2018-06-28
Vogliono fregarci per salvare la Merkel
Il Consiglio europeo di oggi sull'immigrazione parte in salita. La cancelliera, pressata dalla Csu, frena sul punto cruciale per noi: la condivisione dei disperati raccolti in mare. Se i partner Ue terranno bordone a Berlino, Giuseppe Conte potrebbe non firmare l'accordo.Non sarà una passeggiata, il Consiglio europeo in programma oggi e domani a Bruxelles, per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il governo italiano è riuscito, fin qui, a sconvolgere l'agenda europea: il tema dell'immigrazione è diventato centrale dopo che Roma, con la ferma presa di posizione sugli sbarchi degli immigrati «salvati» in mare dalle navi delle Ong, ha imposto l'agenda ai 27 partner dell'Unione. Conte si presenta quindi a Bruxelles forte di una risoluzione approvata ieri alla Camera e al Senato con il sì di Lega e M5s e l'astensione di Forza Italia e Fratelli d'Italia, dunque con un ampio mandato parlamentare, ma le buone notizie finiscono qui: ciascuna nazione europea ha una propria strategia rispetto all'immigrazione, e armonizzare tante posizioni diverse è molto difficile, tanto più che ogni decisione presa da un leader a Bruxelles ha immediate ricadute politiche in patria. Salvo imprevisti clamorosi, il Consiglio europeo rischia quindi di non produrre alcun risultato positivo, ma anzi di acuire le tensioni, con l'Italia che non esclude di bloccare le conclusioni del vertice relative all'immigrazione. Europa sfilacciata e ostaggio delle tensioni interne ai diversi stati membri: sul Consiglio aleggia il braccio di ferro tra la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il suo ministro degli interni, Horst Seehofer, che chiede che i richiedenti asilo registrati in un altro paese dell'Unione europea e poi arrivati in Germania debbano essere rispediti allo stato di «primo approdo». Le richieste principali dell'Italia, come ribadito ieri da Conte, sono invece una equa distribuzione degli immigrati sbarcati sulle nostre coste tra tutti gli stati europei; la creazione di hotspot nei Paesi di origine e transito degli immigrati; la partecipazione di tutta l'Europa ai salvataggi in mare dei disperati che sfidano la morte sui barconi e il rafforzamento delle «frontiere esterne» del continente. In particolare, l'Italia chiede che vi sia una compartecipazione da parte dei paesi dell'Unione nell'attracco delle navi che conducono attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo e nella distribuzione degli immigrati, arrivando così a un superamento di fatto del regolamento di Dublino.Il pessimismo non manca: ieri si è appreso che il governo italiano sarebbe pronto a bloccare le conclusioni sull'immigrazione del Consiglio europeo se nel testo non sarà inserito il concetto di responsabilità condivisa sui salvataggi in mare. L'Italia, anche altri paesi saranno disponibili ad avere dei centri chiusi per i migranti, così come suggerito da francesi e spagnoli, darà a sua volta l'ok ad allestirne. Il governo italiano ha anche una riserva sul finanziamento della seconda tranche dell'accordo tra Europa e Turchia per lo stop ai flussi migratori, poiché non sono state ancora ricevute sufficienti garanzie sulla disponibilità delle risorse necessarie per il Fondo fiduciario per l'Africa, indispensabile per la gestione dei flussi migratori sulla rotta del Mediterraneo.Le previsioni sono di burrasca. Secondo quanto riportato dal giornale tedesco Zeit, «i capi di stato e di governo dell'Ue vogliono andare incontro ad Angela Merkel nella lite sull'accoglienza dei migranti. Nella bozza delle conclusioni del vertice di oggi», scrive lo Zeit, «si legge che tutti gli stati membri si obbligano a intraprendere misure interne legislative e amministrative per evitare che i migranti dopo la registrazione si trasferiscano in altri Paesi». Sulla riforma del regolamento di Dublino, ieri, un alto funzionario dell'Unione ha fatto trapelare che in Consiglio europeo non solo non c'è consenso, ma nemmeno una maggioranza qualificata per una mediazione che preveda di introdurre un meccanismo di ripartizione dei richiedenti asilo in caso di crisi e maggiore responsabilità per i Paesi di primo ingresso. Il rischio di una lacerazione senza precedenti dell'Unione è serio. In mancanza di un accordo, la Germania potrebbe chiudere la frontiera con l'Austria; a sua volta, Vienna potrebbe ripristinare i controlli al Brennero, e per l'Italia sarebbero guai serissimi, poiché il fiume di disperati che approda sulle nostre coste sarebbe destinato a restare sul nostro territorio. Alcuni stati potrebbero procedere (come da giorni auspicano la Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron) ad accordi bilaterali o trilaterali. Il momento è delicato, e non a caso ieri mattina, in vista del Consiglio europeo, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale il presidente del consiglio Giuseppe Conte, con i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio; il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi; il ministro dell'Economia, Giovanni Tria; il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta; il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Giancarlo Giorgetti.«Il regolamento di Dublino», ha detto ieri Conte alla Camera e al Senato, «va superato perché non ci sono più dubbi che sia inadeguato a gestire flussi migratori. Va infatti affermato il principio che chi sbarca in Italia o in qualsiasi altro Paese di primo arrivo sbarca in Europa. L'obbligo di salvataggio che risponde alla legge del mare e del diritto internazionale non può diventare obbligo di processare le domande di asilo per conto di tutti. Questo principio», ha sottolineato Conte, «lo ripeterò come un mantra. Le coste italiane, greche, spagnole, sono coste europee. Se davvero esiste un'Europa, l'Europa di Schengen, fondata sul binomio responsabilità e solidarietà, come dicono tutti a parole», ha scandito Conte, «allora questo criterio del paese di primo arrivo va superato». Il problema è che, a quanto pare, l'Europa di Schengen non esiste più.
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