
Lavoratori e sindacati sulle barricate contro i tagli: di 10.000 dipendenti federali, ne rimarranno solo 300.Neanche una settimana fa, Elon Musk annunciava su X: «Stiamo smantellando Usaid» con il via libera del presidente americano Donald Trump. Da quel momento si sono susseguite in poco tempo dichiarazioni e azioni concrete con l’obiettivo di una profonda riforma dell’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale, sulle cui attività emergono diverse ombre. Tra le definizioni che Musk ha usato in questi giorni per descrivere l’ente, ci sono «organizzazione criminale» e «covo di vipere di marxisti della sinistra radicale che odiano l’America». Del resto, il tycoon già durante la sua prima amministrazione aveva espresso pareri contrari sulle azioni di Usaid, proponendo di tagliare il budget del 37 per cento. Volontà poi bloccata dal Congresso. Ieri Trump ha affermato che «Usaid sta facendo impazzire la sinistra radicale», sottolineando però che «non c’è nulla che può fare perché i soldi sono stati spesi in modo così fraudolento da essere completamente inspiegabile». Giovedì sono anche trapelate alcune notizie inerenti al sospetto finanziamento di alcuni media da parte di Usaid, con Politico che ha smentito di aver ricevuto 8 milioni di dollari. Vero è che ripercorrendo anche solamente la storia dell’agenzia, creata 64 anni fa dal presidente Kennedy per fornire aiuti umanitari, non sono pochi gli episodi venuti a galla che includono attività poco trasparenti, sprechi e frodi. Nel 2014, come ricorda Fox News, alcuni revisori e dipendenti dell’ufficio dell’ispettore generale di Usaid si erano rivolti al Washington Post per segnalare che alcuni risultati negativi sull’agenzia erano stati eliminati dal report. Il riferimento è a quando l’agenzia americana aveva pagato 4,6 milioni di dollari per liberare 16 americani in Egitto, arrestati perché non erano stati registrati correttamente nel Paese mentre lavoravano a progetti pro democrazia guidati da alcune Ong. Ma le ombre dell’attività di Usaid si legano a doppio filo anche alla Cina e ai centri di ricerca del coronavirus: un report del 2023 pubblicato dal Government accountability office ha reso noto che sia Usaid sia il National institutes of health, tra il 2014 e il 2021, avevano indirizzato parte dei fondi all’istituto di virologia e all’università di Wuhan. E in altri casi gli aiuti umanitari di Usaid non sarebbero arrivati alla corretta destinazione: solamente a novembre dell’anno scorso, un uomo siriano, Mahmoud Al Hafyan, è stato accusato di aver dirottato oltre 9 milioni di dollari di aiuti umanitari provenienti dagli Usa a gruppi terroristici, incluso anche la formazione islamista siriana Hay’at Tahrir al-Sham. Un altro episodio, sempre recente, mostra altre criticità che coinvolgono anche gli appaltatori: nel 2023, un’inchiesta del Bureau of investigative journalism e di Devex ha messo in luce elementi poco chiari sul progetto sanitario di 9,5 miliardi di dollari finanziato dal 2016 da Usaid e guidato da Chemonics international. Alcuni ex dipendenti avrebbero raccontato di ritardi, di indicatori di performance gonfiati, di risultati negativi eliminati. In proposito, è emerso un caso di frode attuato da un subappaltatore nigeriano, Zenith Carex, che avrebbe gonfiato le fatture sulla consegna di materiale sanitario. Il risultato è che Usaid, ignara di tutto così come pare anche Chemonics, ha pagato cifre esorbitanti. La faccenda si è conclusa poco più di un mese fa, con Chemonics che ha accettato di pagare una multa di 3,1 milioni di dollari alle autorità americane. Riguardo al rapporto con gli altri Paesi, per lungo tempo alcuni Stati hanno accusato Usaid di svolgere in realtà attività finalizzate a sovvertire i governi non particolarmente simpatici agli Usa. Nel 2013, Evo Morales, presidente al tempo della Bolivia aveva espulso i funzionari di Usaid dal suo Paese, accusandoli di «manipolare» i movimenti sociali in Bolivia. Dieci anni dopo, nel 2023, l’allora presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador aveva chiesto a Biden di fermare i finanziamenti di Usaid ai gruppi di opposizione in Messico. In una lettera l’ex presidente aveva scritto: «Il governo americano, in particolare Usaid, da qualche tempo finanzia organizzazioni apertamente contrarie al governo legale e legittimo che rappresento». Quello che è certo è lo scandalo portato alla luce da Associated press nel 2014: un social network cubano chiamato Zunzuneo era stato creato nel 2010 segretamente proprio da Usaid con il fine di spingere i giovani a una «primavera cubana» per rovesciare il governo.Tornando al presente, su oltre 10.000 dipendenti di Usaid, Trump ne terrà solamente 300. Intanto i funzionari dell’agenzia americana promettono battaglia con l’American federation of goverment e l’American foreign service association che hanno fatto causa all’amministrazione Trump chiedendo un ordine alla corte federale affinché blocchi «azioni incostituzionali e illegali».
L’aumento dei tassi reali giapponesi azzoppa il meccanismo del «carry trade», la divisa indiana non è più difesa dalla Banca centrale: ignorare l’effetto oscillazioni significa fare metà analisi del proprio portafoglio.
Il rischio di cambio resta il grande convitato di pietra per chi investe fuori dall’euro, mentre l’attenzione è spesso concentrata solo su azioni e bond. Gli ultimi scossoni su yen giapponese e rupia indiana ricordano che la valuta può amplificare o azzerare i rendimenti di fondi ed Etf in valuta estera, trasformando un portafoglio «conservativo» in qualcosa di molto più volatile di quanto l’investitore percepisca.
Per Ursula von der Leyen è «inaccettabile» che gli europei siano i soli a sborsare per il Paese invaso. Perciò rilancia la confisca degli asset russi. Belgio e Ungheria però si oppongono. Così la Commissione pensa al piano B: l’ennesimo prestito, nonostante lo scandalo mazzette.
Per un attimo, Ursula von der Leyen è sembrata illuminata dal buon senso: «È inaccettabile», ha tuonato ieri, di fronte alla plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo, pensare che «i contribuenti europei pagheranno da soli il conto» per il «fabbisogno finanziario dell’Ucraina», nel biennio 2026/2027. Ma è stato solo un attimo, appunto. La presidente della Commissione non aveva in mente i famigerati cessi d’oro dei corrotti ucraini, che si sono pappati gli aiuti occidentali. E nemmeno i funzionari lambiti dallo scandalo mazzette (Andrij Yermak), o addirittura coinvolti nell’inchiesta (Rustem Umerov), ai quali Volodymyr Zelensky ha rinnovato lo stesso la fiducia, tanto da mandarli a negoziare con gli americani a Ginevra. La tedesca non pretende che i nostri beneficati facciano pulizia. Piuttosto, vuole costringere Mosca a sborsare il necessario per Kiev. «Nell’ultimo Consiglio europeo», ha ricordato ai deputati riuniti, «abbiamo presentato un documento di opzioni» per sostenere il Paese sotto attacco. «Questo include un’opzione sui beni russi immobilizzati. Il passo successivo», ha dunque annunciato, sarà «un testo giuridico», che l’esecutivo è pronto a presentare.
Luis de Guindos (Ansa)
Nel «Rapporto stabilità finanziaria» il vice di Christine Lagarde parla di «vulnerabilità» e «bruschi aggiustamenti». Debito in crescita, deficit fuori controllo e spese militari in aumento fanno di Parigi l’anello debole dell’Unione.
A Francoforte hanno imparato l’arte delle allusioni. Parlano di «vulnerabilità» di «bruschi aggiustamenti». Ad ascoltare con attenzione, tra le righe si sente un nome che risuona come un brontolio lontano. Non serve pronunciarlo: basta dire crisi di fiducia, conti pubblici esplosivi, spread che si stiracchia al mattino come un vecchio atleta arrugginito per capire che l’ombra ha sede in Francia. L’elefante nella cristalleria finanziaria europea.
Manfred Weber (Ansa)
Manfred Weber rompe il compromesso con i socialisti e si allea con Ecr e Patrioti. Carlo Fidanza: «Ora lavoreremo sull’automotive».
La baronessa von Truppen continua a strillare «nulla senza l’Ucraina sull’Ucraina, nulla sull’Europa senza l’Europa» per dire a Donald Trump: non provare a fare il furbo con Volodymyr Zelensky perché è cosa nostra. Solo che Ursula von der Leyen come non ha un esercito europeo rischia di trovarsi senza neppure truppe politiche. Al posto della maggioranza Ursula ormai è sorta la «maggioranza Giorgia». Per la terza volta in un paio di settimane al Parlamento europeo è andato in frantumi il compromesso Ppe-Pse che sostiene la Commissione della baronessa per seppellire il Green deal che ha condannato l’industria - si veda l’auto - e l’economia europea alla marginalità economica.




