2024-12-08
Altro delirio woke in Uk: stop agli 007 bianchi
Il quartier generale dell'MI5 a Londra (Ansa)
Mentre altrove l’ideologia estremista frena, a Londra impazza: i tirocini nei servizi segreti saranno riservati solo a giovani asiatici, neri o «misti», e di umili condizioni. Un diktat surreale che, oltre a discriminare chi ha radici inglesi, mina la sicurezza del Paese.Vanno bene tutti tranne James Bond. Se non fosse vera, la notizia sarebbe la rappresentazione plastica dello humour britannico: i servizi segreti inglesi (MI5, MI6 e controspionaggio) hanno deciso di lanciare un programma di stage retribuiti per inserire forze giovani nel magico mondo delle spie. Ma in nome della dittatura woke, al ministero della Difesa hanno stabilito che i candidati non possono essere bianchi e di ceto medio-alto, con famiglie di tradizione british alle spalle. L’identikit del nuovo agente segreto dovrà rispondere ad altri parametri e, come scrive il Daily Telegraph, saranno ammessi solo «neri, asiatici, di origine mista o di una minoranza etnica»; si fa l’esempio dei rom. Dopo la Jaguar in salsa Lgbtq, la demolizione dell’old style continua.Il programma estivo di 10-11 settimane si chiama «stage di intelligence» e promette un percorso luminoso annunciando «i primi passi verso un’entusiasmante carriera a tempo pieno» di tutti i pretendenti, tranne che degli inglesi con la pelle bianca e quell’inflessione da Regent Street nella pronuncia. A questi ultimi - intima la brochure - sarà vietato fare domanda. Perché «dobbiamo aumentare la diversità tra i nostri ranghi». Al massimo sarà accettato qualche irlandese o scozzese, ma con una precondizione: il nonno deve essere stato povero in canna e il papà «socialmente svantaggiato». A questo proposito, l’elenco degli ammissibili contiene figli di operai, elettricisti, impiegati postali, contadini, camionisti ma tassativamente esclude boys and girls di medici, avvocati, architetti, imprenditori e gentaglia simile. Niente autoctoni, please. Mentre loro rosicano, pakistani, polacchi, lituani, giapponesi e qatarioti formeranno le squadre dei nuovi 007 nel tirocinio più pazzo di sua maestà, con la promessa che non verranno utilizzati per fare le fotocopie ma «avranno l’opportunità di ottenere un accesso unico alle nostre operazioni, acquisire esperienza e dare contributi chiave a progetti reali». Proprio perché la realtà supera la fantasia che al cinema prevede uno Stavro Blofeld intersexual, a Vauxhall Cross (sede storica dell’MI6) cercasi Moneypenny con il chador.Mentre nel mondo occidentale il fanatismo radicale rallenta con stridore di freni dopo l’elezione di Donald Trump, l’Inghilterra di Keir Starmer a trazione labour tira dritto. Mentre a livello culturale, finanziario e perfino di marketing si nota una ritirata strategica in nome della sobrietà e del realismo (gli spot forzatamente inclusivi respingono i clienti), oltre la Manica la nebbia dell’Affirmative action purchessia continua a produrre mostri ideologici e razzismo al contrario. In un simile scenario l’Inghilterra che vieta ai calciatori di fare il segno della croce entrando in campo; l’Inghilterra che demonizza perfino la fotografia d’arte degli anni thatcheriani perché «sessista e colonialista», è diventata l’ultimo, buffo bastione del marxismo culturale. La stessa malattia infantile di chi impedisce agli addetti di pulire dal guano dei piccioni la statua di Winston Churchill davanti a Westminster.Il paradosso turbo-progressista dell’esclusione degli inglesi da una delle istituzioni più inglesi della storia sta facendo discutere parecchio. Il ministro ombra degli Interni, il conservatore Chris Philp, ha chiesto che il programma venga tagliato. «Questa è una politica apertamente razzista» ha detto al Telegraph, «e dovrebbe essere immediatamente interrotta». I tories temono che escludere chi ha radici inglesi dal reclutamento possa indebolire proprio la sicurezza che quelle agenzie devono garantire. Travolto dalle polemiche, il segretario alla Difesa John Healey è stato costretto ad ammettere: «Nonostante le migliori intenzioni sono stati commessi alcuni errori». Come a Dunkirk.La politica woke assurge a Londra al suo massimo grado di eccentricità proprio quando è in ritirata là dove nacque. In molti college degli Stati Uniti stanno chiudendo per fallimento o per mancanza di sovvenzioni i programmi Dei (diversity, equity, inclusion), contenitori ideologici in voga nell’ultimo quinquennio diventati fortini del pensiero unico dem. Nate nel 2020 durante le proteste del Black Lives Matter, queste associazioni culturali studentesche si sono presto trasformate in cellule di indottrinamento e di lotta contro gruppi non omologati a sinistra. Il Texas, l’Iowa, lo Utah hanno vietato l’apertura di nuovi uffici, l’Alabama e il Michigan li hanno limitati. Il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha tagliato i fondi pubblici dicendo: «Se si guarda al modo in cui è stato implementato, il programma Dei è una difesa della discriminazione, dell’esclusione e dell’indottrinamento». Tutto questo mentre in una London mai così swinging, il James Bond bianco appende la bombetta al chiodo. Al posto del Martini, «per favore un tè verde, agitato non mescolato». Il problema sarà armonizzare l’oliva.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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