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Automotive al verde nell’Europa del green. Volkswagen licenzia Elkann senza batterie
Sul cartello c'è scritto: «Per il futuro dei nostri bambini» (Getty)
Il colosso tedesco manderà a casa 35.000 lavoratori entro il 2035. Stellantis chiede pietà a Ursula von der Leyen. Salta la gigafactory di Termoli?

La politica green di Bruxelles continua a mietere vittime nell’industria dell’auto. In attesa del piano sul settore che sarà presentato dalla Commissione europea, il prossimo 10 dicembre, si allunga il bollettino dei caduti sotto i colpi della crisi. Da questo appuntamento non ci si attende uno stravolgimento delle scadenze per l’elettrificazione dell’industria dell’automotive, con la data ultima del 2035 ancora segnata sul calendario di Bruxelles e considerata incontestabile, ma alcuni aggiustamenti.

Il green serviva a pulire la coscienza tedesca
Ansa
Dieci anni fa scoppiò il Dieselgate, la truffa di Volkswagen sulle emissioni scoperta dagli statunitensi, già in guerra commerciale con Berlino. Per riprendersi, l’azienda puntò sull’elettrico e ottenne il sostegno di Ursula. Ma ad approfittarne sono stati i cinesi.
Pure Volkswagen punta sugli Usa per sfuggire ai dazi. La Bce ha paura e non taglia
Ansa
Il gruppo vuole diventare primo azionista dell’americana Rivian. Sempre più imprese investono negli States. Trattativa sul 15% in stallo: pagheremo le sbruffonate di Parigi.
Addio Renault, de Meo si dà al lusso. Vuol dire che l’auto Ue non ha futuro
Luca de Meo (Ansa)
L’ex Fiat e Volkswagen a maggio aveva lanciato l’allarme sul settore («Il 2025 sarà l’anno decisivo») e combatteva contro le vetture a batteria e gli input tedeschi. Ora ha accettato l’offerta per risollevare Gucci.
The Donald all’assalto del Dragone: «Sui dazi ha violato i nostri accordi»
Donald Trump (Ansa)
  • Il presidente Usa richiama Pechino all’intesa che sanciva 90 giorni di tregua. E Scott Bessent ammette: «Rapporti in stallo». La replica cinese: «L’America corregga la sua condotta». Washington cerca la sponda indiana.
  • Il numero uno di Volkswagen, Oliver Blume, apre alla Casa Bianca: «Pronti a investire negli Stati Uniti, in cambio di condizioni migliori». Una strategia per strappare tariffe più basse del 25%.

Lo speciale contiene due articoli

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