2023-10-19
Una legge anti propaganda jihadista
Matteo Perego Di Cremnago (Imagoeconomica)
In Italia detenere materiale che sponsorizza il terrorismo è legale. Nel 2021 una proposta bipartisan che si proponeva di sanare il vulnus è finita nel nulla.«L’adesione al jihadismo continua a vedere un terreno fertile nel Web, principale luogo di proselitismo, dove vengono condivisi articoli, video e materiale di tipo più strettamente propagandistico e dove circola una “manualistica” sulla produzione di ordigni o contenente le istruzioni per procedere con attentati di vario genere». Queste parole, contenute in una relazione approvata all’unanimità nel 2021 del Copasir (all’epoca presieduto da Adolfo Urso), descrivono perfettamente quella che, senza ombra di dubbio, si può definire la «zona grigia» della lotta al terrorismo di matrice islamica. Un tema finito però velocemente nel dimenticatoio, salvo poi tornare di attualità in questi giorni dopo lo scoppio del conflitto tra Israele e Palestina, che ha riattivato le cellule dormienti in Europa, rendendo urgente un intervento normativo. Al momento, infatti, il reato previsto è solo quello di «addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale», mentre la semplice detenzione di materiale propagandistico, secondo il nostro Codice penale, è legittima. Una zona franca che trova terreno fertile anche nelle carceri italiane «in cui il processo di radicalizzazione può accelerare o partire da zero per i soggetti sensibili», così come avviene in «alcuni luoghi di aggregazione islamici in cui soggetti radicali fanno opera di proselitismo e indottrinamento». Uno scenario complicato dal fatto che, spiega la relazione, «è emerso dalle audizioni dei vertici delle forze dell’ordine, che il terreno dei social network, in cui avviene buona parte del proselitismo e della radicalizzazione dei soggetti a rischio, pone un problema dovuto al fatto che la giurisdizione in cui ricadono tali ambiti è estera, imponendo di fatto un limite alle indagini che incontrano difficoltà e rallentamenti in sede di rogatoria internazionale». E proprio all’estero hanno spesso colpito «lupi solitari» transitati in Italia, come Abdesalem Lassoued l’attentatore che lunedì scorso a Bruxelles ha falciato con una raffica di mitra due cittadini svedesi. L’attentatore aveva iniziato il suo percorso di radicalizzazione nel nostro Paese. La soluzione? Per il Copasir sarebbe quella di «erigere una barriera di sicurezza idonea a proteggere in via preventiva ed anticipatoria l’interesse alla tutela dei cittadini e delle istituzioni» e intervenire «tempestivamente sui soggetti radicalizzati, pur trattandosi di soggetti di diritto che non hanno (ancora) commesso un reato, ma che, in qualsiasi momento, possono decidere di partire per uno scenario di guerra o, peggio, attivarsi in loco». Abbassare la soglia di punibilità permetterebbe infatti di attivare indagini della magistratura e di perseguire in modo concreto le prime fasi delle «condotte preparatorie ai reati di terrorismo internazionale», oggi in gran parte appannaggio dei nostri apparati di intelligence. Nella scorsa legislatura, era stata presentata alla Camera una proposta di legge bipartisan, firmata dall’attuale sottosegretario alla Difesa Matteo Perego Di Cremnago e da Emanuele Fiano, dal titolo «misure per la prevenzione dell’estremismo violento o terroristico e della radicalizzazione di matrice jihadista», che tra le altre cose prevedeva anche di colpire anche «chiunque consapevolmente si procura o detiene materiale» di propaganda terroristica, punendolo con una pena fino a tre anni di reclusione. Equiparando in buona sostanza il possesso di documenti che inneggiano alla jihad a quello del materiale pedopornografico. La legge però, dopo aver superato tutto l’iter delle varie commissioni, dopo essere approdata una prima volta in aula nel marzo 2022 è rimasta impantanata, forse anche a causa della fine anticipata della legislatura. Un provvedimento che, alla luce degli ultimi avvenimenti, dovrebbe uscire quanto prima dai cassetti di Montecitorio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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