2025-01-24
Ma l’Ue continua a correre verso il muro
La Ribera conferma lo stop ai motori tradizionali e annuncia altri incentivi per le auto elettriche. La Von der Leyen lancia un forum internazionale pro transizione. Intanto Volkswagen dà l’allarme: «Nel 2025 le multe sulle emissioni ci costeranno 1,5 miliardi».Il Titanic ricevette sei avvisi di iceberg in prossimità della rotta, ma nonostante questo continuò a viaggiare a una velocità di circa 22 nodi, fino a quando le vedette ne avvistarono uno proprio di fronte. Non riuscendo a virare in tempo, la nave colpì di striscio la massa di ghiaccio. La fine è nota. Il Titanic è affondato. I vertici della Ue sembrano quelle vedette. Tirano dritto verso la transizione green a colpi di incentivi nonostante gli allarmi stiano suonando da mesi. Basta leggere l’intervista rilasciata al Financial Times dal vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Teresa Ribera, a margine dei lavori del World economic forum di Davos. Ribera ha confermato che la Commissione europea sta valutando l’introduzione di uno schema di sussidi europei per incrementare la domanda di veicoli elettrici in Europa e per contrastare l’avanzata dei gruppi cinesi. Poi ha precisato che a una settimana dall’avvio del dialogo strategico sull’automotive, i funzionari dell’Ue stanno ancora «definendo» le opzioni per un programma di incentivi. Lo schema - ha spiegato la responsabile per la transizione «giusta e competitiva» - è solo una «delle diverse misure» al vaglio dell’esecutivo Ue, che dovrebbero confluire nel piano strategico per il settore annunciato da Ursula von der Leyen. Le parole della Ribera seguono quelle del cancelliere tedesco Olaf Scholz che sempre a Davos ha parlato di un assenso di Bruxelles alla domanda di Berlino di armonizzare a livello europeo lo schema di sussidi. La Germania ha infatti abbandonato il proprio schema di aiuti nel 2023, causando un crollo delle vendite di veicoli elettrici. Il vicepresidente della Commissione ha, inoltre, ribadito l’importanza di mantenere la scadenza del 2035 per il divieto di vendita di nuove auto a combustione interna, evidenziando come «prevedibilità e chiarezza» siano essenziali per l’industria. Tuttavia, ha aperto alla «flessibilità sugli obiettivi annuali di vendita di veicoli elettrici e sulle multe che le case automobilistiche devono affrontare per non averli rispettati», parlando di un «confronto aperto» con le case automobilistiche. Intanto, Volkswagen stima che le multe dell’Europa per lo sforamento dei nuovi target sulle emissioni potrebbero costarle 1,5 miliardi nel 2025. La casa tedesca è il primo produttore europeo a fornire un numero preciso dell’impatto che possono avere le sanzioni a cui rischiano di andare incontro i costruttori europei. La previsione sui danni è stata fatta mercoledì da Rolf Woller, responsabile delle relazioni di Volkswagen con gli investitori, durante una conferenza telefonica con gli analisti. Il gruppo tedesco si aspetta anche che gli utili verranno erosi dall’aumento delle vendite di veicoli elettrici a scapito di modelli con motore a combustione, più redditizi. Gli avvisi di iceberg continuano ad arrivare, eppure i marconisti europei tirano dritto. Ieri il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, dal palco di Davos, ha anche lanciato il Global energy transition forum, che racchiude Paesi come Brasile, Sudafrica, Canada, Emirati Arabi Uniti e Gran Bretagna. «Abbiamo bisogno di buone notizie in questi tempi, e la buona notizia è che il mondo va più veloce che mai nella storia verso l’energia pulita. Nel 2024 il mondo ha investito 2.000 miliardi» in rinnovabili, ha detto sottolineando che l’iniziativa «aprirà a nuovi investimenti». «È evidente, la transizione verde è in atto», ha detto il capitano della nave. Nel frattempo, però, il Ppe continua a indicare una rotta sulla decarbonizzazione diversa da quella tracciata da Ursula, posizionandosi diversamente dai socialisti e dalla stessa Von der Leyen. Che non deve preoccuparsi solo di Donald Trump alla Casa Bianca ma anche di una possibile virata sul nucleare di chi vincerà le elezioni di febbraio in Germania. Già all’inizio dell’anno scorso uno studio del Rousseau institute, think tank francese, aveva certificato il testacoda europeo sul Green deal mettendo in luce quali sarebbero stati i costi della transizione energetica: 40.000 miliardi da qui al 2050 solo per l’Ue, ovvero 1.520 miliardi all’anno, pari al 10% del Pil europeo. Nello studio c’erano anche i dati sull’Italia: entro il 2050 sono necessari ulteriori 70 miliardi di investimenti per decarbonizzare l’economia italiana, pari in media a circa il 2,7% del Pil attuale all’anno; la spesa pubblica dell’Italia dovrebbe più che raddoppiare, passando da 40 a 90 miliardi all’anno, e questo investimento pubblico aggiuntivo di 50 miliardi all’anno ammonta a circa l’1,8% del Pil attuale. Costi non sostenibili senza un robusto intervento di singoli Stati che però è reso impossibile dalle regole fiscali europee improntate al taglio di deficit e debito pubblico. Il messaggio chiave di quel rapporto era che, se non si allentano i parametri del Patto di stabilità, il Green deal non si può fare. Morale: l’arrivo di Trump alla Casa Bianca è l’alibi perfetto per il fallimento dell’Europa. Ma a guidare la nave dritto verso l’iceberg, mentre l’orchestrina verde continua a suonare, non c’è Donald.
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.