2022-02-25
Usa e Ue divisi sulle sanzioni. Biden: «Misure devastanti». Berlino si mette di traverso
Il leader americano propone di rimuovere la Russia dal sistema di pagamento internazionale. Ma l’Europa si oppone. Cina, Iran e Pakistan stanno con Vladimir Putin.Avevano entrambi promesso un «massiccio pacchetto di sanzioni» contro la Russia da presentare, rispettivamente, al G7 e ai leader dell’Unione europea per l’approvazione. Joe Biden era stato categorico: «Saranno sanzioni senza precedenti». Anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, era stata chiara nel suo messaggio. «La Ue è con l’Ucraina», è stata la risoluta introduzione al Consiglio straordinario europeo riunitosi in tarda serata per accordarsi sulle misure che i 27 intendono mettere in atto per chiedere al Presidente Putin di fare marcia indietro. Scopo delle decisioni sarebbe quello di tentare di indebolire l’economia russa, frenando l’accesso delle banche ai mercati finanziari europei. Per tutta la giornata di ieri, Ue e G7 hanno cercato la convergenza dei partecipanti sulle misure da adottare e da sommare alle decisioni già prese. Il presidente Biden ha annunciato in serata quelle che sono le idee in campo per isolare Mosca dai mercati finanziari. Grosse spaccature si sono però registrate fin da subito sulla «madre di tutte le sanzioni»: l’esclusione della Russia dal sistema Swift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication). Gli Usa sono infatti pronti a procedere, mentre i partner europei frenano. Swift è la rete attraverso cui dialogano e si connettono le banche di tutto il mondo, riuscendo così a gestire una mole enorme di transazioni internazionali. È questa, forse, l’unica sanzione di fronte alla quale la Russia non è riuscita a nascondere il proprio disappunto e la reale preoccupazione. Si tratta però di un’arma a doppio taglio, già utilizzata con l’Iran che, non a caso, non invia più gas e petrolio in Europa. Se quindi gli Usa non incontrano approvazione sul punto, Biden ha rilanciato una serie di misure in parte condivise dalla Ue: il divieto di esportazioni dagli Usa a Mosca, lo stop ai finanziamenti che potrebbero andare a rinvigorire l’esercito russo e il controllo sull’export di tecnologia dual use (tecnologia per uso sia civile, sia militare), tra questi. Ma Biden intende usare la «mano pesante» anche sul sistema bancario e finanziario russo, congelando gli asset dei maggiori istituti di credito detenuti da Mosca. Gli Usa hanno in mente, come dichiarato in conferenza stampa, una serie di «colpi» da assestare al programma spaziale russo che, ha dichiarato il presidente americano «subirà pesanti conseguenze». Divisioni sembrano emergere anche sulla questione della fornitura di energia. Il blocco di Nord Stream 2, caldeggiato fortemente dagli Stati Uniti, lascia perplessa l’Europa essendo anch’esso un’arma a doppio taglio. In ogni caso, resta un enorme deterrente per la Russia: lo stop del cancelliere tedesco Olaf Scholz alla certificazione della pipeline sarà certamente difficile da assorbire per Putin, visto che l’economia della sua nazione si basa molto sulla vendita di idrocarburi. Di contro, l’Europa è dipendente dal gas che viene inviato dalla società russa Gazprom. Di qui, tentennamenti e indecisioni sul punto. Sull’impatto reale che tutte queste azioni dovrebbero avere, interviene la Cina, sempre più vicina a Mosca e oramai da considerare suo alleato strategico in caso di ulteriore ampliamento del conflitto. «Le sanzioni unilaterali nei confronti della Russia saranno inefficaci per risolvere la questione che ha portato all’escalation militare», commenta la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying. Poi, passa ad utilizzare termini sempre più forti per sciogliere ogni dubbio sulla posizione cinese: «Ci opponiamo risolutamente a tutte le sanzioni unilaterali illegali», dice. «La Russia ha riserve energetiche importanti, petrolio e gas in primis, e nei pagamenti verrà supportata dalla Cina», ricorda. Diverse banche russe si sono unite, in effetti, al sistema di pagamento interbancario cinese e Mosca ha fatto passi da gigante per ridurre la sua dipendenza dal dollaro negli ultimi anni, anche usando lo yuan nei pagamenti commerciali. Sullo scacchiere internazionale pesa anche la posizione dell’Iran, i cui rapporti con Cina e Russia si sono sempre più rafforzati, da quando è entrato in carica il presidente Ebrahim Raisi. Teheran è entrata a far parte a pieno titolo dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (organizzazione di sicurezza dell’Asia centrale guidata da Mosca e Pechino), dopo essere stata a lungo un semplice «osservatore». I rapporti si sono stretti ogni giorno di più, dunque, tanto che a gennaio diverse imbarcazioni da guerra iraniane hanno partecipato ad una esercitazione nell’Oceano indiano insieme a flotte militari russe e cinesi. Putin ha, inoltre, un altro possibile alleato. Il Pakistan, che pur mantiene una posizione ambivalente di amicizia sia con gli Stati Uniti, sia con la Russia, «vanta» un primato tutto da interpretare: Imran Khan, il suo presidente, è stato il primo leader straniero a far visita a Putin dopo che questi ha «riconosciuto» l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donestk e Lugansk. Tutti i segnali portano a ritenere che Mosca abbia saputo costruire una tela di alleanze preziose.