2023-07-23
Voto in Spagna, l’Ue trema: Popolari avanti
Per i sondaggi il leader socialista Pedro Sánchez è indietro rispetto a Alberto Núñez Feijóo, numero uno del Pp. In crescita anche la destra di Vox. Un ribaltone a Madrid, che ha la presidenza dell’Unione, sarebbe un segnale forte in vista delle elezioni a Bruxelles nel 2024.Oggi sono chiamati alle urne oltre 37 milioni di spagnoli, per eleggere i loro rappresentanti nei prossimi quattro anni. Si potrà votare dalle 9 del mattino alle 20 di questa sera, quando inizierà lo spoglio delle schede e in serata sarà già noto chi avrà vinto queste politiche anticipate. L’attesa è grande, per l’esito di un 23-J (così viene indicato il giorno del voto) che potrebbe sancire il tramonto dell’attuale leader del Psoe, Pedro Sánchez, segnando un’ulteriore affermazione del Partito popolare e della destra di Vox, che assieme a partiti locali potrebbero ottenere la maggioranza di 176 seggi del Congresso e ottenere la fiducia al primo turno. Secondo gli ultimi sondaggi dei principali istituti di ricerca, che si sono fermati il 16 luglio, il leader del Pp e candidato alla presidenza del governo, Alberto Núñez Feijóo, otterrebbe tra il 32,9% e il 37% dei voti e avrebbe il maggior numero di rappresentanti. In seconda posizione si collocherebbe il Psoe, con una percentuale variabile dal 26,6% al 37%. Al terzo posto, secondo due istituti ci sarebbe Vox con percentuali oscillanti tra l’11,9% e il 13,1%, mentre un altro sondaggio colloca in terza posizione Sumar, con il 13,7% dei voti.Il ribaltone, ad opera del Pp, sarebbe quasi certo. Il disastroso risultato per il governo socialista alle amministrative e regionali del 28 maggio, quando la destra ha spazzato via quasi tutto il potere istituzionale socialista, avevano indotto il premier spagnolo ad anticipare le elezioni politiche sperando di salvare il salvabile. E se alla presidenza di turno della Ue, inaugurata da Sánchez il 1 luglio, subentrasse il leader del Partito popolare, Feijóo, a meno di un anno dalle elezioni europee del 2024 l’avvicendamento sarebbe un altro forte segnale di spostamento verso il centro destra. Un cambio molto atteso da Giorgia Meloni, nel progetto di una grande alleanza fra il Partito popolare europeo e i Conservatori e riformisti europei (Ecr) che lei presiede, dopo i risultati elettorali in Finlandia e Svezia, e con la tenuta di Polonia e Ungheria.Malgrado le pressioni esercitate dalla Moncloa, l’ex leader del Psoe Felipe González è rimasto ai margini di questa competizione elettorale e si è rifiutato di chiedere il voto per Pedro Sánchez. Avrebbe potuto mobilitare molti elettori socialisti, che guardano con preoccupazione alle intese del premier con gli indipendentisti catalani di Esquerra Republicana. Sarebbe riuscito a persuaderli molto di più di quanto abbia fatto José Luis Rodríguez Zapatero, malgrado l’attivismo in campagna elettorale dell’ex segretario e primo ministro. González, molto critico nei confronti dei partner del governo Sánchez, durante l’ultimo intervento pubblico a inizio del mese ha detto: «Non possiamo abbandonare la nostra storia, perché questo significa abbandonare la nostra identità». L’attuale inquilino della Moncloa ha fatto il suo ultimo discorso a Getafe, una delle città più popolate della Comunità di Madrid. Si è detto certo: «Dimostreremo all’Europa che l’avanzata delle forze progressiste è iniziata in Spagna» e se verrà rieletto, le tre cose che intende fare subito sono rispondere al problema dei mutui, rendere gratuiti i mezzi pubblici per i minori di 24 anni e sancire per legge che il salario minimo sia il 60% del salario medio. Sánchez è riuscito a perfino promettere di togliere i pedaggi per l’utilizzo delle autostrade nel 2024, nonostante Bruxelles abbia spiegato giovedì scorso che il Recovery Plan proposto dalla Spagna prevedeva un impegno in tal senso. E ha garantito che non ci sarà alcun referendum di autodeterminazione in Catalogna, omettendo di dire che ha dovuto fare delle concessioni, fra cui l’indulto ai leader indipendentisti incarcerati per i fatti dell’ottobre 2017.Il leader del Pp, Feijóo, ha chiuso la sua campagna elettorale in due città ai lati opposti della Spagna. A Málaga (incurante dei 34 gradi che spaventerebbero i terroristi del clima), come riconoscimento della svolta storica che c’era stata a maggio in Andalusia, da sempre una roccaforte per i socialisti. Poche ore dopo era A Coruña, nella sua Galizia, dove ha lanciato un appello per un cambiamento «che sarà in meglio, perché ora abbiamo già il male». Ha ribadito di volere «abrogare il sanchismo» e si è appellato al voto utile perché ci sia un governo senza «intermediari». Santiago Abascal aveva scelto la Plaza de Colón, a Madrid, per chiudere la campagna elettorale. Una piazza dove si sono svolte le principali manifestazioni di Vox negli ultimi anni, in difesa della vita, della Costituzione e contro le politiche di Sánchez. Ha lanciato un appello alla mobilitazione massiccia e a «non dare per scontata la battaglia», sottolineando che questa è stata «la campagna più aggressiva, la più dura e probabilmente la più difficile che abbiamo affrontato». C’è attesa anche per il consenso che otterrà il secondo vicepresidente del governo e candidato di Sumar alla presidenza della Spagna, Yolanda Díaz. Ieri ha approfittato della giornata di riflessione per andare al cinema, a vedere il film Barbie. Intanto, si hanno i dati record del voto per corrispondenza, che era aperto fino alle 14 di venerdì. I voti depositati negli uffici postali da 2.471.935 spagnoli hanno rappresentato il 94,2% delle domande ammesse.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)