
L’ad Orcel avvisa il mercato: «Se il Tar dovesse bloccare l’Ops su Banco Bpm potremmo riproporre l’operazione in seguito». Smentite le mire su Generali: «Non esiste nessuna scalata. Su Commerz parleremo con il governo tedesco quando sarà l’ora».Unicredit-Banco Bpm si avvicina ai titoli di coda. Se, infatti il Tar del Lazio dovesse dichiarare legittimo il golden power formulato dal governo l’addio all’operazione sarebbe concreto. Al Consiglio nazionale della Fabi è la giornata di Andrea Orcel: il ceo del gruppo, al centro del risiko bancario, non si tira indietro. Anzi, alza il velo sulle dinamiche dietro le quinte annunciando in via preliminare che il suo gruppo non ha nessuna intenzione di scalare Generali.Invece l’Ops su Banco Bpm ribadisce il banchiere, è «un’operazione valida industrialmente ma anche strategicamente» tuttavia si scontra con «visioni diverse» che, in assenza di certezze regolamentari, la rendono «non economica». Un giudizio netto che riflette il nervosismo in casa Unicredit. «Stiamo parlando di un asset importante, ma se non ci sono le condizioni per costruire valore in modo chiaro, non possiamo procedere». C’è un altro fattore che pesa: «Il percorso Tar-Consiglio di Stato non arriverà in tempo per darci certezza della chiusura dell’operazione su Piazza Meda», rileva l’ad, aggiungendo che l’offerta potrebbe «decadere». Ma il discorso resta aperto: «Non escludiamo di poterla sempre riproporre. Ma dev’essere chiaro che non vogliamo forzature: il ricorso al Tar è una questione di chiarezza, non di combattimento».Le prossime settimane si preannunciano incandescenti: il 4 giugno l’udienza sul golden power davanti ai giudici amministrativi, mentre il 10 sarà la volta di Banco Bpm, che chiederà la sospensiva della delibera Consob che ha congelato per 30 giorni l’offerta Unicredit. Il 19 giugno entrerà in campo anche l’Antitrust Ue. A Bruxelles, intanto, si gioca una partita parallela con il governo italiano: al centro dello scontro, l’interpretazione dell’articolo 21 del regolamento europeo sulle concentrazioni.«Abbiamo sempre agito con correttezza, ma se i margini si chiudono, le opportunità si spostano altrove», ha commentato Orcel, lasciando intendere che Unicredit non resterà a guardare.Nel frattempo, sgombra il campo dalle speculazioni su Generali: «Non esiste alcuna scalata. Abbiamo una quota che riteniamo strategica, ma non c’è nessuna manovra ostile». Una risposta diretta al monito lanciato due giorni fa dallo stesso palco da Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo: «Se Unicredit decidesse di scalare Generali chiamerei Andrea Orcel e gli direi: Fermati».Il botta e risposta si conclude con l’ironia che smorza i toni: «Tanto per essere chiari, Carlo e io ci sentiamo regolarmente. E, per ora, continua a battermi sulla cacio e pepe. Sto cercando di farmi invitare più spesso», scherza Orcel tra le risate della platea.Ma poi torna il banchiere pragmatico: «In Europa c’è un nuovo paradigma sulle M&A. L’influenza dei governi sulle operazioni di mercato è diventata molto significativa. E questo, piaccia o meno, va preso in considerazione. Il quadro normativo va riformato, altrimenti perdiamo competitività rispetto agli Stati Uniti».Sulla partita Mediobanca-Banca Generali è netto: «Per Generali, Banca Generali è un canale di distribuzione eccellente. Ridurre la rete di distribuzione in questa fase non lo farei mai. Ma è una scelta che spetta al consiglio, non all’assemblea dei soci».Capitolo Commerzbank. Unicredit ha in mano circa il 30% del capitale e, pur mantenendo un profilo basso, la presenza è tutt’altro che simbolica. «Siamo persone educate e corrette, ma questo non toglie che abbiamo il 30%. E con il governo tedesco parleremo quando sarà il momento».Nel frattempo, osservatori e analisti si interrogano sul ruolo silenzioso ma cruciale di Crédit Agricole. Il gruppo francese è azionista con quasi il 20% di Banco Bpm e partner di Unicredit tramite Amundi. Il presidente di Crédit Agricole Italia, Giampiero Maioli, si smarca: «Non faremo mai operazioni ostili e non siamo tra i protagonisti di questa stagione del risiko».Sull’eventuale combinazione tra Banco Bpm e Mps, Maioli taglia corto: «In questo momento vorrei prima capire cosa succede nelle partite aperte».Nel risiko bancario italiano, insomma, il dado non è ancora tratto. Ma i giochi si fanno sempre più intricati.
Cristian Murianni-Davide Croatto-Andrea Carulli
Il proprietario del negozio Union Fade di Milano Cristian Murianni: «Una borsa Hermès degli anni Venti vale più di una odierna. Dentro c’è la cultura, la mano, il tempo. Noi viaggiamo in tutto il mondo alla ricerca di vestiti autentici e rari».
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La morte assistita, in certi Stati come il Belgio, è già diventata una «soluzione» all’incapacità di trattare patologie guaribili. Tipo la depressione di cui soffre Siska, 26 anni, che invece riceverà l’iniezione letale. E il Canada pretende i parenti-spettatori.
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