità del presidente ucraino ad avviare al più presto delle trattative», ha commentato il portavoce del governo tedesco Steffen Hebestreit, «entrambi hanno convenuto sul ruolo guida del presidente americano, Donald Trump, soprattutto per definire un approccio rapido per una tregua e una pace stabile». «Stiamo preparando un piano per muovere i primi passi verso una pace giusta e sostenibile», ha scritto Zelensky su Telegram dopo aver parlato con il premier sloveno, Robert Golob, «ci stiamo lavorando rapidamente. Sarà pronto presto. L’Europa», ha aggiunto Zelensky, «ha una visione comune per porre fine alla guerra e garantire la sicurezza. Dovrebbe essere al tavolo dei futuri negoziati insieme all’Ucraina e agli Stati Uniti».La Cnn ha riferito che, subito dopo la lite di venerdì scorso, funzionari di alto livello dell’amministrazione americana, tra i quali l’inviato speciale di Trump per la Russia e l’Ucraina, Keith Kellogg, hanno parlato riservatamente con Zelensky invitando lui e il suo staff a fare immediatamente e pubblicamente retromarcia, prima del discorso di Trump al Congresso, «suggerimento» accolto dal leader ucraino, che ha subito scritto sui social di essere pronto a riprendere il negoziato. Ieri il direttore della Cia, John Ratcliff, ha confermato a Fox Business che gli Stati Uniti hanno sospeso l’invio di armi e la condivisione con l’Ucraina delle informazioni raccolte dai servizi segreti. Ratcliffe ha però manifestato ottimismo sull’ipotesi di una revoca dello stop: «Il presidente Trump», ha spiegato, «aveva un dubbio reale sul fatto che il presidente Zelensky fosse impegnato nel processo di pace e ha detto fermiamoci. Trump ha dato a Zelensky la possibilità di pensarci e avete visto la risposta che il presidente Zelensky ha dato. Penso che la pausa sarà revocata», ha aggiunto il direttore della Cia, «e che lavoreremo spalla a spalla con l’Ucraina». Ieri c’è stato un altro cortocircuito sull’asse Londra-Parigi: dopo la tregua di un mese, il «piano» anglofrancese annunciato da Emmanuel Macron è stato smentito dopo poche ore dai britannici. La portavoce del governo di Parigi, Sophie Primas, ieri ha detto che lo stesso Macron stava «considerando» di accompagnare Zelensky a Washington insieme a Keir Starmer, leader inglese. Un’ipotesi francamente bizzarra, quella dello scolaretto che va a chiedere scusa al professore accompagnato dai genitori. Un viaggetto che sarebbe dovuto avvenire «a breve». A breve, anzi a brevissimo, è però arrivata l’autosmentita dell’Eliseo, che ha fatto sapere che non ci sarebbe stata nessuna missione negli Usa con Starmer e Zelensky. A Washington invece è a volato ieri il ministro alla Difesa britannico, John Healey, riferisce Nova, per discutere con il suo omologo statunitense, Pete Hegseth, i parametri del piano di pace europeo per l’Ucraina. Tra i pilastri dell’accordo, l’intesa sui minerali tra Washington e Kiev. Il piano, secondo il Financial Times, prevede inoltre un cessate il fuoco iniziale per fermare gli attacchi via mare e via aria, con la prospettiva di schierare truppe europee per garantire un cessate il fuoco totale. Healey cercherà di convincere gli Usa a fornire un sostegno militare, indispensabile secondo Francia e Gran Bretagna.
Donald Trump (Ansa)
L’emittente britannica insulta l’intelligenza del pubblico sostenendo che ha taroccato il discorso di Donald «senza malizia». Infatti si scusa ma respinge la richiesta di risarcimento per diffamazione. Nigel Farage: «Ora saremo noi a dover controllare loro».
«Involontariamente». Il numero uno della centenaria Bbc si aggrappa a un avverbio per non precipitare dall’ottavo piano della Broadcasting House di Londra con il peso di un miliardo di dollari sulle spalle, come da richiesta di risarcimento da parte di Donald Trump. «Unintentionally» è la parolina-paracadute consigliata dalla batteria di legali al presidente Samir Shah, 73 anni di origine indiana, nel tentativo di aiutarlo a ritrovare il sonno e a togliersi dall’angolo dopo lo scandalo del «taglia-e-cuce». Un crollo di credibilità per la storica emittente pubblica, piazzata nel quartiere di Westminster per controllare il potere ma finita nella battutaccia di Nigel Farage: «Ora saremo noi a dover controllare loro».
Sanae Takaichi (Ansa)
Scintille per Taiwan. Il premier giapponese rivendica pace e stabilità nell’isola: «In caso di attacco, reagiremo». Ira del governo cinese: convocato l’ambasciatore.
La tensione tra Cina e Giappone è tornata a livelli di allerta dopo una settimana segnata da scambi durissimi, affondi retorici e richiami diplomatici incrociati. Pechino ha infatti avvertito Tokyo del rischio di una «sconfitta militare devastante» qualora il governo giapponese decidesse di intervenire con la forza nella crisi di Taiwan, accompagnando il monito con un invito ufficiale ai cittadini cinesi a evitare viaggi in Giappone «nel prossimo futuro».
Donald Trump (Getty Images)
Washington avvia l’operazione «Lancia del Sud» contro i traffici di droga: portaerei nel mar dei Caraibi. Maduro: «No ad altre guerre». Trump insiste per riaffermare il dominio nella regione scacciando Pechino.
Donald Trump è sempre più intenzionato a rilanciare la Dottrina Monroe: il presidente americano punta infatti ad arginare l’influenza della Cina sull’Emisfero occidentale. È dunque anche in quest’ottica che, l’altro ieri, il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha annunciato un’operazione militare che riguarderà l’America Latina. «Il presidente Trump ha ordinato l’azione e il Dipartimento della Guerra sta dando seguito alle sue richieste. Oggi annuncio l’operazione Lancia del Sud», ha dichiarato.
Giuseppe Culicchia (Getty Images). Nel riquadro il suo libro Uccidere un fascista. Sergio Ramelli, una vita spezzata dall’odio pubblicato da Mondadori
Comunicati fotocopia contro la presentazione del saggio di Culicchia. E il ragazzo ucciso? «Strumentalizzazioni».
Passano gli anni ma l’odio sembra non passare mai. Un tempo ragazzi come Sergio Ramelli venivano ammazzati sotto casa a colpi di chiave inglese. Oggi invece la violenza si rivolge contro chi di Sergio osa parlare. È una violenza meno palese, se volete meno brutale. Non uccide però infama, disumanizza, minaccia e punta a intimidire. E gode, proprio come quella antica, di sponde politiche e «presentabili». Lunedì 24 novembre nella Biblioteca Comunale di Susa è programmata la presentazione di un bellissimo libro di Giuseppe Culicchia, scrittore italiano che negli ultimi anni ha intrapreso una strada davvero coraggiosa e suggestiva.






