2023-12-29
Il vaccino funzionicchia ma ce ne danno di più
L’intervista del prof Giuseppe Remuzzi al «Corriere» conferma che il farmaco ha assunto una dimensione religiosa più che scientifica. Cura e prevenzione sono sparite dalla pratica medica: l’ambizione è sviluppare fiale spacciate per miracolose (da rifilare ai sani).Messianismo più medicalizzazione: questa, in estrema sintesi, è la scienza che da qualche anno va per la maggiore. Una scienza che sembra trascurare la ragione per annegarsi in una strana forma di pseudo religione. Ne ha offerto ieri una meravigliosa rappresentazione Giuseppe Remuzzi tramite un’intervista al Corriere della Sera che risulta emblematica sin dalle prime righe. «Chi come me ha fede nel progresso e nella scienza, non può che essere ottimista», dichiara il luminare del Mario Negri. E subito dopo si mette a disegnare radiose utopie: «Dipenderemo sempre meno da pillole o compresse. I farmaci si stanno trasformando in anticorpi, la base dell’immunoterapia, che oggi si possono creare in maniera più semplice. Diventeranno sempre più specifici, e potranno persino trattare le malattie croniche».Ovvio: tocca avere fede nella scienza e nel progresso, e ogni male sarà spazzato via. A patto che - appunto - si rispettino tutti i comandamenti. Il primo e più importante è lo stesso di sempre: non esiste salvezza fuori dal vaccino. Remuzzi si perita di ripeterlo, anche se dalle sue parole emerge qualche leggerissima contraddizione. Per prima cosa il professore spiega che il Covid «ci sarà sempre, come l’influenza, e dobbiamo accettare questa realtà. Ma sta diventando endemico. E dovrà adattarsi ad un ambiente in cui non si trova a suo agio, per cui l’impatto probabilmente sarà minore». Quindi aggiunge almeno un paio di riflessioni interessanti. «I vaccini Rna-messaggero per il Covid durano poco», dice. «Ma ora alcuni gruppi giapponesi utilizzano già una nuova tecnologia per cui l’Rna si amplifica da solo, creando sequenze più lunghe che circolano nel corpo per un periodo molto più prolungato. Questo metodo è stato approvato a novembre. Occorre studiare a fondo gli eventuali effetti negativi, dei quali sappiamo ancora poco. Ma questa tecnica avrà ben presto applicazioni molto ampie, dall’influenza ai vaccini per il cancro, e un giorno potrebbe essere usata per insegnare al nostro organismo a produrre lui stesso proteine terapeutiche».Suggestivo. Nei fatti, Remuzzi ammette che gli attuali sieri durano poco. E a proposito di quelli che potrebbero essere sviluppati in futuro ammette la non esistenza di dati certi sugli effetti collaterali. Tuttavia, qualche riga dopo, sembra dimenticarsi quel che ha appena dichiarato. Il cronista del Corriere gli domanda: «Come si spiega questa nuova ondata di scetticismo verso i vaccini?». E il professore replica: «Le spiegazioni possono essere tante. Ma è semplicemente sbagliato. L’unico modo per combattere il Covid è il vaccino. Non ti protegge completamente dal contrarre l’infezione, ma dalla gravità della malattia. E in un futuro molto vicino il ringraziamento dovuto agli studiosi che lo hanno creato sarà ancora più grande».Straordinario. Per chi non lo ricordasse, Remuzzi è uno dei medici che hanno sviluppato un protocollo di cure per il Covid estremamente efficace. Il professore in persona lo ha illustrato a questo giornale nei dettagli. Eppure ora non cita nemmeno per sbaglio la parola cura, anzi si spinge a sostenere che il Covid si possa combattere solo tramite il vaccino. Un vaccino che - lo ha detto lui stesso - non dura ed è datato.Escludendo l’ipotesi che esistano due Remuzzi che si alternano per rispondere ai giornalisti, siamo di fronte a un evidente caso di condizionamento. L’esperto deve - ancora adesso - ribadire la sua cieca fede nel vaccino, pena la scomunica. Anzi, deve spingersi anche un poco oltre, celebrando le magnifiche sorti e progressive dei sieri. «La tecnica del Rna-messaggero comincia a dare risultati interessanti contro i tumori», dice Remuzzi. «La si sta sperimentando nelle fasi avanzate del melanoma, in certi tumori del cervello e in alcuni del polmone. Ricordiamo che l’uso del Rna-messaggero è nato nell’ambito della ricerca contro il cancro. Poi è arrivata l’emergenza del Covid, e questi vaccini hanno risparmiato 20 milioni di morti, solo nel 2021. A parte l’acqua potabile, nulla era stato capace di tanto per il genere umano. Ora si sta ritornando allo studio dei tumori, con una tecnologia molto migliorata».Già: il mito del «vaccino contro il tumore» di questi tempi è fra i più apprezzati. Chissà, forse vista la disillusione diffusa riguardo alle inoculazioni le case farmaceutiche hanno interesse a proporre un orizzonte di salvezza più ampio e ambizioso (messianico, come si diceva). Così propongono il siero definitivo, quello che può evitare la morte per il male del millennio. Non è una caso che sempre ieri - ne parlassero diffusamente sull’inserto Salute di Repubblica Katalin Karikó e Drew Weissman, i due scienziati che hanno ottenuto il Nobel nel 2023 per lo sviluppo del vaccino. Dopo aver opportunamente magnificato la loro pozione anti Covid, i due si sono messi a immaginare scenari da favola: «Le società farmaceutiche Pfizer-Biontech e Moderna stanno realizzando vaccini contro il cancro personalizzati». Niente meno. E quando saranno pronti? La Karikó non lo sa: «Non ho la sfera di cristallo. Ma sono fermamente sicura che tutto questo succederà». Idem come sopra: è necessario avere fede.Ma è necessario anche medicalizzare. Nei discorsi degli studiosi la parola «cura» sembra essere scomparsa. Quella per il Covid non si deve nominare manco per errore. Quella per il cancro non la si cerca: si punta direttamente sui vaccini. I quali, è cristallino, potranno - qualora si riuscisse mai a svilupparli - venire somministrati soprattutto ai sani, producendo un notevole risultato in termini di incassi. Nel frattempo, alla prevenzione che non sia medicalizzata non si accenna nemmeno. Pare che modificare lo stile di vita non interessi più a nessuno: continuate pure a correre sulla ruota del criceto, tanto ci sarà la medicina fatata a proteggervi dai malefici.Un esempio strabiliante di quest’ultima tendenza lo offre ancora una volta l’inserto Salute di Repubblica. Parlando dell’obesità e del sovrappeso arriva a sostenere che sia addirittura offensivo chiamare in causa il movimento, l’alimentazione sana e altre baggianate simili: «Solo una medicina adeguata può aiutare. L’obesità deve essere inserita subito nei piani contro la cronicità di modo da poter curare adeguatamente chi ne soffre con i farmaci che ci sono». Evviva: un’altra bella punturina e tutto andrà a posto, a colpi di messianismo e medicalizzazione.E qui spunta un mistero: come saranno finite nella zucca di medici e giornalisti specializzati queste due parole d’ordine? Chissà, forse c’entrano le imponenti pubblicità di Pfizer che addobbano le pagine di Repubblica e di altri quotidiani? Può darsi, ma non è certo il caso di farsi troppe domande: meglio tacere, e avere fede nel progresso.