2023-11-08
Gli Usa possono bloccare il petrolio iraniano che finanzia Hamas
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Ansa
L'amministrazione Biden ha commesso l'ennesimo errore non applicando severamente le sanzioni, convinta che il regime degli Ayatollah avrebbe iniziato a dialogare. Invece, come facilmente prevedibile, Teheran ha usato i soldi per finanziare il gruppo terrorista che combatte nella Striscia di Gaza. Washington dovrà necessariamente fare retromarcia su una strada impervia che oggi presenta anche Cina e Russia.
L'amministrazione Biden ha commesso l'ennesimo errore non applicando severamente le sanzioni, convinta che il regime degli Ayatollah avrebbe iniziato a dialogare. Invece, come facilmente prevedibile, Teheran ha usato i soldi per finanziare il gruppo terrorista che combatte nella Striscia di Gaza. Washington dovrà necessariamente fare retromarcia su una strada impervia che oggi presenta anche Cina e Russia.Il mese scorso l’Iran ha esportato 1,4 milioni di barili di petrolio greggio al giorno, di cui il 74% è andato in Cina. L’amministrazione americana ha volutamente allentato l’applicazione delle sanzioni petrolifere da quando è entrata in carica. Una politica il cui pericolo è diventato evidente quando Hamas, finanziato, addestrato ed equipaggiato dall’Iran, ha massacrato più di 1.400 uomini, donne e bambini il 7 ottobre. «I funzionari statunitensi riconoscono in privato di aver gradualmente allentato l'applicazione delle sanzioni sulle vendite di petrolio iraniano» ha scritto nell’agosto Bloomberg News. Evidente come la mossa era quella di incoraggiare la flessibilità iraniana nei negoziati sul nucleare, ma Teheran non ha fatto nient’altro che accelerare la sua spinta verso la capacità di produzione di armi nucleari. Prima che Joe Biden entrasse in carica l’Iran esportava una media di 775.000 barili al giorno di petrolio, mentre era in vigore la politica di «massima pressione» decisa dall’amministrazione Trump. La cifra media sotto Biden nel 2023 è di 1,4 milioni di barili al giorno. Il valore totale stimato delle esportazioni di petrolio di Teheran dal febbraio 2021 è compreso tra 88 e 98 miliardi di dollari. Nel settembre scorso la Fondazione per la Difesa delle Democrazie ha presentato un metodo per stimare quanta parte delle entrate petrolifere stimate di Teheran sia dovuta «all'applicazione rilassata» delle sanzioni. Utilizzando i nuovi dati di ottobre questo metodo indica che l’Iran ha guadagnato da 32 a 35 miliardi di dollari in più a causa della permissiva applicazione delle sanzioni. L’ennesimo errore in politica estera di Biden. Con decine di miliardi di dollari aggiuntivi da spendere l’Iran ha trovato più semplice finanziare un’ampia gamma di iniziative. Una fonte all'interno dell'establishment della sicurezza israeliana ha detto alla Reuters che il sostegno finanziario di Teheran ad Hamas era cresciuto da 100 milioni di dollari a 350 milioni di dollari all'anno prima del massacro del 7 ottobre. Alla luce del decennale sostegno dell’Iran ad Hamas una coalizione bipartisan di oltre 110 legislatori, composta equamente da democratici e repubblicani, ha chiesto all’amministrazione Biden di applicare pienamente le sanzioni all’Iran e di limitare le sue entrate petrolifere. Se l’amministrazione Biden è disposta a invertire la rotta e a ritenere l’Iran responsabile, ci sono delle fasi nel piano che dovrebbe perseguire. In primo luogo, gli Stati Uniti dovrebbero recidere o limitare l’accesso di Teheran alle entrate accumulate dalle esportazioni. Inoltre, Washington dovrebbe immediatamente revocare la sconsiderata decisione presa all’inizio di quest’anno di consentire a Teheran di accedere a 16 miliardi di dollari delle sue riserve e di congelarle, compresi i 6 miliardi di dollari rilasciati per riscattare gli ostaggi americani. Poi gli Usa dovrebbero impedire il potenziale rilascio di beni congelati in Paesi amici, tra cui Giappone, India e Lussemburgo (1.7 miliardi).Infine, Washington dovrebbe fare pressione su Pechino affinché riduca l’accesso di Teheran ai fondi detenuti nelle banche cinesi ma qui le speranze sono ridotte al lumicino visti i rapporti tra i due Paesi. Sempre come parte della prima fase secondo Saeed Ghasseminejad, consulente senior per l'Iran e l'economia finanziaria, «Washington dovrebbe sviluppare un nuovo pacchetto di sanzioni contro le banche straniere che facilitano le transazioni finanziarie per conto del regime di Teheran. Ciò dovrebbe includere sanzioni secondarie – e la potenziale perdita di accesso al dollaro americano e al sistema finanziario – per coloro che continuano a fare affari con Teheran. Questa amministrazione dovrebbe comunicare questo piano ai principali partner commerciali di Teheran, tra cui Turchia, Iraq, Emirati Arabi Uniti e Cina». La seconda fase consiste nel distruggere le esportazioni di petrolio iraniano attraverso strumenti finanziari e giudiziari convenzionali. «L’amministrazione Usa -prosegue Saeed Ghasseminejad- dovrebbe identificare e sanzionare gli acquirenti cinesi del petrolio iraniano, nonché designare le banche, le compagnie assicurative e le altre istituzioni finanziarie che facilitano questo commercio. L’amministrazione dovrebbe prendere di mira anche le petroliere che trasportano il petrolio iraniano, nonché i porti, le società di copertura e i dirigenti delle società di copertura che facilitano il commercio». C’è poi una terza fase che prevede la confisca delle petroliere e la vendita del loro carico. I fondi potrebbero essere utilizzati per sostenere una campagna di massimo sostegno al popolo iraniano, come la creazione di un fondo per lo sciopero o mezzi per garantire l’accesso a Internet in caso di blackout governativi. Oltre a limitare le entrate di Teheran, questo piano in tre fasi darebbe a Washington una maggiore influenza sulle forniture petrolifere globali. Inoltre, costringerebbe la Cina a fare maggiore affidamento per le sue importazioni sugli stati del Golfo Persico che hanno un orientamento più filoccidentale. Infine, aiuterebbe a smantellare le reti illegali che favoriscono altri avversari degli Stati Uniti e dell’Occidente, come la Russia e il narco-Stato del Venezuela, ad eludere le sanzioni.