
La banca chiude i nove mesi con un utile di 3 miliardi e riduce del 35% l'esposizione sui titoli di Stato. L'ad Jean Pierre Mustier invia però un segnale di ottimismo al mercato: «Con il mio stipendio lordo comprerò le nostre azioni». Voci di cessioni di Fineco.«Stiamo implementando una serie di misure per proteggere il nostro capitale, incluse cessioni di attività specifiche tra cui immobiliari e una riduzione di circa il 35% nella sensitivity del nostro Cet1 ratio ai Btp spread». A dirlo è l'ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, che ieri ha commentato i conti trimestrali del gruppo di Piazza Gae Aulenti. Il manager ha sottolineato come la riduzione della sensitività sul debito italiano avverrà mantenendo sostanzialmente invariato il portafoglio per quantità di titoli decennali italiani, ma rimodulando i termini di alcuni di questi investimenti. L'ad ha voluto inviare comunque un segnale di fiducia: «Comprerò azioni Unicredit per l'equivalente del mio salario lordo», ovvero 600.000 euro. Quello che si evince dai numeri generali presentati da Unicredit è che la banca ha deciso di assumere una posizione difensiva nel breve periodo, a causa dell'attuale instabilità politica che grava sui mercati. Nei i primi nove mesi dell'esercizio, Unicredit ha riportato un utile netto in calo tendenziale del 53,7% a 2,165 miliardi di euro e con un risultato rettificato in crescita del 4,7% a 3,012 miliardi. Sul risultato di periodo, va detto, ha pesato non poco una svalutazione di 846 milioni operata sulla partecipata turca Yapi.Lieve segno meno anche per i numeri del terzo trimestre. I ricavi, si legge in una nota, sono diminuiti dell'1,1% anno su anno a 14,868 miliardi di euro (-2% a 4,81 miliardi nel terzo trimestre) e le rettifiche apportate sui crediti sono diminuite del 19,4% a 7,98 miliardi. I crediti verso la clientela sono saliti del 4,9% rispetto al 2017 a 432 miliardi, la raccolta è migliorata del 5,5% a 420,4 miliardi e i tassi sui finanziamenti alla clientela sono diminuiti di 11 punti base, sempre anno su anno. Le commissioni sono inoltre salite del 2,5% rispetto all'anno scorso a 1,6 miliardi, con le attività da negoziazione in calo del 27,4% a 277 milioni. In flessione i costi operativi, scesi del 7,7% a 2,6 miliardi. Nel periodo, le rettifiche sui crediti si sono invece attestate a 1,7 miliardi (-19,4%).Sempre in ottica difensiva, la banca ha provveduto ad alzare gli accantonamenti in previsione di alcune sanzioni americane in fase di liquidazione, per le quali comunque non si attendono impatti importanti. Ad ogni modo le spalle del gruppo sono solide. Per quanto riguarda gli indicatori patrimoniali, la banca a fine settembre aveva un Cet1 al 12,11%, ben oltre i requisiti imposti dell'Ue. Ciononostante, Unicredit ha rivisto al ribasso alcuni target del Piano Transform 2019, confermando tuttavia gli obiettivi sul fronte dell'utile d'esercizio. In particolare, i ricavi per l'esercizio in corso sono ora visti a 19,7 miliardi, mentre quelli per l'anno successivo sono attesi a 19,8 miliardi. Il margine di interesse netto e le commissioni al 2019 vengono invece confermati a circa 18,1 miliardi mentre i costi per quest'anno sono attesi al di sotto degli 11 miliardi, e al 2019 al di sotto dei 10,6 miliardi. Il rapporto tra costi è fatturato per il 2019 è poi atteso tra 52% e 53%.Una conferma arriva invece sul fronte dell'utile netto, atteso per il 2018 oltre i 2,8 miliardi, mentre il risultato netto rettificato è atteso al di sopra di 3,6 miliardi. L'utile netto al 2019 è confermato a 4,7 miliardi. Per quanto riguarda gli indicatori patrimoniali, il Cet1 ratio al 2018 è atteso tra l'11,5% e il 12% e il Cet1 ratio al 2019 tra 12% e 12,5%. Quello che resta da capire ora è come il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier intenda procedere ad alcune cessioni «per proteggere» il capitale sul mercato. Tra le ipotesi c'è chi paventa che Unicredit possa cedere le sue quote in Mediobanca e Fineco. «Il mercato probabilmente penserà a Fineco e a Mediobanca come possibili quote da cedere». si legge in una nota ai clienti arrivata da un sales di Intermonte, in cui si fa notare la «stupefacente performance» di Fineco a Piazza Affari.
Ansa
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(IStock)
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