2021-04-25
Varcando un cancello a Genova Nervi si passeggia fra il Cile e l’Australia
Gli spettacolosi giardini pubblici, eredità di ville signorili dei secoli passati, ospitano flora da tutto il globo. L'araucaria del Queensland è mastodontica: 30 metri d'altezza, produce pigne da 35 centimetri per 20 chiliQuando mio padre abbandonò la natia Lombardia per cercare fortuna altrove approdò a Genova, e trovò lavoro presso i cantieri navali del porto. Qui contribuiva a realizzare gli interni in legno delle navi, a restaurarli, in taluni casi, oppure semplicemente a farne ex-novo. Il primo ricordo, ammesso che non sia una delle non rare malformazioni mnemoniche che il tempo gioca, mi vede da ragazzino uscire dalla stazione dei treni e facendomi largo fra tanta gente finire contro un uomo molto alto, dalla pelle scura. Per quanto possa apparire bizzarro, e fors'anche ridicolo, è il primo ricordo che ho dell'incontro con un africano, sempre che sia stato un africano, non gli chiesi da dove venisse. Ricordo il suo viso scavato, lungo, la sua altezza, da giocatore di basket, mi fissava con gli occhi scuri, i capelli corti, crespi. Nelle campagne della bassa bergamasca dove crescevo e nella scuola che frequentavo ancora non c'erano immigrati, eravamo tutti italiani, anzi tutti lombardi, i figli degli immigrati del sud in genere andavano alla scuola pubblica e non in una scuola privata come quella in cui mio padre si permise di iscrivere, con molte difficoltà, il proprio unico figlio. Mentre me ne ricordo mi sento davvero vecchio, anche se posso ben dire di non esserlo ancora, eppure questa è già una storia dell'altro mondo. Ovviamente oggi, in Bergamasca, gli stranieri non mancano anzi, c'è un'etnia molto diffusa arrivata dal subcontinente indiano, i sikh, prevalentemente dal Punjab, arrivati per fare un lavoro nel quale sono molto bravi, i bergamini, ovvero i guardiani delle mucche, i bovari.Tornando a Genova mio padre mi portava spesso o in spiaggia, i fine settimana, oppure di tanto in tanto a camminare in qualche giardino. Fu così che a metà degli anni Ottanta visitai per la prima volta Nervi e i suoi giardini storici. Ho un vago ricordo di un laghetto e di un tempietto cinese, che ho poi rivisto molti anni dopo quando sono tornato nel capoluogo ligure per documentare le caratteristiche dei giardini delle ville sette e ottocentesche. Ho ritrovato le panchine sulle quali ricordo di aver spiato i morosi che si baciavano, avvitati in quegli stordenti e appassionati amoreggiamenti estivi, proprio all'ingresso dei parchi di Nervi, e ho ritrovato anche quel tempietto che invero si trova nella parte diametralmente opposta della città, nello splendido giardino di giardini di Villa Durazzo Pallavicini a Pegli. Anzitutto è opportuno sottolineare che esiste un'enorme diversità arborea fra l'interno della Liguria e le sue aree costiere. Questo è dovuto al fatto che nelle numerose strisce botaniche che decorano i centri cittadini, quanto i giardini delle dimore signorili, per lo più edificate, disegnate, arricchite e manuntenute in aree litorali, sono state costellate di alberi esotici: palme delle Canarie, palme della Florida, ficus ed eucalipti australiani, araucarie australi e sudamericane, sequoie californiane, cipressi nordamericani, palme del Cile, agavi, cactacee, palme centroamericane, cedri mediorientali e nordafricani, canfore, false canfore, fitolacche e così via. Sarebbe un elenco vastissimo. Al contrario, non appena ci si innalza al di sopra della costa, s'incontrano le specie autoctone, come gli ulivi, che erano molto diffusi e rappresentavano, quantomeno fino agli inizi del XX secolo la principale risorsa agricola dell'intera regione, assieme agli agrumi, poi in buona parte dismessi e la raccolta di fiori recisi, invenzione degli arboricoltori inglesi e tedeschi arrivati in costa proprio per disegnare i giardini delle nuove ville. Più ci si inoltra nell'entroterra e ovviamente si incontrano altre colture, come i vigneti e i castagneti, questi ultimi oramai quasi tutti abbandonati e diventati più che altro richiamo per i novelli turisti arboree e boschivi.Nell'arco di 20 anni ho documentati decine di giardini, incontrando alcuni dei più spettacolari alberi esotici monumentali della costa italiana. Ricordo, giusto per fare dei rapidi esempi, una splendida araucaria di Cunningham in quel paradiso che sono i Giardini Hanbury a Capo Mortola, sul confine con la Francia, e i ficus australiani di Bordighera e Sanremo, fra gli esemplari più prepotenti della ricca costellazione presente nel nostro paese. La storia dei parchi pubblici di Genova Nervi segue lo stesso copione, quel che oggi vediamo e possiamo attraversare come un unico ambiente è un'invenzione dei nostri tempi, nei quali, qui come in tante altre parti d'Italia e d'Europa, la proprietà privata ha ceduto spazio al pubblico, poiché il mantenimento di certe magioni, e dei rispettivi giardini, risulta assai dispendioso; gli eredi di famiglie facoltose non lo sono più stati, finché i conti, oramai sottilissimi, hanno condotto alla cessione o all'acquisizione favorevole dei patrimoni, se non una donazione gratuita, al demanio. I parchi di Nervi sono la somma dei giardini di quattro ville storiche: Villa Groppallo, Villa Saluzzo Serra, Villa Luxoro e Villa Grimaldi. Un altro giardino adiacente, quello di Villa Gnecco, è stato per lo più smembrato. Negli edifici di Villa Grimaldi e Villa Saluzzo sono stati allestiti musei. I parchi vengono unificati dal comune nel 1979, con l'acquisto di Villa Grimaldi, raggiungendo la dimensione di 92 ettari. Aprendolo al pubblico si valorizzano gli spazi e gli alberi di una certa rilevanza. Viene inoltre creato quel che è diventato un vero e proprio attrattore turistico, ovvero il variegato roseto. Un altro aspetto molto noto è la presenza abbondante di una specie animale, lo scoiattolo grigio. Nel 1966 ne vengono introdotte cinque coppie, purtroppo l'aggressività della specie, di stazza ben maggiore rispetto allo scoiattolo italico, quello rosso, lo ha favorito e si rischia l'estinzione del nostrano. Camminando lungo i sentieri del parco è facile incontrare, soprattutto la mattina, anziane signore che siedono sulle panchine con in mano noci e altre succulente cibarie che le fanno diventare decisamente popolari fra gli scoiattoli. Se ve la giocate bene potreste anche offrire i vostri gherigli ad animaletti che vi salgono sulle ginocchia.Alberi da non perdere, ve ne sono di monumentali. Tre corpulente palme del Cile (Jubaea chilensis), una yucca gigante elefantiaca (Yucca elephantipes), una spettacolare canfora (Cinnamomum camphora), accanto a Villa Grimaldi, e la più sontuosa creatura arborea della città, senza nulla togliere a molte altre piante notevoli, ovvero l'araucaria del Queensland o Bunya Pine (Araucaria bidwillii). L'esemplare di Genova è il maggiore d'Italia, sia per altezza (sfiora i 30 metri) che per circonferenza del tronco, superiore ai sei metri, a petto d'uomo. La chioma, a forma di spoletta, presenta rami fitti sparati in ogni direzione, le foglie dai margini acuminati; l'albero produce «pigne» ragguardevoli che possono raggiungere dimensioni e pesi minacciosi: fino a 35 cm di altezza per una ventina di chilogrammi di peso. Un caro amico me ne regalò una raccolta a Sanremo, e quando si è seccata i dischi di cui è composta, grandi all'incirca come uova fritte, si sono separati: in ciascuno è custodito un pinolo enorme a forma di medaglione. Non a caso gli aborigeni usano friggerli e pare che siano molto gustosi. Avvicinandovi al tronco noterete un curioso aspetto animale, quasi che la corteccia nascondesse un enorme proboscide abbandonata a terra chissà quanto tempo fa.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.