2020-07-05
Zaia segnala in Procura il paziente 0: «Nessun lockdown nel Veneto»
Luca Zaia (Massimo Bertolini/NurPhoto via Getty Images)
Dopo aver ipotizzato il Tso per chi viola l'isolamento, il governatore leghista getta acqua sul fuoco. Crescono i contagi a causa dei cluster in Emilia Romagna e Toscana. Enrico Rossi prepara nuova ordinanza.L'«incosciente zero» è davvero da internare? Dopo aver guadagnato trasversale e ampio plauso nella battaglia al virus, il governatore del Veneto, Luca Zaia, scopre un focolaio importato dalla Serbia. E, soprattutto, l'avventatezza di uno dei contagiati. Dunque? Tso per chi riduce consapevolmente le regole a burletta, derubricando pandemia letale a colpetto d'aria. Ma il crinale resta scivoloso: chi rifiuta le cure merita carcere e trattamento sanitario obbligatorio, come invocato dal doge veneto? Nel frattempo, Zaia ha comunque segnalato l'improvvido imprenditore di Sossano alla procura di Vicenza, per valutare eventuali profili di colpevolezza: l'uomo, pur sapendo di essere positivo, avrebbe diffuso il contagio vivendo tra gli altri come nulla fosse. Ora è in terapia intensiva, in gravi condizioni. Invece, informa il governatore, «è deceduto il contatto zero, ovvero il cittadino serbo che ha infettato i quattro veneti rientrati da quel paese a Vicenza». Calibrati gli iniziali allarmismi, Zaia ieri ha però circoscritto il problema: «Il Veneto non ha ripreso l'onda dei contagi. Il virus ce lo siamo andati a prendere in Serbia e ce lo siamo portati a casa. Stiamo parlando di cinque positivi, di un focolaio importato dall'estero». Il presidente leghista ha spiegato: «La nostra sanità ha funzionato. Siamo andati a rintracciare tutti i contatti stretti, che hanno portato alle 52 persone in isolamento fiduciario. Vedo che c'è una sorta di volontà a livello nazionale che non è tanto coerente con quanto accaduto. Io non ho parlato di restrizioni rispetto alla libertà dei cittadini, non faremo lockdown o altre menate, qualcuno si diverte a dare fake news». Poi, è ritornato sul tema di eventuali sanzioni per quelli che non rispettano la quarantena o, ancora peggio, rifiutano il ricovero: «La Regione non ha tanti poteri per l'utilizzo del Tso o l'introduzione del penale». Del tema annuncia di aver parlato anche con il ministro della Salute, Roberto Speranza: «Mi ha telefonato e ha concordato che il provvedimento del trattamento sanitario obbligatorio va utilizzato in casi estremi. Il piano di sanità pubblica, infatti, prevede che chi è infetto non può andarsene in giro tranquillamente».Zaia, però, non è certo un temporeggiatore. Così, annuncia per lunedì una nuova ordinanza: «Bisogna dare più potere ai sanitari per gli isolamenti fiduciari. O, peggio ancora, per il ricovero di persone affette da coronavirus». Dettaglia: «Se il positivo esce di casa può prendersi fino a 18 mesi di reclusione e 5.000 euro di multa. Per chi non è positivo ma è in isolamento, la multa massima è invece di 1.000 euro». E il controverso Tso? «Nelle epidemie, si può effettuare in casi particolari» informa. «Nel caso del paziente che non vuole stare in ospedale, in teoria dovremmo farlo con il permesso del sindaco» aggiunge. A mali estremi, estremissimi rimedi. «Tutti noi qui in Veneto viviamo della pagnotta» ragiona. «Non possiamo mettere a ferro a fuoco i nostri operatori e le nostre aziende, facendo passare l'idea, a livello nazionale, che qui è tornato il Vietnam sanitario. Non possiamo proprio permettercelo. Siamo a contagio praticamente zero, secondo i dati. Anche perché sono stati effettuati 1.001.885 tamponi».Il suo scorno è comprensibile. L'antidoto Veneto al virus è stato decantato perfino dagli avversari, sempre lestissimi all'urticante antinomia con la Lombardia, altra Regione a guida leghista ma per la vulgata assai meno lesta ed efficace. I test a tappeto sugli asintomatici di Vo Euganeo, primo focolaio assieme a Codogno, diventano salvifici. Da quel momento, è un crescendo di osanna. Comprensibile che, adesso, Zaia s'infuri per la pericolosa incoscienza del corregionale. Il focolaio, pur se minimizzato, fa ancora paura. E, comunque, continua a lasciar basiti la massiccia dose di irresponsabilità. L'«incosciente zero» è, appunto, un imprenditore del vicentino. Il 25 giugno torna dalla Serbia, dove è stato per affari, nella sua Sossano. Assieme a lui, ci sono alcuni colleghi. L'uomo si sente subito poco bene. Ci passa sopra. Anzi: il giorno dopo i primi sintomi, va persino al lavoro senza remore. Ha contatti con diverse persone. Partecipa perfino a una festa di compleanno. Il 28 giugno, però, peggiora. Raggiunge il pronto soccorso di Noventa Vicentina: tampone positivo. Gli propongono il ricovero, ma lui rifiuta. Solo qualche giorno più tardi viene praticamente obbligato a entrare in ospedale, sia dalle autorità sanitarie che dal sindaco del paese. C'è un'aggravante. Gli altri quattro veneti, che hanno viaggiato insieme all'imprenditore nella stessa auto rientrata dalla Serbia, non avevano neppure la mascherina. E, proprio ieri, nel Paese balcanico è stato decretato il lockdown. Ad annunciare nuovi provvedimenti, ieri si è aggiunto il presidente della Toscana, Enrico Rossi «perché nelle ultime due settimane sono stati registrati tre cluster familiari: sono 18 persone, straniere, che rappresentano più del 40% dei nuovi casi». Nell'ordinanza, Rossi evidenzierà che i sindaci prendano provvedimenti «per eliminare eventuali sovraffollamenti con l'utilizzo dell'albergo sanitario». E inoltre «quando si riscontrano casi di contagi all'interno di comunità di immigrati deve essere predisposta una adeguata iniziativa al fine di accrescere il numero dei test». A destare preoccupazione si è aggiunto anche il focolaio emerso in una azienda agricola nelle campagne a Nord di Ravenna, con 13 braccianti agricoli contagiati, tutti originari del Bangladesh.I nuovi cluster hanno inciso sui dati della Protezione civile: quelli forniti ieri indicano 235 nuovi positivi, di questi, 95 sono in Lombardia, il 40,4% del totale in Italia. Le vittime sono state 21, in aumento rispetto alle 15 del giorno precedente.
Jose Mourinho (Getty Images)