2020-01-13
«A capo dell'Istruzione una copiona». Ministro Azzolina accusato di plagio
Bufera sul ministro pentastellato: metà della sua tesi per l'abilitazione all'insegnamento saccheggia, senza citarle, opere altrui. In Germania successe ai titolari di Difesa e Scuola, che si dimisero. Se la grillina non molla la poltrona, la cacci Giuseppe Conte.Con un presidente del Consiglio che ammette di aver «infiocchettato» il curriculum pur di accreditare una solida esperienza nelle migliori università estere, c'è da stupirsi se il ministro dell'Istruzione ha copiato qualche brano della sua tesi? Forse no, ma certo genera un po' di sconcerto scoprire che Lucia Azzolina, neo responsabile della scuola al posto di Lorenzo Fioramonti, ha preso da alcuni manuali quasi la metà di ciò che ha presentato come farina del suo sacco, riproducendo alla lettera e senza citazione, testi di altri pur di ottenere l'abilitazione a insegnare alle scuole medie superiori.A scoprire il plagio è stato Massimo Arcangeli, linguista e critico letterario oltre che docente presso l'università di Cagliari, che su Repubblica ha segnalato i brani copiati dal neo ministro. Laureata in filosofia e giurisprudenza, la Azzolina ha frequentato la scuola di specializzazione all'insegnamento secondario ed è proprio in quei testi che Arcanceli è andato a pescare, scovando interi passaggi che non sono di pugno della professoressa scelta dal Movimento 5 stelle per guidare il ministero dell'Istruzione. Il primo brano, che è facilmente reperibile in Rete in quanto pubblicato da uno psicoterapeuta in risposta a una lettrice del Messaggero Veneto, pare riprendere pari pari un passaggio del Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, alla voce «ritardo mentale». Il volume è del 1992, pubblicato dalla Utet di Torino, ma è stato aggiornato nel 2006. Ma oltre alla scopiazzatura del libro di Galimberti ce ne sarebbe una seconda. Questa volta si tratterebbe di un brano, sempre sul ritardo mentale, preso dal Trattato italiano di psicologia, opera curata da Luigi Ragusa, Gabriele Masi, Mara Marcheschi, Pietro Pfanner con la collaborazione di Paolo Pancheri e Giovanni B. Cassano più altri psichiatri. Insomma, un libro monumentale, anch'esso edito quasi 30 anni fa. Nonostante il testo fosse a firma di illustri studiosi, la Azzolina si sarebbe guardata bene dal citarli, attingendo a piene mani al loro «lavoro».Non è finita: dopo aver attinto ai libri di Galimberti e di alcuni professoroni per scrivere la sua tesi, il ministro avrebbe pescato un certo numero di brani dal manuale dell'American psychiatric association, un volume notissimo e ristampato in italiano. Secondo Arcangeli, colei che dovrebbe occuparsi di migliorare l'insegnamento e di avvicinare gli studenti alla scuola avrebbe saccheggiato senza esitazione, riproducendo come suoi interi passaggi. A questo scippo poi se ne aggiungerebbe un altro. Questa volta da un testo scritto a più mani e dal titolo Metodi qualitativi e quantitativi per la ricerca sociale in sanità. Testi ripubblicati ovviamente senza virgolette e senza citare, neppure per inciso, gli autori.In pratica, secondo Arcangeli, si tratterebbe di un vero e proprio plagio. Ora, come dicevamo, quando il presidente del Consiglio fu incaricato di formare il nuovo governo si scoprì che aveva «infiocchettato» il suo curriculum, arricchendolo con frequentazioni di corsi che forse erano in pratica poco di più di gite scolastiche. Ma un conto è «arricchire» il biglietto da visita, un conto è copiarlo. Anni fa, in Germania, un ministro della Difesa, il barone Karl Theodor zu Guttenberg, uno dei politici più promettenti di Angela Merkel, fu costretto a lasciare la poltrona per aver copiato la tesi di dottorato. E la stessa cosa capitò qualche tempo dopo al ministro dell'Istruzione, Annette Schavan: quando i giornali pubblicarono la storia della sua tesi di dottorato, l'università di Düsseldorf le revocò la laurea e la ministra fu indotta a sloggiare in tutta fretta.Da noi, al contrario, il plagio è considerato un peccato veniale. Copiano gli scrittori e copiano anche i ministri, ma a nessuno viene chiesto di farsi da parte e andarsi a nascondere. Men che meno l'università si riunisce per revocare la laurea. Certo, in questo caso sembra difficile far finta di niente. Non solo perché il saccheggio dei testi altrui è ampio, ma perché stiamo parlando del ministro dell'Istruzione, ossia di una signora che ha il compito di dare il buon esempio agli studenti e agli insegnanti. Fossimo in lei, dunque, non esiteremmo un istante a firmare la lettera d'addio. Ma se l'Azzolina non vuole mollare la poltrona appena conquistata, allora tocca al presidente del Consiglio intervenire. Il capo del governo non può tacere, perché non si tratta di un fatto privato di un ministro, ma di un fatto pubblico, che impegna la stessa immagine del governo. Come può Giuseppe Conte tenere al suo fianco un persona che rischia di passare alla storia come il ministro fotocopia?