2023-12-01
I Verdi perdono ancora i pezzi. La coportavoce: «C’è sessismo»
Prima il caso Soumahoro. Adesso l’addio di Eleonora Evi: «Paternalisti e patriarcali».Chi di patriarcato ferisce, di patriarcato perisce. Un’altra figuraccia per Angelo Bonelli & C. dopo l’imbarazzo provocato dal caso Aboubakar Soumahoro, il deputato costretto a lasciare i Verdi dopo essere arrivato alla Camera con gli stivali infangati «per difendere precari e deboli» ma con moglie e suocera imputate per evasione fiscale milionaria per la gestione di coop per immigrati. Eleonora Evi, coportavoce femminile di Europa verde, lascia la guida del partito e denuncia, in una lettera aperta sui social, che i Verdi sono pieni di una cultura «paternalista» se non «patriarcale», e di una «deriva autoritaria e autarchica», quindi lei non ci sta «a fare la donna marionetta»: «Non sarò la marionetta del pinkwashing». Quell’incarico con Angelo Bonelli, portavoce al maschile, lamenta nel lungo post, per lei era ormai stato ridotto a «mera carica di facciata». Saranno Verdi ma sempre stracci che volano dentro un partito e così si scopre che la cultura patriarcale non caratterizzerebbe solo la destra al potere, come si dice, ma anche i partiti progressisti e di sinistra che si proclamano difensori e paladini dei diritti delle donne. La Evi, europarlamentare nel 2009 con il M5s dove seguiva le tematiche ambientali, nel 2020 lasciò i grillini per andare nei Verdi e venne eletta lo scorso anno. Ora la deputata sbatte la porta di Avs e le sue parole fanno rumore: «A sorpresa, dopo le politiche 2022 qualcosa ha scatenato un corto circuito quasi indecifrabile. I Verdi, dopo una lunga assenza, tornano in Parlamento con una senatrice e sei deputati tra cui anche la sottoscritta. Improvvisamente i vecchi dirigenti hanno iniziato a fare muro contro di me, e questo perché avevo idee diverse e pretendevo, da coportavoce nazionale, di essere a conoscenza, ad esempio, delle decisioni politiche sulle liste, sulle alleanze e sulle strategie della campagna elettorale». E non tralascia particolari: «In questo anno ho avuto una bambina. Ho continuato a lavorare, sono stata meno in Parlamento fisicamente, ma c’ero alle riunioni online, ho scritto le interrogazioni, ho continuato a fare le mie battaglie. Ecco, è stata usata la mia maternità per oscurarmi ancora di più dentro il partito e questo da un partito femminista non me lo aspettavo». La Evi racconta di essere stata accusata pubblicamente di «ingratitudine» nei confronti della «famiglia verde» quando non ha espresso «posizioni o visioni non allineate a quelle della dirigenza durante le riunioni della direzione nazionale e pubblicamente» nonostante il partito l’avesse «accolta», offrendole uno scranno in Parlamento. Poi una sberla ai compagni verdi: «Per un partito che tra i suoi obiettivi ha quello di difendere la biodiversità quale elemento preziosissimo per la stessa sopravvivenza del pianeta, è decisamente deludente constatare che questo valore non si riesca ad applicarlo all’interno del partito stesso». A stretto giro Bonelli, che si dice «un po’ spiazzato», cerca di arginare l’onda d’urto del terremoto provocato dalla Evi: «L’accusa di patriarcato non ha senso. Siamo l’unico partito con la parità di genere al suo interno. Evi fa riferimento alla questione femminile ma è solo un modo di cavalcare il tema del momento». E il coportavoce di Europa verde spiega quale sarebbe la ragione reale delle dimissioni: «Credo che c’entri la questione delle alleanze alle europee, lei è contraria a presentarsi insieme a Sinistra italiana. Ma, come le ho detto tempo fa, ci siamo alleati con loro solo dieci mesi fa». Ma la deputata sull’accusa di patriarcato ribatte: «Un’accusa falsa? Si potrebbe chiedere anche a Simona Saraceno che si è dimessa anche lei oggi da coportavoce del Lazio». Mentre sulle alleanze è lapidaria: «Io ho contestato principalmente il metodo, visto che la decisione dell’alleanza per le europee è stata comunicata sui giornali prima ancora di passare dal nostro consiglio federale».