2024-10-01
Vince il ricorso contro una cartella, dopo il rimborso gliela rimandano
Ernesto Maria Ruffini, ex amministratore delegato di Equitalia (Imagoeconomica)
Il giudice di pace dà ragione a un cittadino napoletano che aveva già pagato alcune rate. Poi, però, all’uomo arriva un avviso per i pagamenti mancanti. L’Agenzia delle entrate: «Ignori pure il sollecito».Una multa per un’infrazione stradale può trasformarsi in un calvario con tanto di cartelle esattoriali, intervento di giudici, delle autorità comunali e dell’Agenzia delle Entrate. E quando alla fine dello scambio di carte bollate, della staffetta tra gli sportelli, di una lunga interminabile attesa, tutto parrebbe risolto per intervento del Tribunale che libera il contribuente da qualsiasi pendenza, ecco che il fisco bussa di nuovo alla porta e ripresenta proprio quel conto che sembrava estinto.Non è la trama di un film di Checco Zalone ma è quello che è successo a un pensionato di 76 anni, residente a Napoli, Vito Cunsolo che ha scritto al direttore Maurizio Belpietro, per raccontargli quella che sembra una commedia dell’assurdo. Questa vicenda paradossale è un distillato del peggio della pubblica amministrazione, tra lentezze, inefficienza e alchimie burocratiche. Tutto ha origine nel 2018. Parte da qui il racconto di Vito. «In quella data mi è stata notificata una cartella esattoriale per il mancato pagamento di una multa per un transito in una Ztl. Una notifica d’infrazione che io non avevo mai ricevuto ma che secondo l’Agenzia delle entrate-riscossione doveva essermi arrivata nel 2015, un anno dopo l’infrazione avvenuta nel 2014». E qui siamo già al paradosso con la notifica che doveva arrivare un anno dopo. Vito fa ricorso al giudice di pace contro il Comune di Napoli, perché responsabile del verbale di multa e contro l’Agenzia delle entrate «per la cartella esattoriale in quanto non potevo pagare una notifica di infrazione che non avevo ricevuto. Il Comune e l’Agenzia delle entrate-riscossione si sono costituiti in giudizio. L’iter del ricorso è durato dal 2018 al 2020 dopo c’è stato il Covid con il blocco delle attività amministrative che ben sappiamo, finché si arriva al 2023 quando vado a ritirare la sentenza a mia favore». A questo punto un qualsiasi contribuente avrebbe pensato di essere uscito fuori dalle sabbie mobili. Invece «il bello» era ancora da venire. Vito conoscendo i tempi della giustizia e temendo che in attesa del pronunciamento del giudice, sarebbero andati in scadenza i termini fissati dal fisco in 60 giorni per pagare la sanzione di 300 euro, pensa di proteggersi e chiede la rateizzazione della multa. «Se non avessi pagato in tempo sarei andato incontro al fermo amministrativo o peggio. Ho cominciato a pagare le rate e all’arrivo della sentenza a mio favore avevo versato in tutto 214 euro e restavano circa 85 euro». In un «Paese normale», vinto il ricorso, il contribuente dovrebbe ricevere un rimborso di quanto pagato indebitamente. Ma passano i mesi e tutto tace. Sicché, dice Vito «mi reco all’Agenzia delle entrate per cercare di capire cosa era successo. Allo sportello mi dicono che dovevo comunicare all’ente impositore cioè al Comune di Napoli, l’esito della causa». «Ma se l’amministrazione comunale si è costituita in giudizio, come mai ignora che ho vinto il ricorso e non mi rimborsa quello che mi spetta?» Si domanda Vito. Così, armato di tanta pazienza e di tutti i documenti del caso, bussa allo sportello dei vigili del Comune di Napoli. «Qui mi dicono che il rimborso mi sarebbe arrivato in un paio di mesi. Faccio passare del tempo ma niente. Torno di nuovo dai vigili che mi svelano l’arcano: la pratica, dicono, era stata smarrita ma potevano rimediare. Passano altri tre mesi e mi arrivata la notifica del rimborso e l’invito a presentarmi all’Agenzia delle entrate per ricevere l’importo di 214 euro e la conferma che i restanti 85 euro erano stati annullati. Allo sportello dell’ente compilo il modulo e scelgo la formula del contante invece del bonifico bancario». In un «Paese normale» si passa alla cassa e si ritirano i soldi e tutto finisce lì. «L’impiegato però esaminato il modulo, dice che di contanti non se ne parla, ordini superiori. Non comprendo ma mi adeguo. Dopo 4 giorni, finalmente arrivano i soldi sul conto. Era all’inizio di settembre». Finito qui? Forse, sempre in un «Paese normale». Venerdì scorso, Vito riceve una cartella esattoriale relativa a quegli 85 euro che avrebbero dovuto essere annullati. «Ora dovrei andare di nuovo dai vigili e devo pure sbrigarmi perché nell’avviso di pagamento è indicato il termine di 5 giorni e siccome mi è arrivato venerdì, ho tempo solo fino a mercoledì». Per dipanare la matassa siamo andati a chiedere una spiegazione all’Agenzia delle entrate-riscossione. Ecco cosa dicono: «La cartella a carico del signor Cunsolo è stata annullata a seguito del provvedimento di sgravio pervenuto dall’ente creditore (Comune di Napoli) in data 7 agosto 2024. Agenzia delle entrate-riscossione, in data 13 settembre 2024, ha provveduto al rimborso delle rate già pagate relative alla suddetta cartella. La comunicazione che il signor Cunsolo ha ricevuto, riferita al residuo di 84,90 euro, è un sollecito di pagamento emesso in data 31 maggio 2024 e quindi postalizzato prima del provvedimento di sgravio del Comune di Napoli, quando ancora la situazione non era stata risolta. Invitiamo pertanto il signor Cunsolo a non tenere conto del sollecito». In un «Paese normale» in cui si fa un gran parlare di digitalizzazione e si spendono soldi dei contribuenti per progetti di informatizzazione, come mai le amministrazioni non si parlano? Basterebbe un clic, o no?!