2025-02-14
«Win or Lose», la nuova serie animata targata Disney
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La serie televisiva, in arrivo su Disney+ il 19 febbraio, non ha attori in carne ed ossa, ma protagonisti animati: uomini e donne, figlie di un disegno fatto a matita.L'animazione dedicata a un pubblico adulto non è più una novità, e nemmeno lo è l'animazione fruibile da un pubblico misto, in cui i più piccoli possano condividere con i genitori la visione di una stessa produzione. L'ultima, Win or Lose. La serie televisiva, in arrivo su Disney+ il 19 febbraio, non ha attori in carne ed ossa, ma protagonisti animati: uomini e donne, figlie di un disegno fatto a matita. Un fatto, questo, che in nessun modo dovrebbe dare adito a sillogismi semplici quanto fallaci, costruiti sulla credenza che ad un racconto animato debba per forza corrispondere l'ingenua leggerezza delle storie per bambini. Win or Lose non è semplice né superficiale. Soprattutto, non è improntata al meccanismo che, nei tempi passati, ha portato la Disney ad edulcorare la realtà. Lo show, come ha provato a spiegare Michael Yates, sceneggiatore e regista insieme a Carrie Hobson, è nato, infatti, dall'osservazione super partes di quel che accade su base quotidiana all'interno della Pixar. «Io e Carrie lavoravamo insieme a Toy Story 4, quando ci siamo resi conto di come spesso avessimo reazioni o interpretazioni diverse di una stessa riunione. Cosa, questa, che ci ha fatto capire come le esperienze che viviamo possano cambiare la nostra percezione di un medesimo evento», ha detto Yates, che di quell'epifania ha fatto la premessa di Win or Lose. Non c'è Toy Story, nella serie Disney, né ci sono riunioni o scambi di opinioni su fatti che possano vertere attorno alla dimensione professionale. C'è, invece, una squadra di softball giovanile, alle prese con la gestione emotiva della settimana precedente un match decisivo, il più importante dell'intera stagione sportiva. I protagonisti, nell'economia del racconto, sono otto, sedici occhi intenti a guardare uno stesso momento. Sono atleti, in parte, alcuni genitori di questi, un arbitro.Gli episodi sono otto, ciascuno dedicato a un ometto disegnato e alle paure che lo permeano, ai dubbi, alle fragilità. In soldoni, al modo personalissimo e peculiare che ognuno di questi ha di affrontare la competizione. «Lo sport può tirare fuori il meglio e, al contempo, il peggio delle persone. Allo stesso modo, credo che le conseguenze derivanti dal vincere o dal perdere possano sembrare tutto e niente a seconda di chi si trovi a viverle», ha aggiunto la Hobson. Win or Lose, dunque, dovrebbe proseguire quel lavoro semi-spirituale, riflessivo, che la Disney ha intrapreso con Inside Out. Non sono più i fatti, ma la loro interpretazione a contare: è la soggettività, il particolare che resta tale senza bisogno di aspirare o elevarsi sempre all'universale. I piani sono rovesciati. Non ci sono eroi, principesse, archetipi e stereotipi. Solo, l'ordinaria normalità dell'esistenza, celebrata in quanto tale, esaltata anche e soprattutto per la sua imperfezione.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.