2018-11-27
Una valigia di contanti per la casa di Malagò
Vita e opere del Grande Gatsby di Roma Nord raccontate da «Panorama». Uomo dalle mille relazioni, ha un passato con diversi momenti mai del tutto chiariti, come la vendita di un immobile allora pagato 435 milioni in banconote da 5.000 lire e in parte in nero. Negli ambienti capitolini è soprannominato il Grande Gatsby di Roma Nord, per le indimenticabili feste offerte nel suo palazzetto ai Parioli. Ma qualcun altro lo ha soprannominato Megalò per la guasconeria giovanile. Un tratto, che come racconteremo in questo articolo, ha tratteggiato la sua vita gaudente e spericolata. Caratterizzata da qualche inciampo poco edificante. Anche per questo Giovanni Malagò, Giovannino per gli amici, non può essere liquidato alla voce viveur. Certo il bel rampollo è stato un incallito festaiolo e gli sono stati attribuiti amori veri o presunti con bellezze quali Monica Bellucci, Carla Bruni, Anna Falchi e Martina Colombari. Persino un flirt con Asia Argento. Comunque, Malagò, conquiste a parte, è un uomo dalle mille relazioni [...]Malagò è arrivato ai vertici del Coni con la spinta del governo di Enrico Letta (lo sponsor sarebbe stato lo zio dell'allora premier, Gianni), ma ha trovato una solida sponda anche nel gabinetto di Matteo Renzi. Megalò, pronipote dell'ex ministro dc Pietro Campilli e dell'ex governatore della Banca d'Italia, Donato Menichella, è stato molto vicino a Gianni Agnelli e a Luca Cordero di Montezemolo, che ha sposato una storica collaboratrice dei Malagò, Ludovica Andreoni.Oggi, alla soglia dei 60 anni (è del 1959), ha uno stile di vita più morigerato rispetto a quando passava da un salotto all'altro, correva in auto (fece un drammatico incidente) e faceva pasticci all'università. Ma il 50 per cento del suo sangue resta cubano (la madre Livia Campilli è nata nei Caraibi) come ha puntualizzato Giovannino in una vecchia intervista. E forse per questo il governo pentaleghista gli ha fatto perdere le staffe: «Anche il fascismo aveva rispettato la storia del Coni» ha dichiarato. Dal Foro italico fanno sapere con orgoglio che, immediatamente dopo l'intemerata, il presidente avrebbe riferito di essere pronto a fare le valigie all'istante: «Se il problema sono io, firmo subito le dimissioni» avrebbe detto. Ma il sottosegretario Giancarlo Giorgetti avrebbe respinto la generosa offerta.Ma chi è davvero Malagò? Certamente un uomo ricco di famiglia. Tanto da poter devolvere, lodevolmente, lo stipendio del Coni ad atleti bisognosi e attività sportive meritevoli, come la palestra di Scampia di Gianni Maddaloni. Il suo primo mestiere è commerciante di auto di lusso: ex agente della Bmw, lo è ancora della Ferrari e della Maserati. Possiede il 15 per cento della Samocar (quasi 2 milioni di utile d'esercizio nel 2017), di cui è consigliere, e il 95 per cento della finanziaria Samofin (1,2 milioni di guadagni, sempre nel 2017), di cui è presidente e amministratore. La Samofin controlla il 50 per cento della Gl investimenti, posseduta a metà con Lupo Rattazzi della dinastia Agnelli. La società, nel giugno scorso, risultava aver generato 3,85 milioni di profitto. [...] Negli anni Ottanta con una delle sue auto sportive, mentre viaggiava, avrebbe investito due ragazzi che stavano spingendo la loro 500. Un incidente mortale, ovviamente colposo e di cui non resta traccia sulla sua fedina penale, ma che a Roma fa ancora parlare, seppure la vicenda sia vecchia di almeno trent'anni. [...]A Roma c'è una persona che conosce bene Malagò ed è una sorta di anello di congiunzione tra la tragedia stradale e un altro fatto che nel 1985 ha colpito l'opinione pubblica. Questo testimone è Ennio P., già bidello della facoltà di Economia e commercio della Sapienza che vendeva esami agli studenti [...] La notte dell'11 luglio 1985, Ennio fu arrestato con l'accusa di aver modificato i registri di facoltà consentendo a Malagò e ad altre decine di studenti di superare esami universitari a pieni voti senza averli mai dati. Il «facilitatore», nell'interrogatorio davanti ai giudici, non ha mai fatto il nome di Giovannino. Il futuro presidente del Coni fu incastrato da altre prove, ma vista la lunghezza del procedimento il reato venne prescritto dopo il giudizio di secondo grado. Secondo la Corte d'appello, però, andavano «mantenute ferme le dichiarazioni di falsità documentali accertate» e per questo la sentenza fu trasmessa alla Sapienza «per i provvedimenti di competenza». L'università decise di annullare il diploma di laurea. Malagò sostenne di nuovo due dei tre esami «saltati» a Roma, quindi si trasferì a Siena dove concluse il ciclo di studi a 46 anni, dopo esservi stato ammesso «eccezionalmente». Con Panorama Ennio parla, per la prima volta in assoluto, degli esami falsi. [...] L'ex bidello ha ricordi nitidi degli anni dell'università: «C'erano principi, baroni, c'era un sacco di gente facoltosa. Lo sapevano tutti chi ero. Malagò faceva parte di quel giro. Ci siamo incontrati in facoltà, a Economia e commercio. Qualche volta sono andato a trovarlo anche all'autosalone. Erano tutti ragazzi pieni di soldi e io non ho guadagnato quasi niente per i miei favori, anzi ci ho rimesso la noce del collo, perdendo il posto di lavoro. Quegli studenti mi hanno fatto delle promesse, assicurandomi che se fossi stato zitto mi avrebbero trovato un lavoro e, invece, a me non mi ha aiutato nessuno». [...] Un avvocato romano, Giampiero S., rievoca un'altra storia. Nel 1988 i Malagò parteciparono alla vendita di una casa in zona Balduina. L'acquirente era il cognato di Giampiero, il quale venne coinvolto in prima persona. La casa era intestata a una parente dei Malagò, impiegata della Samocar. Secondo la fonte di Panorama, però, a gestire la vendita furono Vincenzo (ufficialmente procuratore speciale della proprietaria) e Giovanni Malagò, entrambi presenti nello studio del notaio Claudio C.. I venditori pretesero il pagamento in contanti. «Io portai le borse con i soldi. Se ricordo bene, erano 87.000 banconote da 5.000 lire (435 milioni di lire, ndr). La nostra fu una sorta di ripicca, come a dire: «Li avete voluti in contanti, mo' ve li contate». Padre e figlio furono impegnati nell'operazione dalle 6 del pomeriggio fino a mezzanotte». La casa, secondo il testimone di Panorama, aveva un prezzo effettivo di circa 750 milioni. La parte mancante (nel rogito, che abbiamo letto, si parla di 500 milioni), sempre secondo la nostra fonte, fu trasferita in Svizzera su richiesta dei venditori. «I soldi furono portati oltreconfine con una Citroën Dyane bianca comprata per l'occasione».A proposito di case, Malagò possiede una villa sulle dune di Sabaudia, nel parco del Circeo. Qui ha provato a sanare nove abusi edilizi [...]. Nella casa sono stati accolti per anni Corrado Passera e sua moglie Giovanna, ma anche Luca Cordero di Montezemolo, Margherita Buy, Gabriele Salvatores e molti atleti del Coni. [...] Torniamo alla casella da cui siamo partiti: lo scontro di Malagò con il governo. Riuscirà il presidente a restare al vertice del Coni sino alla fine del suo mandato, prevista per il 2021? Avranno forse qualche conseguenza sulla sua carriera gli incidenti di percorso? Probabilmente no. L'assicurazione sulla sua vita professionale potrebbe essere l'articolo 27 della carta olimpica. Se infatti Malagò dovesse perdere il posto dopo uno scontro con l'esecutivo, il Comitato olimpico internazionale potrebbe sospendere l'Italia, come è già accaduto nel 2015-16 al Kuwait. Col risultato di vedere i nostri campioni gareggiare senza il tricolore sulle maglie, ma come atleti indipendenti. Un rischio che neppure il governo del cambiamento può permettersi di correre.Ha collaborato Giuseppe China