2020-12-06
Un uomo di Soros verso la Casa Bianca di Biden
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Un uomo di George Soros ai vertici dell'amministrazione Biden? È quanto ha ipotizzato, venerdì scorso, il sito Axios. Riferendo la notizia delle dimissioni di Patrick Gaspard dalla carica di presidente delle Open Society Foundations, la testata ha riportato che costui potrebbe presto essere nominato ministro del Lavoro nel nascente esecutivo statunitense.D'altronde, è lo stesso diretto interessato a lasciare intendere di essere orientato ad assumere un incarico di natura politica. «Il mio impegno ora sarà quello di rientrare nel mondo della politica e delle idee, dove posso continuare la lotta contro l'oppressione ovunque», ha dichiarato nel comunicato che annunciava il suo passo indietro dalla Open Society entro la fine di quest'anno.Del resto, Gaspard non è nuovo a incarichi politici: incarichi che ha già ricoperto ai tempi dell'amministrazione di Barack Obama. Dal 2009 al 2011 è stato direttore degli affari politici della Casa Bianca, mentre dal 2013 al 2016 ha servito come ambasciatore americano presso il Sudafrica. Fu invece nel gennaio del 2018 che divenne presidente della Open Society, con tanto di elogio da parte dello stesso Soros. Va da sé che, qualora l'indiscrezione di Axios venisse confermata, il magnate di origine ungherese disporrebbe di un proprio uomo di fiducia ai vertici dell'esecutivo statunitense: per un incarico, tra l'altro, particolarmente delicato. Una nomina che, se avesse luogo, suonerebbe come un'amara doccia fredda proprio per la sinistra del Partito democratico. Non trascuriamo che, nei giorni scorsi, il senatore del Vermont, Bernie Sanders, avesse fatto sapere di essere interessato a guidare proprio il Dipartimento del Lavoro: un'ufficiosa autocandidatura che, con ogni probabilità, non deve essere troppo piaciuta a Biden. Quest'ultimo ha infatti tutta l'intenzione di tenere ben distante la sinistra dem dagli incarichi chiave. E non ha tutta questa voglia di ritrovarsi una "testa calda" come Sanders ai vertici della propria amministrazione. In tutto questo, come se non bastasse, il senatore del Vermont si ritroverebbe ministro del Lavoro un uomo vicino a un suo nemico. Non dimentichiamo infatti che, durante le primarie democratiche del 2016, Soros finanziò (copiosamente) Hillary Clinton contro Sanders. È quindi lecito interrogarsi su che cosa diranno i sostenitori di quest'ultimo, qualora realmente Gaspard diventasse il nuovo ministro del Lavoro. D'altronde, la nomina avrebbe anche un senso in termini di attività lobbistica. Lo scorso aprile, Politico riportò che Soros avesse donato 5 milioni di dollari al Super Pac pro Biden, Priorities Usa. Tutto questo, mentre – a luglio – il Washington Post riferì che il miliardario avesse foraggiato l'attuale presidente entrante con 500.000 dollari. Era invece ottobre, quando Cnbc rivelò che il figlio di Soros, Jonathan, avesse donato quasi 145.000 dollari al Biden Action Fund. Tutto questo, mentre - secondo il sito Open Secrets - Soros Fund Management (nel ciclo elettorale 2020) avrebbe donato 2,43 milioni di dollari al Partito democratico a fronte di appena 13.000 dollari versati ai repubblicani. Del resto, i finanziamenti del magnate non si sono limitati a sostenere attivamente Biden, ma anche a mettere i bastoni tra le ruote a Donald Trump. Lo scorso luglio, la Open Society annunciò per esempio che avrebbe versato un totale di 150 milioni di dollari a una serie di associazioni favorevoli al depotenziamento della polizia: uno dei temi caldi dell'ultima campagna elettorale per le presidenziali americane. Ricordiamo che proprio Trump si sia ripetutamente opposto al taglio dei fondi per le forze dell'ordine: una linea che, al contrario, Soros ha cercato di ostacolare.È proprio alla luce di questi cospicui finanziamenti che l'indiscrezione di Axios sulla nomina di Gaspard risulta particolarmente verosimile. D'altronde, basti pensare alle forti donazioni arrivate, nel corso dell'ultima campagna elettorale, ai democratici da parte della Silicon Valley. Forti donazioni che hanno dato i loro frutti: si guardi per esempio al caso di Jeffrey Zients che, dopo essere stato membro del consiglio di amministrazione di Facebook dal 2018 al 2020, è attualmente copresidente del team di transizione di Biden. Team di transizione che - secondo quanto riferito il mese scorso da Politico - vede al suo interno anche altri ex dirigenti del colosso di Menlo Park. Insomma, tra Soros e la Silicon Valley (senza contare le pesanti influenze clintoniane) non si capisce che cosa abbia a che fare la nascente amministrazione statunitense con gli interessi popolari e operai.