2020-05-26
Volano gli stracci tra Unicost e Area. Ma Poniz dà la colpa alla «Verità»
Unità per la Costituzione accusa i colleghi di poltronismo e poi grida alla «campagna di fango». Altra tegola in vista pure per Alfonso Bonafede: nelle chat della Procura perugina spunta la sorella del suo nuovo capo di gabinetto.«La divisione in correnti non è un problema in sé. Le logiche che sottendono alle promozioni sono, per certi versi, ben peggiori, dato che si fondano su dinamiche trasversali», ebbe a dire Raffaele Piccirillo in un'intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno nel 2014. Tempi non sospetti, quelli, rispetto alla cloaca che si è aperta con le intercettazioni dell'ex membro del Consiglio superiore della magistratura Luca Palamara. Ieri il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede lo ha scelto come capo di gabinetto, in sostituzione di Fulvio Baldi, che si è dimesso dopo che sono state pubblicate alcune chat che aveva scambiato con lo stratega del Csm. Piccirillo, che è della corrente di Area, è in magistratura dal 1994 e ha cominciato la carriera nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Lo stesso dal quale ha mosso i suoi primi passi anche sua sorella Paola, che ha sposato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho e che attualmente fa il gip a Napoli. Paola, invece, è di Magistratura indipendente. E c'è anche il suo nome nelle chat di Palamara. Non è stata intercettata e non scambiava messaggi con il pm romano, perché posizionata un altro fronte. Finisce in un elenco che il procuratore di Viterbo Paolo Auriemma manda a Palamara: «La formazione era Cesqui, Melillo, Dall'Olio, Natoli, Cascini g, Cascini f, Fabbrini, Del Gaudio, di Tomassi, Santalucia, Piccirillo. A disposizione dell'allenatore Orlando altri indicati dal proprio procuratore Salvi. Che speriamo non diventi il prossimo procuratore generale della Cassazione». A quanto pare la Piccirillo era preoccupante rispetto alle mire di Palamara.Il 17 aprile 2019, infatti, gli investigatori annotano il contenuto della conversazione telefonica tra Palamara e un altro membro di Unicost, Silvana Sica. Tema della discussione: le candidature per il posto di segretari generali del Csm. Obiettivo del leader di Unicost «è la nomina di un presidente e di un segretario e poi di quattro segretari forti» che nelle sue intenzioni devono essere «un siciliano, un napoletano e uno del Nord». Palamara sostiene che il suo progetto incontrerebbe il favore di tutti, aggiungendo «che sistemerebbe Roma candidando Paolo Auriemma». Mossa che permetterebbe al gruppo dei napoletani di sostenere un nome a loro gradito, purché non sia Cananzi. Sica replica di aver «depositato la domanda da sostituto procuratore generale, così come l'hanno presentata Cananzi e la Piccirillo di Mi». Strategia e correnti. Con Mi all'opposizione. Un anno dopo gli schieramenti non sono cambiati, ma l'Anm sembra scoppiare. La corrente centrista di Unicost aveva pubblicato l'ennesimo comunicato con cui accusava i colleghi del cartello di Area, i magistrati di sinistra, di ipocrisia. E già domenica era apparso chiaro che la situazione fosse insanabile. Questa volta a firmare sono il presidente della corrente Mariano Sciacca e il segreteraio Stefano Cananzi, quello che inviò a Palamara un pizzino con i presidente di sezione dei tribunali di Napoli e Santa Maria Capua vetere da spingere. «Le ragioni per le quali Unità per la Costituzione ieri ha lasciato la Gec sono quelle discusse invano nelle ultime sedute di Giunta, quanto alle modalità e all'azione dell'Anm».Unicost contesta ad Area e al suo presidente Luca Poniz di non aver «sentito il bisogno, in un momento di anomala situazione di proroga, di affrontare il tema del come coniugare l'azione di Giunta con la ricandidatura di alcuni componenti della Gec, tra cui il presidente in carica, ancor più inopportune in considerazione del periodo di tempo intercorrente tra presentazione della candidatura ed effettivo svolgimento delle elezioni». Unicost, che quindi contesta ad Area una sorta di poltronismo, rinfaccia ai colleghi anche il «pregiudizio sulla moralità altrui» e «sulla validità del contributo offerto dai componenti di Unicost» e rinfaccia, a proposito dei nostri scoop, «l'incapacità di distinguere fatti e vicende, valorizzando strumentalmente dettagli della campagna di fango in atto al punto da ridurre la portata delle ultime pubblicazioni sulla stampa ad un solo messaggio di un componente di Unità per la Costituzione, che si era peraltro immediatamente dimesso dalla Giunta e ieri anche dal Cdc». Il messaggio è quello in cui il componente della Gec Angelo Renna dice a Palamara che bisogna «fottere» una collega di Area all'Anm. Ma Area, così severa con Renna, ha dimenticato i messaggini del procuratore di Milano Francesco Greco (Md), capo di Renna, a Palamara per sostenere la promozione ad aggiunto della pm di Md Pedio.Unicost conclude: «Quando tutto ciò accade, quando sono state cercate invano, per senso di responsabilità, tutte le strade possibili di dialogo, il percorso comune si deve arrestare».La risposta è arrivata sul Corriere della Sera dove il presidente Luca Poniz ha detto: «La timida reazione di Unicost riguardo alle presunte conversazioni di magistrati di quella corrente con Palamara ci ha fatto capire che non ci sono i presupposti né per affrontare la questione morale, né per fare nulla».Poi si riaffaccia la pericolosa distinzione: «Due magistrati possono certamente vedersi a cena e parlare di nomine, ma non può avere voce una persona esterna al Csm». Cioè gente come Palamara e Ferri. Ma il problema sembra più il secondo, ex componente del Csm e poi sottosegretario di diversi governi e deputato renziano, del primo (che parlava di nomine con quelli di Area). Infatti Poniz precisa: «Negli anni la componente togata (del Csm, ndr) ha espresso candidati molto più vicina alla politica di quanto fosse in passato».E Poniz fa sapere di aver chiesto le carte dell'inchiesta alla Procura di Perugia, rammaricandosi che le stesse siano già in mano ai cronisti. «Mi chiedo a quale titolo le abbiano avute i giornalisti (anche ieri sera ha citato «La Verità» almeno un paio di volte, ndr)». Una domanda che non ricordiamo sia stata posta quando l'anno scorso finivano sui quotidiani stralci di conversazioni coperte dal segreto investigativo. Mentre oggi parliamo di atti depositati alle parti. «L'Anm», ha strillato Poniz, «non è mai stata e non è a rischio di scioglimento. Ci sono riusciti soltanto i fascisti tanti anni fa». Sulla strada dell'unità, però, c'è un altro ostacolo: la scelta di Poniz di ricandidarsi alle elezioni di ottobre, mal digerita dai colleghi di giunta. Se non si dovesse arrivare a un accordo, la giunta dimissionaria rimarrebbe in carica per gestire l'ordinario. Ma le elezioni andrebbero indette immediatamente: e dovrebbero svolgersi a luglio, come aveva chiesto inutilmente l'opposizione: Magistratura indipendente.
Diego Fusaro (Imagoeconomica)
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)