Zelensky dal Papa e da Mattarella. E Ursula fa un assist alla Meloni
- Leone XIV propone ancora il Vaticano come sede dei negoziati. Oggi conferenza per la ricostruzione a Roma senza Starmer e Macron, ma con la Von der Leyen. Segno che a Bruxelles il peso dell’Italia è aumentato.
- Massicci bombardamenti nell’Ovest ucraino. Il Cremlino sulle invettive del tycoon: «È il suo stile, siamo tranquilli». E conferma il terzo round dei colloqui di pace.
Lo speciale contiene due articoli.
Si apre oggi a Roma, presso il Centro Congressi «La Nuvola», l’edizione di quest’anno della la Ukraine Recovery Conference, il più importante appuntamento internazionale dedicato alla ripresa e alla ricostruzione dell’Ucraina: circa 5.000 i partecipanti, 100 delegazioni ufficiali e 40 organizzazioni internazionali, 2.000 rappresentanti di aziende tra i quali circa 500 italiani e 500 ucraini, centinaia di esponenti delle autonomie locali e della società civile. L’evento è co-organizzato dall’Italia e dall’Ucraina, ed è (purtroppo, considerato che è collegato alla guerra) alla quarta edizione dopo quelle di Lugano nel 2022, di Londra nel 2023 e di Berlino nel 2024.
Il premier Giorgia Meloni accoglierà i leader, tra i quali il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il leader polacco Donald Tusk e il presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. La delegazione Usa sarà guidata da Keith Kellogg, inviato speciale per l’Ucraina. La presenza di Ursula è stata in dubbio fino all’ultimo, ma la decisione del presidente della Commissione di essere a Roma (dove non ci saranno, tra gli altri, i leader di Francia e Gran Bretagna, Emmanuel Macron e Keir Starmer, che si collegheranno da remoto per la riunione dei «volenterosi», a cui gli Usa parteciperanno per la prima volta con Kellogg) ha un evidente significato politico: uscita azzoppatissima dalla mozione di sfiducia presentata nei suoi confronti al Parlamento europeo, Ursula ha contratto un altro debito politico con la nostra premier, l’ennesimo, poiché Fratelli d’Italia voterà contro la mozione, a differenza dei romeni di Aur e dei polacchi di Diritto e giustizia, che fanno parte di Ecr, lo stesso gruppo del partito della Meloni. Il voto favorevole di Fdi è motivato, da un lato, dal fatto che se cadesse la Commissione se ne andrebbe a casa pure Raffaele Fitto; dall’altro, dalla volontà della Meloni di essere sempre più indispensabile per una Commissione che, nel bene o nel male, è destinata a governare per cinque anni, e all’interno della quale è bene essere sempre più determinanti.
I lavori della Conferenza inizieranno oggi, ma ieri c’è stato un ricchissimo «antipasto»: Zelensky infatti è arrivato a Roma in tarda mattinata e ha incontrato il Santo Padre Leone XIV e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Due colloqui, è persino banale sottolinearlo, di enorme rilievo, che hanno confortato il leader ucraino, già ringalluzzito dagli insulti riservati da Donald Trump a Vladimir Putin e dalla garanzia che gli Usa continueranno a fornire armi a Kiev. Leone XIV ha accolto personalmente Zelensky a Castel Gandolfo, e con lui «si è intrattenuto», recita un comunicato della Santa Sede, «sul conflitto in corso e sull’urgenza di percorsi di pace giusti e duraturi. Nel corso del cordiale colloquio, si è ribadita l’importanza del dialogo come via privilegiata per porre fine alle ostilità. Il Santo Padre ha espresso dolore per le vittime e rinnovato la propria preghiera e vicinanza al popolo ucraino, incoraggiando ogni sforzo volto alla liberazione dei prigionieri e alla ricerca di soluzioni condivise. Il Papa», precisa la nota, «ha riaffermato la disponibilità ad accogliere in Vaticano i rappresentanti di Russia e Ucraina per i negoziati». L’offerta del Vaticano di ospitare i colloquio era già stata ufficializzata, ma Putin non ne vuole sapere: «Grati per l’incontro», ha scritto Zelensky su Telegram, «e la conversazione molto approfondita con papa Leone XIV. Apprezziamo tutto il sostegno e ogni preghiera per la pace in Ucraina. La proposta di incontri in Vaticano per fermare l’aggressione russa e raggiungere una pace stabile, duratura e autentica rimane aperta e pienamente possibile. Per ora, solo Mosca sta respingendo questa proposta, così come tutte le altre proposte di pace». Zelensky ha invitato il Santo Padre a Kiev.
Cordialissimo anche l’incontro con Mattarella, da sempre schierato al fianco di Kiev senza tentennamenti. «Auspico che si aprano presto i negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nella Ue», ha detto il capo dello Stato a Zelensky, aggiungendo che «come ha affermato la dichiarazione del vertice Nato, la sicurezza ucraina si identifica con la sicurezza europea, contro chi vorrebbe tornare a una concezione di predominio dei rapporti tra gli Stati, facendoci fare un salto all’indietro di quasi un secolo. È un piacere incontrarla nuovamente», ha detto ancora Mattarella a Zelensky, «per ribadire la grande amicizia che lega l’Italia all’Ucraina e il pieno sostegno del nostro Paese all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, con la vicinanza più intensa e concreta». Zelensky ha risposto ringraziando «l’Italia per questa possibilità, per il nostro incontro, per le vostre parole di sostegno alla nostra integrità territoriale, alla sovranità dell’Ucraina, per il sostegno al nostro popolo. Voglio ringraziare per il supporto tutto il popolo italiano e il primo ministro Meloni nonché lei, signor presidente, per aver riconosciuto con fermezza che questa guerra scatenata da Putin è un grande male». A quanto apprende La Verità, nel corso del colloquio con Mattarella, Zelensky avrebbe insistito molto sulla necessità di inasprire le sanzioni economiche nei confronti della Russia, in quanto Putin paga molto bene i suoi soldati e quindi l’aspetto economico è fondamentale per poter contrastare Mosca.
Risposta di Mosca a Trump: più raid
I cieli ucraini sono stati invasi dal più grande raid russo dall’inizio della guerra: 728 droni e 13 missili sono stati lanciati dai soldati di Mosca soprattutto nella parte occidentale dell’Ucraina. Mentre dall’altra parte della barricata, il ministro della Difesa russo ha comunicato che sono stati neutralizzati 86 droni lanciati da Kiev. Immediata è stata la reazione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha sottolineato: «Questa è un’ulteriore prova della necessità di sanzioni dolorose contro il petrolio che ha alimentato la macchina da guerra di Mosca con denaro per oltre tre anni di guerra». E nel Donetsk si contano almeno otto morti a seguito di due bombardamenti. D’altro canto, il ministero della Difesa russo ha fatto sapere che i target di Mosca sono stati gli aeroporti militari, colpiti anche con i missili ipersonici Kinzhal. Nel Kursk invece sono tre le persone uccide dopo un raid ucraino sulla spiaggia di Gorodskoy.
Allontanandoci dal teatro di guerra, continua a tenere banco l’invio delle armi di difesa americane all’Ucraina in gran parte dei media americani. Secondo la Cnn, il segretario alla Difesa statunitense, Pete Hegseth, prima di autorizzare lo stop di armi a Kiev una settimana fa non avrebbe coinvolto la Casa Bianca. Mentre il Wall Street Journal ha reso noto che il presidente americano, Donald Trump, starebbe pensando di tornare a fornire i Patriot ieri ha detto: «Valuteremo, sono molto costosi»), pur prendendo anche in considerazione la possibilità che questi sistemi di difesa siano messi a disposizione da altri Paesi. Riguardo alle minacciate sanzioni contro la Russia, sempre stando a quanto comunicato dal quotidiano americano, pare che il disegno di legge avanzato dal senatore Lindsey Graham non consenta ampi spazi di manovra al tycoon, motivo per cui è in atto una collaborazione con i parlamentari. Ieri i leader repubblicani al Congresso hanno affermato di essere «pronti a nuove sanzioni».
Nel frattempo, l’invettiva di Trump contro l’omologo russo, Vladimir Putin, sembra non preoccupare affatto il Cremlino. Il suo portavoce, Dmitry Peskov, ha infatti dichiarato che Mosca «è tranquilla riguardo alle dure critiche» del tycoon, visto anche che è noto per avere «uno stile piuttosto duro». Non stupisce quindi che sempre Peskov abbia detto che si aspetta di ricucire il rapporto con Washington, auspicando anche che The Donald «prosegua gli sforzi per portare il processo di accordi sull’Ucraina su un binario politico e diplomatico». E ha aggiunto che il terzo round di colloqui con Kiev ci sarà. Sempre placata è stata la reazione russa dopo le indiscrezioni trapelate dalla Cnn, secondo cui Trump nel 2024 avrebbe avvertito di «bombardare Mosca a tappeto» per dissuadere Putin dal continuare gli attacchi: Peskov non esclude che si tratti di una «fake news». Ma oltre alle relazioni diplomatiche, il portavoce ha anche chiarito che sul fronte di guerra i soldati russi «stanno creando apposite zone cuscinetto per garantire la sicurezza» delle «regioni» russe. Proseguono intanto gli stretti rapporti bilaterali tra la Mosca e Pyongyang: il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov arriverà nel Paese alleato domani, per poi proseguire il viaggio in Cina il 14 luglio.
A Bruxelles invece continua a subire intoppi il diciottesimo pacchetto di sanzioni dirette contro la Russia. A ostacolarlo è sempre la Slovacchia nonostante si siano registrate consultazioni «buone e produttive» con la Commissione Ue. Ha invece ricevuto il via libera dal Parlamento europeo l’invio a Kiev dei missili tedeschi Taurus. Proprio il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha ribadito ieri di voler «rafforzare la difesa aerea ucraina». La «minaccia russa» ha portato nel frattempo la Lituania e la Finlandia ad avviare la produzione di mine antiuomo il prossimo anno. Il primo step è già stato fatto visto che hanno annunciato l’intenzione di ritirarsi dalla convenzione di Ottawa.




