2021-05-25
Campagna a rilento per gli over 60. E Fontana spaventa i vacanzieri
Gli immunizzati della fascia 60-69 sono solo il 21%. Il presidente lombardo: «Chi ha il richiamo durante le ferie deve tornare». Ma chiarisce: «Veniamo incontro ai cittadini spostando la data di qualche giorno».Il 79,5% dei 70-79enni e oltre il 90% degli ultraottantenni italiani hanno ricevuto almeno una prima dose. Ma nella fascia anagrafica dei 60-69 enni, più o meno 7 milioni e 400 mila uomini e donne, la progressione è meno rapida del previsto. La percentuale dei 60-69enni già immunizzata è bassa, il 21%, e nemmeno troppo lontana dal 29% dei 70-79enni: i 60-69enni che hanno ricevuto la prima dose sono 4.731.659, il 63,1%, e quindi i non coperti sono il restante 36,9%, più o meno 2 milioni e 700 mila persone. Di questi, un 15-20%, con punte del 40 in alcune realtà regionali, non si sarebbe ancora prenotato. Il commissario Figliuolo nei giorni scorsi ha raccomandato alle regioni di «aumentare in maniera graduale il contributo» assicurato alla campagna vaccinale da medici di base, pediatri, farmacisti e altri operatori del Ssn, pur mantenendo operativi gli attuali hub. Con un «graduale passaggio da vaccinazioni effettuate in maniera centralizzata» ad un sistema di «vaccinazioni delocalizzate», molto più capillare e prossimo ai cittadini, da raggiungere «a domicilio o in luoghi ad esso prossimi». Al netto dei titubanti e dei diffidenti per Astrazeneca, influisce il fatto che la fascia d'età comprende ancora in parte persone che ancora lavorano oltrechè il digital divide generazionale, più forte man mano che sale l'età. Per i più anziani, il problema è infatti logistico. Molti non usano internet né hanno parenti che li aiutino nel farlo, moltissimi non si muovono e vivono in località lontane dagli hub vaccinali. Gli esperti di OITAF, l'Osservatorio Interdisciplinare Trasporto Alimenti e Farmaci, lo avevano già previsto a dicembre 2020. Raccomandando fin da subito, e in ogni fase di vaccinazione, l'utilizzo di unità mobili per raggiungere le località periferiche, disagiate a con carenza di strutture mediche fisse. OITAF aveva calcolato che dalle unità mobili, sommando le categorie dei vaccinandi che si trovano nelle condizioni e nelle località descritte, dipendano le possibilità di somministrazione in tempi rapidi del 20% della popolazione italiana vaccinabile (esclusi under-16, ad oggi). Per questo gli esperti avevano suggerito - inascoltati - all'ex commissario Domenico Arcuri di predisporre da subito un piano specifico per il loro reperimento, conduzione, gestione e manutenzione con tanto di censimento. Prima però va fatto uno screening dei «renitenti», va capito che quadro clinico hanno, dove vivono, quale medico li segue. E poi procedere per aree, mandare lettere per posta ai parenti prossimi, fissare appuntamenti per il maggior numero di persone finché non viene coperto almeno il 70-80% del territorio analizzato. La regione più virtuosa per quanto riguarda le vaccinazioni agli anziani - con un'adesione che va dal 99% al 92% per gli over 60, 70 e 80 - è la Lombardia. Che è anche stata la seconda regione a siglare l'accordo, dopo il Piemonte, per coinvolgere le farmacie nelle vaccinazioni anti-Covid, già dalla fine di gennaio scorso. Sono stati già completato tutti i protocolli e conclusi gli accordi con i grossisti della distribuzione secondaria dei farmaci. Si aspetta solo di sapere da Roma quante dosi arriveranno, visto che è una decisione nazionale. L'obiettivo del governo è fare in modo che a giugno sia possibile effettuare il vaccino anche in farmacia in tutta Italia.Intanto il presidente Attilio Fontana ieri in tv è stato chiaro sul tema dei richiami durante le ferie estive: «I lombardi che dovranno ricevere la seconda dose del vaccino nel periodo delle vacanze dovranno tornare a casa». Aggiungendo però che «Nel nostro piano vaccinale abbiamo cercato di mettere pochissimi richiami nelle due settimane centrali del mese di agosto. Quando facciamo il vaccino cerchiamo di chiedere se si è presenti in quelle due settimane e si cerca di accontentare le persone anticipando o posticipando di qualche giorno» La vice presidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha precisato che «l'ipotesi sulla quale stiamo lavorando concretamente con il ministero dell'Innovazione Tecnologica, con il commissario e con il governo e per la quale siamo fiduciosi di poter avere una risposta positiva è quella di poter vaccinare nelle regioni di residenza quei cittadini che lavorano e hanno avuto la prima dose in Lombardia, ma sono residenti in altre regioni». Nel frattempo, la giunta Fontana ha approvato il documento che disciplina le somministrazioni e le linee guida del protocollo d'intesa tra Regione e aziende. L'obiettivo è quello di avviare la campagna vaccinale per le aziende da inizio giugno. Il protocollo prevede che i vaccini siano somministrati dal medico competente o dal medico di una struttura sanitaria privata, in convenzione con le associazioni di categoria o con le imprese. La vaccinazione sarà rivolta a tutti i lavoratori, a prescindere dal luogo di residenza o domicilio, che operano nell'azienda e anche appartenenti ad altre aziende che operano presso quest'ultima, o che hanno sede nell'immediato territorio limitrofo, previo accordo fra le parti. La somministrazione avverrà all'interno dell'unità locale interaziendale o nella struttura sanitaria privata in convenzione.