2021-05-25
Fuori la verità sulle spese di Arcuri
Anche se i precedenti non sono incoraggianti, la politica deve scoprire se qualcuno ha sfruttato la pandemia. E se le risorse che andavano impiegate in fretta per salvare i cittadini siano state disperse in affari poco chiari.Ogni tanto Matteo Renzi ne imbrocca una. Non parlo dei suoi viaggi in Arabia Saudita, che rimarranno negli annali degli studi clinici sui comportamenti autolesionistici dei leader politici italiani. Né penso alla mossa del cavallo con cui ha messo in sella Giuseppe Conte per poi, dopo un anno e mezzo, disarcionarlo con un calcio da quadrupede. No, la scelta azzeccata dal senatore semplice di Scandicci è la richiesta di una commissione d'inchiesta sui soldi spesi da Domenico Arcuri quand'era commissario all'emergenza Covid. Ero e resto scettico sulle commissioni che si mettono a indagare, anche perché quasi mai giungono a una conclusione univoca. Come ricordavo di recente, con la P2 si arrivò addirittura a sei relazioni diverse, una per la maggioranza, le altre per una serie di esponenti dell'opposizione, i quali erano se possibile più divisi dei partiti di governo. Non è andata meglio con la commissione istituita nella precedente legislatura per accertare le colpe dei fallimenti degli istituti di credito: in pratica, c'è mancato poco che beatificasse i banchieri.Tuttavia, pur convinto che i politici litigherebbero anche dovendo indagare sui soldi spesi in banchi a rotelle inutili e in mascherine inservibili, penso che accertare come siano stati spesi i soldi dei contribuenti nell'anno della pandemia sia responsabilità del Parlamento. Non stiamo parlando di noccioline, ma di miliardi, che non sono serviti a salvare vite umane, ma spesso sono stati sprecati in errori poco umani, dispersi in mille rivoli invece di essere incanalati sulle poche cose giuste e necessarie da fare. Il collega Antonio Rossitto, l'altro giorno mi ha confidato di aver buttato un pacco di mascherine inservibili che mensilmente la scuola frequentata dai figli consegna alle famiglie. Se i dispositivi di protezione sono finiti nella pattumiera non è perché il cronista sia così lautamente retribuito da poter scialare, preferendo le mascherine griffate, ma perché le pezzuole recapitate sono letteralmente inutili. Non sono solo i giornalisti a lamentarsi della qualità delle forniture che avrebbero dovuto proteggere gli italiani dal Covid: parlando con qualche medico si registra lo stesso scetticismo, perché i dispositivi ricevuti dal personale sanitario sono a dir poco scadenti. Del resto, più di un'inchiesta giudiziaria ha portato a scoprire come alcune Ffp2, che avrebbero dovuto avere caratteristiche filtranti anti Covid di poco inferiori al 100 per cento, in realtà garantissero appena il 10 per cento, più o meno allo stesso livello di un fazzoletto messo davanti a naso e bocca. Le inchieste delle Procure naturalmente faranno il loro corso, accertando se vi siano responsabilità penali da parte di chi ha venduto le mascherine assicurandone la qualità e di chi le ha comprate senza verificare i requisiti o fidandosi delle promesse di chi spacciava la merce. A vedere la cresta fatta da alcuni protagonisti di queste indagini, il sospetto che ci sia chi ci ha marciato viene, perché è vero che il Paese era in emergenza e si doveva reperire in fretta il necessario, ma sembra impossibile che nessuno sia stato in grado di trovare mascherine e respiratori a prezzi più convenienti e con migliori qualità.Come dicevo, agli aspetti penali, nel caso ci siano, penserà la magistratura o per lo meno questo è ciò che personalmente mi auguro. Ma a parte ciò che faranno i pm, forse anche il Parlamento dovrebbe accendere un faro per capire se, mentre gli italiani morivano di Covid, qualcuno si è arricchito e perché. Quando è stata istituita la struttura commissariale anti Covid, ai dirigenti è stato garantito una specie di scudo contro le contestazioni dei magistrati contabili. Il che può anche essere comprensibile. Se devo fare in fretta e trovare ciò che serve per salvare la vita delle persone, non posso aspettare i tempi del codice degli appalti. E se non indico aste come sarebbe d'obbligo quando lo Stato acquista qualche cosa, poi però non posso essere chiamato a rendere conto del mio comportamento dalla Corte dei conti. Fin qui si può anche essere d'accordo: la procedura d'emergenza deve prevedere qualche deroga alla prassi ordinaria. Tuttavia, un conto è fare in fretta, un altro è farsi gli affari propri. Per le misure anti Covid è stato speso un miliardo e mezzo. Ma tra siringhe speciali, gel, ventilatori, mascherine, banchi a rotelle e altro, la sensazione è che non sempre tutto sia stato fatto nell'interesse degli italiani. Forse c'è qualcuno che si è messo in tasca dei soldi o forse no, però rivedere quel che è successo, chi abbia deciso che cosa, come abbia speso soldi in ciò che non serviva, credo che sia una cosa utile, per lo meno a imparare che cosa in futuro non si deve fare. Quando lo Stato spende il denaro dei contribuenti, ha il dovere di essere trasparente. Purtroppo, nell'ultimo anno più che trasparenza abbiamo visto arroganza. Dunque, ben venga una commissione d'inchiesta. Siamo curiosi di scoprire come girano le rotelle di chi ha finanziato monopattini e banchi mobili. Per dirla con Renzi, prepariamo i pop corn.