2024-09-07
Venezuela sempre più nel caos: incidente diplomatico con l'Argentina
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L'ambasciata argentina a Caracas (Getty Images)
Ieri sera le forze speciali venezuelane hanno circondato l’ambasciata argentina di Caracas dove nelle settimane scorse hanno trovato rifugio sei dirigenti dell’opposizione. La tensione è apparsa subito altissima con l’immediato intervento del ministro della Sicurezza argentino Patricia Bullrich che ha accusato il Sebin, il servizio segreto venezuelano, di voler violare tutte le leggi internazionali entrando con la forza in una rappresentanza diplomatica.L’ambasciata argentina ora si trova, così come quella del Perù, sotto protezione e con la bandiera del Brasile, dopo la rottura dei rapporti diplomatici fra Caracas e Buenos Aires per le accuse del presidente Milei di brogli elettorali che hanno portato alla rielezione di Maduro.Durante la durissima campagna elettorale per le presidenziali venezuelane erano stati tagliati luce e acqua all’ambasciata argentina che si era sempre opposta ai metodi del presidente Nicolas Maduro, ma non si era mai arrivati alle minacce fisiche. Il Brasile ed il presidente Lula avevano accettato di porre sotto la loro protezione tutti gli argentini e i peruviani che si trovano in Venezuela e continuare a dare asilo politico ai politici venezuelani che avevano trovato rifugio nella missione diplomatica di Buenos Aires. Ieri sera Patricia Bullrich ministro della Sicurezza della Repubblica Argentina aveva fatto un appello alla comunità internazionale e a tutto il popolo venezuelano a resistere alla brutalità del regime al potere con elezioni fraudolente ripetendo che il suo paese non accetterà nessuna violazione o intromissione all’interno di una sua sede diplomatica. A dare l’allarme di questa pericolosissima situazione sono stati proprio i sei rifugiati che hanno contattato Vente Venezuela la piattaforma politica che sosteneva Edmundo Gonzalez Urrutia e la leader dell’opposizione Maria Corina Machado. Pedro Urruchurtu, coordinatore internazionale di Vente Venezuela ha raccontato in diretta sui social quello che accadeva davanti ai suoi occhi visto che si è dovuto rifugiare all’interno della missione diplomatica. «Pattuglie dei servizi segreti e dei servizi di sicurezza insieme a funzionari incappucciati e armati hanno circondato l’ambasciata argentina di Caracas. Per agire nella più completa oscurità hanno anche staccato la luce. Dopo circa tre ore dall’inizio dell’assedio sono arrivati rinforzi con altre forze di polizia».All’interno dell’edificio si trovano anche due ex deputati e un ex ministro tutti sotto mandato di arresto da parte del governo di Nicolas Maduro. Delsa Solorzano, braccio destro di Maria Corina Machado, ci ha raccontato che il governo venezuelano ha annullato l’autorizzazione per le ambasciate di Argentina e Perù di passare sotto protezione diplomatica del Brasile. La leader dell’opposizione ha anche ricordato che questo assedio arriva poco dopo che l’Argentina ha chiesto alla Corte penale internazionale (Cpi) un mandato d’arresto contro il presidente del Venezuela. L’assedio all’ambasciata, fermamente condannato dall’ambasciatore brasiliano, rischia di far deportare i sei politici che avevano trovato la salvezza nell’edificio. Il ministro degli Esteri brasiliano ha tuonato che l’autorizzazione non può essere revocata se prima non viene designato un altro paese che possa dare protezione. Insieme al responsabile degli esteri brasiliano hanno già protestato i ministri degli Esteri degli altri Paesi espulsi dal Venezuela vale a dire Cile, Uruguay, Panama, Repubblica Dominicana e Costa Rica.Anche dagli Stati Uniti arrivano le prime reazioni con il senatore repubblicano ed ex governatore della Florida Rick Scott che si è detto vivamente preoccupato di quello che sta accadendo a Caracas. Dopo le elezioni farsa del 28 luglio il paese sudamericano è caduto in una spirale di violenza scatenata da un presidente che non ha accettato il risultato delle urne elettorali. Nicolas Maduro, forte dell’appoggio dei suoi storici alleati come Cuba, Russia, Cina e Iran, ha stretto il Venezuela in una morsa dittatoriale, mentre l’economia del paese è allo stremo. Per giustificare una nuova distribuzione di aiuti alimentari ai fedelissimi che ancora lo sostengono il presidente venezuelano ha deciso di anticipare il Natale al primo ottobre, periodo nel quale il governo regala sempre generi di prima necessità al popolo. Una mossa disperata che ha scatenato anche la reazione della Conferenza Episcopale venezuelana che ha condannato l’idea ribadendo che il Natale non può essere usato per fini politici o propagandistici.
Jose Mourinho (Getty Images)