2025-04-30
Mentre l’Europa rischia di stare al buio Ursula pensa solo ad avere più cannoni
Ursula von der Leyen (Ansa)
Il 12 maggio vertice con le industrie della Difesa: la Baronessa chiederà di aumentare la produzione promettendo investimenti.Mentre Spagna e Portogallo iniziano a fare la conta dei danni provocati da uno dei blackout più violenti della recente storia energetica europea, il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, tira dritto verso le sue di priorità. Aveva messo nero su bianco che il piano ReArm Europe avrebbe rappresentato una svolta per i destini del Vecchio continente e la linea non cambia. Del resto, nell’ottica berlinocentrica della Baronessa, il pericolo russo è dietro l’angolo e bisogna fare incetta di carri armati, navi militari, droni, proiettili, scudi di protezione e sistemi di cybersicurezza per scongiurare l’imminente offensiva di Putin. Se questa è la prospettiva, è normale che l’urgenza diventi chiamare alle armi le principali industrie belliche dell’Ue. E che una crisi energetica epocale come quella che ha colpito la Penisola iberica passi in secondo piano. Bisogna organizzare «uno scudo comune», insiste Bruxelles sulla spinta di Francia e Germania.Secondo quanto appreso dal sempre ben informato portale di notizie paneuropea Euractive, infatti, il 12 maggio Ursula ospiterà, nella capitale belga, gli amministratori delegati dei più rilevanti gruppi della Difesa europea per un colloquio che ha l’obiettivo di incrementare la produzione in tutto il continente. Come? Da un lato, la Von der Leyen chiederà alle varie Thales, Airbus, Knds, Dassault Aviation, Rheinmetall, Hensoldt e Leonardo uno sforzo di programmazione e spesa in più e, in cambio, si impegnerà a spianare loro la strada. Il presidente della Commissione dovrà mettere sul campo rassicurazioni un po’ per tutte le promesse del Libro bianco (Defence Readiness 2030). I big degli armamenti vogliono avere certezze sulle nuove commesse e, quindi, rassicurazioni sui contratti, altrimenti perché dovrebbero aumentare la produzione e tirar su nuovi siti? E poi chiedono maggiore semplificazione.Per accedere ai finanziamenti, per avere i premessi di costruzione e attraverso deroghe all’asfissiante normativa Esg che in questi anni a ingolfato qualsiasi iniziativa imprenditoriale in Europa. Non che non sia giusto rendere l’Europa più autonoma su un fronte strategico essenziale come quello della Difesa ma, visto quello che sta succedendo, è impossibile non chiedersi se sia questa la vera priorità. O se, come a Bruxelles spesso capita, non si stia ingigantendo un problema che esiste per poi consentire ai soliti noti, Berlino e Parigi in primis, di fare affari sulla scorta della necessità e dell’urgenza. Non c’è ancora una lista ufficiale delle imprese «invitate», ma basta rileggere i nomi di cui sopra o scorrere la classifica dei principali player europei del settore per capire chi potrebbe trarre profitti da questa situazione. Non che i dialoghi con le imprese siano una grande novità per Bruxelles, ma quasi sempre si focalizzano sui settori in crisi. Gli esempi più recenti fanno riferimento all’industria dell’agroalimentare e a quella dell’automotive. Neanche a farlo a posta, due tra i più colpiti dalla iper-proliferazione di norme e deadline green.Così come non è un caso che le prime voci sui vertici arrivino all’indomani della storica richiesta di Berlino a Bruxelles di deroga dai vincoli del Patto di stabilità per avviare gli investimenti nel piano di riarmo del Paese.Proprio la Germania che imponeva e per certi versi impone ancora l’austerity agli altri, adesso chiede all’Europa la possibilità di «sforare». Non che non fosse prevista, ma la mossa tedesca, in assenza di pericoli russi effettivi, dà corpo ai sospetti di chi vede nei piani di investimenti da centinaia di miliardi varati in fretta e furia da Bruxelles e Berlino più un modo di dare fiato all’asfittica industria tedesca, zavorrata dalla crisi dell’auto, piuttosto che la necessità dell’Europa di difendersi da un nemico che per adesso è solo immaginario.L’esenzione varrà su investimenti fino a un massimo dell’1,5% del Pil all’anno e per quattro anni, aveva spiegato la Commissione Ue, chiedendo agli Stati di muoversi in maniera coordinata. Ma per adesso, a parte Portogallo e Slovenia che hanno detto di voler procedere e Belgio e Bulgaria che sono fortemente orientate in questa direzione, solo la Germania si è esposta ufficialmente. E, del resto, si tratta del Paese che ha maggiori margini di azione rispetto ai conti pubblici e, quindi, è anche logico che li sfrutti.Meno logico è, invece, che, nell’ambito della Commissione e dei processi decisionali di Bruxelles, si crei un sistema che punti a favorire Berlino e anche Parigi a discapito degli altri. È lo schema che ha governato l’Europa negli ultimi decenni e, tirando le somme, possiamo dire che non ha funzionato.Se davvero si vuole cambiare verso al Vecchio continente, è su questo sistema di potere che bisognerebbe prioritariamente intervenire.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.