2022-08-13
Una nube radioattiva e mare contaminato se Zaporizhzhia cede
L’esplosione «alla Chernobyl» della centrale nucleare contesa tra Mosca e Kiev è un’eventualità remota. Ma non da escludere.La proposta dell’Onu di demilitarizzare l’area della centrale nucleare di Zaporizhzhia per scongiurare incidenti segue le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal segretario generale António Guterres, il quale le ha avanzate poiché la centrale si trova oggi non lontana dalla linea del fronte. La situazione è confusa: l’impianto è gestito da personale ucraino tenuto sotto controllo da forze russe, circa 500 soldati e una cinquantina di tecnici di Rosatom (l’ente nucleare russo), che stanno progressivamente sostituendosi agli ucraini. Energoatom, l’ente di stato ucraino che gestisce gli impianti nucleari, sostiene che il complesso sarebbe stato colpito diverse volte dalle forze russe. Vero è che dei sei reattori presenti, due sono stati spenti nel mese di marzo e altri due funzionano a regime ridotto proprio per ragioni di sicurezza, oltre che per la ridotta richiesta d’energia da parte delle città evacuate. I reattori sono raffreddati ad «acqua leggera» (pressurizzata), sono tutti di progettazione sovietica, contengono uranio 235, ma sono completamente differenti da quelli raffreddati a grafite di Chernobyl e molto più sicuri. Almeno finché l’acqua può essere pompata nel circuito di pressurizzazione. Sul fronte russo, l’agenzia di stampa Tass smentisce e puntualizza che, invece, siano le forze ucraine a tentare di espugnare l’impianto ma che abbiano colpito la linea elettrica che porta alla centrale l’energia d’emergenza. Difficile credere che i russi sparino contro i loro soldati, più credibile è quanto sostiene invece l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ovvero che la situazione attuale rappresenta un potenziale rischio e che questo potrebbe portare a un disastro. Per comprendere l’entità bisogna ricordare che quella di Zaporizhzhia è la centrale più grande del continente europeo, genera il 43% dell’energia nucleare ucraina e ha una capacità totale di circa 6.000 megawatt, quanto serve a 230.000 abitazioni. Da quanto si apprende da fonti ucraine, i tecnici russi di Rosatom avrebbero ricevuto l’ordine di collegarlo alla rete elettrica della Crimea, privando di energia l’Ucraina. E questo per Kiev sarebbe un grosso problema. Ma entrambe le parti si sono dette estranee al bombardamento che ha interrotto gli elettrodotti che collegavano Zaporizhzhia a un’altra centrale elettrica in grado di costituire la «riserva» per l’impianto di raffreddamento della centrale. Tuttavia l’operazione di «re-indirizzamento» dell’energia che i russi starebbero per fare esporrebbe la centrale al pericolo che, a seguito di ragioni tecniche oppure belliche, sia interrotta proprio l’alimentazione elettrica agli impianti che garantiscono il raffreddamento e il controllo dei reattori, oppure che manchi il carburante per accendere i generatori d’emergenza che fanno girare le pompe dell’acqua. Da qui un’osservazione: se i russi vogliono utilizzare in Crimea l’energia prodotta da Zaporizhzhia, non hanno alcun interesse a distruggerla.Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’Aiea, la scorsa settimana aveva descritto così la situazione alla Associated Press: «Ogni principio di sicurezza nucleare è stato violato poiché la posta in gioco è altissima». Grossi ha affermato che l’integrità fisica dell’impianto non è stata rispettata e che la catena di approvvigionamento dei beni che consentono la gestione corretta della centrale è stata interrotta. Pur di evitare che l’energia prodotta a Zaporizhzhia finisca in Crimea, l’ucraina Energoatom si è detta pronta a ripristinare la linea elettrica colpita «non si sa da chi», che può essere utilizzata per fornire all’impianto elettricità proveniente dalla vicina centrale termoelettrica. Mancando la possibilità di alimentare gli impianti di raffreddamento anche da fonti esterne all’impianto, viene a mancare uno dei requisiti di sicurezza che l’Aiea impone e che costituiscono la ridondanza necessaria per scongiurare incidenti nucleari. Tecnicamente, se un ordigno colpisse gli impianti della centrale, il pericolo maggiore non sarebbe quello dell’esplosione del reattore, statisticamente remoto, quando la possibilità che questo debba essere fermato in emergenza perché non più raffreddato adeguatamente. Perché possa esplodere dovrebbero quindi concatenarsi diversi eventi: per colpire gli edifici dei reattori l’atto dovrebbe essere deliberato, mentre più facilmente potrebbero subire danni le condutture dell’acqua che li attraversano, il cui flusso non deve mai arrestarsi. La possibilità di esplosione e che si formi una nuvola radioattiva che costringerebbe centinaia di migliaia di persone a evacuare la regione è quindi remota, ma non impossibile, è invece probabile che possa innescarsi la catena di eventi che porti a danneggiare gli impianti di raffreddamento. La fuoriuscita di acqua contaminata, finirebbe per finire nel Mar Nero. E in quanto europei del sud, in caso di una fuga di radiazioni il fattore climatico non ci aiuterebbe, poiché la stagione vede l’arrivo di venti proprio da quelle regioni.Ma perché le parti accettino di smilitarizzare l’area, devono verificarsi almeno una delle due condizioni: o gli ucraini rinunciano all’energia di Zaporizhzhia, oppure Mosca accetta di aprire le porte dell’impianto alla commissione internazionale dell’Aiea (soluzione al momento respinta) e rinunciare al suo controllo. E stante la confusione, oggi per molte persone la paura delle radiazioni potrebbe essere più pericolosa delle radiazioni stesse.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)