2018-10-16
Vendite di benzina in autostrada a -62%. Colpa delle royalty per i concessionari
Le royalty da autostrada non risparmiano neanche l'acqua minerale. Benzina, panini, cd o accessori per cellulari: non si salva nulla. Lungo tutta la rete autostradale i prezzi sono di gran lunga più alti rispetto alla media nazionale. E i viaggiatori non comprano più. Basta benzina e giù del 30% pure gli acquisti nei bar. Piccoli gestori costretti ad alzare i prezzi per versare gli oboli. E i clienti continuano a fuggire.Le royalty da autostrada non risparmiano neanche l'acqua minerale. Benzina, panini, cd o accessori per cellulari: non si salva nulla. Lungo tutta la rete autostradale i prezzi sono di gran lunga più alti rispetto alla media nazionale. E la colpa è tutta delle royalty che i concessionari delle tratte impongono agli operatori delle stazioni di servizio, e che finiscono completamente nelle loro casse. C'è un dossier di Fratelli d'Italia che va in fondo alla questione. E che svela: «Parallelamente all'aumento del pedaggio nelle autostrade, le privatizzazioni hanno prodotto anche un progressivo aumento dei costi della benzina e del comparto food and beverage. Aumenti che si aggiungono a quelli strutturali come l'inflazione e l'aumento dell'Iva del 2011. A farne le spese sono, come al solito, i consumatori». A leggere lo studio si scopre che in 15 anni i signori delle autostrade si sono suddivisi oltre 5 miliardi di euro derivanti dalle royalty. Gli introiti dei pedaggi sono cresciuti in misura progressiva dai 4.695 miliardi di euro del 2003 agli 8.050 del 2017, ovvero del 71,46% (68,65% se si sterilizza l'aumento dell'Iva del 2011), mentre il tasso dell'inflazione nello stesso periodo è salito solo del 22,22%. Altri 5 miliardi in cassa scippati ai consumatori in transito, oltre ai pedaggi, che dimostrano ancora una volta l'approccio famelico delle concessionarie, attente solo al profitto. I consumatori e i gestori degli impianti hanno denunciato più volte l'aumento del prezzo dei carburanti gravato dalle royalty: secondo Fdi, si è passati da qualche centesimo al litro nel 2003 alla forbice attuale che va dagli 11 fino ai 33 centesimi al litro. Seguendo l'analisi del circuito retail delle maggiori compagnie petrolifere si può prudenzialmente stimare che l'incidenza delle royalty sui prodotti petroliferi venduti in autostrada è di circa 0,057 euro al litro (con picchi fino a 0,134 euro). E siccome il volume dei carburanti venduti nella rete autostradale tra il 2003 e il 2017 ammonta a 42,293 miliardi di litri, il valore delle royalty è stimato in oltre 2,4 miliardi di euro. Sulla rete italiana le aree di servizio sono, secondo l'Associazione dei gestori autostradali, 426. La sola Autogrill ne ha in gestione circa 250, seguono la cordata pugliese di Sarni (82), Chef express del gruppo Cremonini (43 aree di ristoro) e chiude My chef del gruppo francese Elior (20). Facendo i conti in tasca alle concessionarie si scopre che la media delle royalty sul volume delle vendite di prodotti food and beverage incide per circa il 18% (ma si sono registrate negli anni punte anche fino a oltre il 30%). Il valore? Circa 2,6 miliardi di euro.I rincari ovviamente hanno prodotto un calo di consumi. Nel 2015, ad esempio, i ricavi di Autogrill nel canale autostrade sono stati di 825 milioni, in calo del 3,3% rispetto all'esercizio 2014. Risultato: minori ricavi per circa 29 milioni. Ovviamente i Benetton, proprietari di Autogrill, non si sono scomposti, visto che al calo di incassi si è contrapposto l'affarone royalty per la loro concessionaria (Autostrade per l'Italia). E comunque circa un terzo delle aree di servizio indipendenti e senza marchio, esattamente 53, sorgono sulla rete di Austostrade per l'Italia (che ha in concessione circa 3.000 chilometri di rete); segue Austostrada Brescia Padova con una trentina, Autostrada del Brennero con 20 e Autovie Venete con poco più di una dozzina. I problemi maggiori legati alla diminuzione dei consumi, però, colpiscono prevalentemente le piccole imprese che gestiscono le pompe di benzina. Sono sempre di più gli automobilisti che preferiscono addirittura uscire dall'autostrada e rifornirsi alla prima pompa dopo il casello pur di non pagare il rincaro. Le pompe di benzina hanno quindi perso il 62% del loro fatturato. «Credo che sia necessario mettere fine a chi guadagna miliardi di euro e in più incassa da 11 a 33 centesimi aggiuntivi per ogni litro: vorrei ricordare che prima della liberalizzazione della rete autostradale, la royalty era pari all'1%», chiosa Daniela Santanchè, senatrice di Fdi. E da Fratelli d'Italia sottolineano che «questo è ciò che accade quando si consegna un monopolio naturale dell'infrastruttura autostradale a dei privati senza alcuna regola». In questo caso chi gestisce la tratta autostradale ha anche l'enorme potere di influire sul prezzo di beni e servizi, perché non teme alcuna concorrenza. Con l'interrogazione Fratelli d'Italia chiede di accertare la correttezza della condotta dei concessionari sull'imposizione delle royalty e di normare esplicitamente il divieto di condotte prettamente speculative. Giorgia Meloni è molto dura: «Sono soldi che arricchiscono ulteriormente chi già guadagna miliardi di euro senza fare niente. Non bastano i soldi dei pedaggi più alti d'Europa, ma scopriamo che altri miliardi di euro che vanno a finire nei servizi vengono tolti agli italiani per contribuire ad arricchire questa realtà». Insomma le concessionarie autostradale appaiono davvero come la gallina dalle uova d'oro. Il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha risposto all'interrogazione sostenendo che il governo è già al lavoro. «Ci siamo impegnati a riesaminare tutte le concessioni per individuare eventuali abusi», è stata la rassicurazione. Di Maio ha ricordato anche che nel decreto interministeriale Mit Mise del 2015 c'erano già dei meccanismi di revisione delle royalty. Mai applicati, però. E forse è proprio giunta l'ora.