
Visita della Yellen. Lunedì trilaterale sull’industria fra Italia, Francia e Germania.Gli Stati Uniti e la Cina hanno concordato di tenere «scambi intensi per una crescita equilibrata». Così recita un comunicato diffuso dal dipartimento del Tesoro statunitense al termine di due giorni di colloqui tra il segretario al Tesoro, Janet Yellen, e il suo omologo cinese, He Lifeng. «Questi scambi faciliteranno la discussione sugli squilibri macroeconomici, inclusa la loro connessione con la sovracapacità, e intendono sfruttare questa opportunità per sostenere condizioni di parità per i lavoratori e le imprese americane», ha annunciato la Yellen in una dichiarazione. I colloqui tenuti a Guangzhou hanno segnato l’ultimo passo in avanti negli sforzi congiunti Usa-Cina per stabilizzare i legami in linea con gli impegni emersi dal summit di novembre a San Francisco tra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping. La visita della Yellen in Cina, la seconda negli ultimi 12 mesi, è avvenuta quando Washington e Pechino vedono i loro contrasti aumentare, dall’accesso alla tecnologia avanzata alle relazioni con Taiwan e fino all’app Tiktok.«Dopo una discussione approfondita con la mia controparte, sono lieta di annunciare che abbiamo concordato di lanciare due nuove importanti iniziative che promuoveranno gli interessi dei lavoratori e delle imprese americane e contribuiranno a proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti», ha aggiunto la Yellen. In primo luogo, Stati Uniti e la Cina manterranno «intensi scambi sulla crescita equilibrata delle economie nazionali e globali» al fine di facilitare la discussione sugli squilibri macroeconomici, compreso il collegamento alla sovracapacità. «Intendo sfruttare questa opportunità per sostenere condizioni di parità per i lavoratori e le imprese americane», ha osservato ancora la Yellen. Gli Usa considerano la sovracapacità come un enorme sussidio cinese ad alcune attività - energia solare, veicoli elettrici e batterie, per esempio - che rischia di creare un’eccedenza di beni a basso costo in grado di minacciare questi settori altrove. In secondo luogo, «abbiamo concordato che Stati Uniti e Cina avvieranno una cooperazione e uno scambio congiunto tra Tesoro e Banca centrale cinese (Pboc) sull’antiriciclaggio per espandere la cooperazione contro la finanza illecita e la criminalità finanziaria». In vista delle elezioni presidenziali, alla Casa Bianca stanno cercando un punto di incontro economico con Pechino per evitare ripercussioni inflazionistiche e il rischio che un surplus cinese travolga gli Usa. Il problema è che questa mossa fa finire all’angolo l’Europa: più gli Stati Uniti e la Cina si mettono d’accordo e più rischia di farne le spese il Vecchio continente. Nel 2026, tra l’altro, entrerà in vigore il cosiddetto Cbam, acronimo di Carbon border adjustment mechanism, ovvero il meccanismo di adeguamento delle emissioni importate. Un’evoluzione sulle tasse sulla CO2 decisa da Bruxelles che creerà forti frizioni con Washington che non condivide il modello impostato dagli euroburocrati. I rapporti diventeranno, quindi, più complicati proprio quando non abbiamo gli strumenti necessari per diventare un terzo polo autonomo e resistente. Nel frattempo, domani i ministri dell’Economia e dell’Industria di Italia, Francia e Germania si incontreranno a Meudon, a Sud Ovest di Parigi, per discutere una strategia comune tesa a contenere l’avanzata di Cina e Stati Uniti. L’Ue deve «mostrare i denti» alla Cina per «difendere i propri interessi economici», ha detto ieri il ministro francese Bruno Le Maire, prima della trilaterale, sottolineando che «il tempo della globalizzazione felice è finito», mentre è iniziata «l’era della rivalità». L’Unione, ha aggiunto il rappresentante di Bercy, ha bisogno di «strumenti per ribilanciare» il rapporto commerciale con Pechino, in particolare nel settore ambientale. Tre i pilastri d’indirizzo comune che Roma, Parigi e Berlino intendono sostenere davanti alla futura Commissione Ue: semplificazione, concorrenza internazionale leale e rafforzamento dell’indipendenza energetica dell’Europa. Si tratta della terza trilaterale sull’industria in meno di un anno.
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