2020-05-26
Volkswagen paga per il dieselgate ma dovrà risarcire solo i tedeschi
Headquarter Volkswagen (Sean Gallup/Getty Images)
La Corte federale ha stabilito che la Casa rimborserà chi ha acquistato veicoli con sistemi di controllo delle emissioni manipolati. Un duro colpo per il gruppo di Wolfsburg. In vista aiuti di Stato da Angela Merkel.La corte di giustizia federale di Karlsruhe segna quella che viene già definita dalle associazioni tedesche dei consumatori una pietra miliare nella lunga battaglia legale sul dieselgate: Volkswagen dovrà risarcire i clienti che hanno acquistato le auto del gruppo nelle quali è stato falsificato il livello di emissioni di gas di scarico attraverso l'installazione di un software illegale. L'importo da pagare dipenderà dal chilometraggio dell'auto ed è destinato a fare scuola per le circa 60.000 cause già in ballo. L'importo da pagare agli automobilisti tedeschi che vogliono indietro i soldi dipenderà dal chilometraggio dell'auto, ha detto ieri la Corte con una sentenza che stabilisce un precedente importante per decine di migliaia di persone che hanno acquistato veicoli dotati di dispositivi in grado di imbrogliare sui test delle emissioni. Il verdetto, paragonabile a quelli della nostra Cassazione, è arrivato dopo l'esposto presentato da un cliente dello stato della Renania-Palatinato che chiedeva alla casa automobilista il rimborso completo di circa 31.500 euro per una Sharan usata acquistata nel 2014. In base ai 20.000 chilometri già segnati sul cruscotto, il tribunale regionale di Koblenza gli aveva riconosciuto 25.600 euro di risarcimento. I giudici di Karlsruhe hanno, dunque, confermato la sentenza di un tribunale di grado inferiore secondo cui il querelante può restituire la sua auto alla Volkswagen per ottenerne il rimborso, accettando però uno sconto sul prezzo di acquisto originale per il periodo in cui l'ha usata. La Cassazione tedesca fa così da apripista alle cause nei confronti di altre case automobilistiche che abbiano montato sistemi «illegali» di controllo delle emissioni sui propri veicoli. Dall'inizio dello scandalo sul dieselgate, cinque anni fa, Volkswagen ha trovato delle intese extragiudiziali con circa 235.000 clienti tedeschi per un ammontare di 750 milioni di euro. Il giudizio di ieri non avrà alcun impatto sulla class action chiusa in passato. Di certo, però, è un altro duro colpo per la casa di Wolfsburg che la scorsa settimana era riuscita a strappare una multa da «soli» 9 milioni di euro per porre fine al procedimento penale contro l'ad, Herbert Diess, e il presidente del consiglio di sorveglianza, Dieter Poetsch, accusati di non aver informato a tempo debito gli azionisti delle conseguenze dello scandalo sulle emissioni del 2015.Ancora non è chiaro quanto costerà il verdetto di Karlsruhe al gruppo che resta leader del mercato automobilistico tedesco con una quota di quasi il 20%. Ma una mano potrebbe arrivare da Berlino, seppur indirettamente: lo scorso 5 maggio il vertice tra i rappresentanti delle case automobilistiche, i sindacati ed esponenti del governo tedesco si è chiuso con la decisione di dare forma a un «gruppo di lavoro» che presenterà a giugno le proprie conclusioni sul tema degli aiuti di Stato al settore dell'auto, particolarmente colpito dalle crisi economica post Covid-19.Intanto, soltanto i clienti tedeschi riavranno parte dei soldi indietro visto che la Corte federale ha giurisdizione solo in Germania. In Italia e negli altri Paesi europei i procedimenti giudiziari proseguono, invece, a rilento. L'8 maggio del 2019 si è svolta l'ultima udienza (già rimandata il 9 dicembre 2018) relativa alla class action avviata da Altroconsumo. Il giudice, però, aveva chiesto di acquisire nuovo materiale. Bocce ferme quindi ancora per le oltre 76.000 adesioni che puntano a ottenere il risarcimento del 15% sul prezzo acquisto. Il governo italiano aveva avviato all'inizio del 2016, all'indomani del dieselgate, una campagna di analisi sulle auto in circolazione. Nel febbraio del 2017 l'allora ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, aveva scritto al ministero tedesco per chiedere conto delle irregolarità nelle emissioni di alcune auto Volkswagen. A quanto risultava dalle prove di laboratorio svolte dal Ministero italiano, ben tre modelli del gruppo tedesco, la Volkswagen Caddie, la Skoda Yeti e la Seat Ibiza, sarebbero infatti risultate fuori legge. Un mese dopo, a febbraio 2017, però, il Mit aveva pubblicato il report definitivo sulle prove di veicoli diesel condotte dopo lo scoppio dello scandalo dieselgate: le auto diesel vendute in Europa rispettavano i limiti alle emissioni inquinanti, ma solo nelle condizioni specifiche degli attuali test. In quasi tutte le altre condizioni, molte li superavano; alcune di esse, tra cui in particolare le auto dei gruppi Renault e Fca, «sforavano» in misura maggiore. Per quanto riguarda la presenza o meno di dispositivi per «frodare» i test, come quelli utilizzati dal gruppo tedesco, il report affermava che «sulla base dei risultati di prova ad oggi disponibili non siamo in grado di determinare la presenza di un dispositivo defeat device vietato».
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