2020-12-31
Un popolo senza identità smarrisce la fede
Robert Speamann (Wikicommons)
Nelle sue meditazioni sui Salmi, che oggi vengono ripubblicate, il filosofo cattolico lanciava una profezia. La scomparsa del «grande racconto» della salvezza, anche nelle famiglie, farà vacillare la fiducia in Dio. Che si ridurrà, ma non morirà, fino all'ultimo giorno.Che cosa fonda l'identità di un popolo? La comunanza del ricordo. La comunanza di un «grande racconto». E questo vale in primo luogo per il popolo di Dio. Esso vive della tradizione, del ricevere e del trasmettere quanto ricevuto. «Ciò che abbiamo udito e conosciuto, e i nostri padri ci hanno raccontato, non lo terremo nascosto ai nostri figli». Ed essi, a loro volta, devono trasmetterlo secondo il comando del Signore. Egli «ha comandato ai nostri padri di farlo conoscere ai loro figli».Quale è il fine della tradizione? «Che ripongano in Dio la loro fiducia […] e non diventino come i loro padri […] il cui spirito non fu fedele a Dio». Contenuto di questa tradizione è l'interpretazione della storia come storia della salvezza, l'interpretazione di quanto accaduto come azioni di Dio: Dio agisce mediante l'elezione di Israele, proteggendolo, ma anche attraverso terribili punizioni per la sua disubbidienza, per la mancanza di fiducia in Dio, compromettendosi con culture pagane. Ma è lo stesso Dio che prova misericordia per il suo popolo e lo salva dalla rovina.Anche l'orante cristiano di oggi è inserito in questa tradizione e ha il dovere di trasmetterla. Essa non si trasmette da sola o attraverso gli angeli. È innanzitutto compito dei genitori e in particolare dei padri «che si alzeranno a raccontarlo ai loro figli». Il fatto che questa trasmissione della storia della salvezza oggi non abbia più luogo nella famiglia, implica - se Dio non interviene - il tramonto della fede cristiana. Fino a ridursi a un piccolo residuo, che tuttavia non soccomberà fino all'ultimo giorno.La storia sacra è innanzitutto la storia dell'antico Israele, che l'Antico Testamento trasmette. E poi la storia del popolo di Dio sorto dalla Pasqua. Soprattutto la storia dei martiri. Soprattutto la gioventù deve crescere a contatto con la storia sacra, in particolare con la storia dei martiri. Nella storia dei santi noi apprendiamo che cosa significa la sequela di Cristo e la varietà di questa sequela. Ma anche le Gesta Dei per Francos (Le azioni di Dio attraverso i Franchi) appartengono a questa storia. E naturalmente Costantino il Grande. Quanto dovrebbero commuoversi i giovani ascoltando la descrizione chiara della prima persecuzione cristiana, della apertura delle carceri e del ritorno dei cristiani - spesso con gli occhi cavati - dalle miniere siciliane. E poi la prima libertà religiosa proclamata ufficialmente nell'Editto di Milano del 313. Appartiene a questa storia la millenaria lotta di difesa della civiltà cristiana contro l'imperialismo islamico, il racconto di Carlo Martello e della battaglia di Tour e di Poitiers, della vittoria dei cristiani nella battaglia navale di Lepanto con don Giovanni d'Austria, accompagnato dalla recita del rosario di tutta la cristianità. Infine la liberazione di Vienna da parte del principe Eugenio e del re di Polonia. E poi: i martiri in Irlanda, in Corea, in Giappone, in tutto il mondo. Il cristianesimo si trasmette non soltanto attraverso la lettura della Bibbia, come se i 2.000 anni fra Cristo e noi non siano esistiti. Un appropriarsi del grande racconto sacro potrebbe essere il segno di una svolta, nella quale la cristianità riconquista la propria identità.Per il resto la storia sacra è una storia di sangue. È in gioco la forza. Il popolo di Israele rivendica la «terra promessa». Questa pretesa non è riconosciuta dai suoi vicini. E nell'antica Alleanza non è presente alcuna altra rivendicazione che possa prendere il sopravvento su questa. Non esiste nessuna istanza universale sovraordinata o preordinata al diritto divino. Di conseguenza non vi è nessun dialogo. Pace potrebbe aversi soltanto se questa rivendicazione venisse abbandonata. Fino a quando questo non accade, la guerra è la condizione normale. E così appare anche nei Salmi.Solo nella croce di Cristo, come dice San Paolo, l'ostilità fra ebrei e pagani è superata, il muro abbattuto (Ef 2,11-22). I cristiani non rivendicano, a differenza degli ebrei, un privilegio storico mondiale che possa rimuovere l'universalismo del diritto delle genti. L'universalismo del messaggio cristiano «non è di questo mondo». E quando Gesù si proclama «re», non si pone in concorrenza con i re terreni, ma fonda la sua pretesa sul fatto che Egli è «testimone della verità». La verità può imporsi soltanto attraverso sé stessa.
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.