2022-09-07
Un nuovo evviva di Trump a Giuseppi rispolvera l’anomala delega ai servizi
Quello a Giuseppe Conte appare più un attestato di simpatia personale che un endorsement politico. Come ai tempi delle polemiche sul viaggio a Roma di Barr e i rapporti con i Servizi. Enrico Letta punzecchia l’ex premier che replica.Beppe Grillo rispolvera l’odio per i Giochi. Il garante del M5s, che con Virginia Raggi fece fallire l’assegnazione a Roma 2024, sventola la bandiera vetero ambientalista contro Milano-Cortina: «Olimpiadi del cemento».Lo speciale comprende due articoli. Trump tifa per Giuseppe Conte? Così qualcuno dice, anche se la situazione potrebbe rivelarsi un po’ diversa da come appare. Tutto nasce da un articolo di La Repubblica. Il quotidiano italiano ha intercettato l’ex presidente americano durante un evento elettorale in New Jersey. Rispondendo fugacemente a una domanda sulle elezioni italiane del 25 settembre, il magnate ha dichiarato: «Ho visto, ho visto. Come sta andando il mio ragazzo?». Un riferimento, questo, a Conte. «Giuseppe, sì, Giuseppe. Ho lavorato bene con lui, spero che faccia bene», ha proseguito Donald Trump. Invece, secondo Repubblica, l’ex inquilino della Casa Bianca si sarebbe mostrato disinteressato a Matteo Salvini. «Non lo so, non lo so. Però Conte è davvero una gran brava persona», ha detto, rispondendo a una domanda sul leader leghista. L’ex premier ha colto la palla al balzo, sostenendo che le parole di Trump dimostrerebbero l’infondatezza delle accuse di chi gli dà del filorusso.Diciamocelo: da queste fugaci risposte sembra proprio che Trump non sia particolarmente informato (né forse interessato) alla campagna elettorale italiana. Quello a Conte pare tra l’altro più un attestato di simpatia personale che un endorsement politico: una situazione, quindi, ben differente da quel fatidico 27 agosto 2019, quando - nel pieno della crisi di governo italiana - l’allora presidente americano postò il famoso tweet in cui sperava che «Giuseppi» sarebbe rimasto premier. Un endorsement, quello, che in un certo senso favorì la permanenza a Palazzo Chigi di Conte. Dall’altra parte, Trump è sempre apparso restio ad intromettersi nella politica interna degli altri Paesi. E non è affatto detto che abbia percepito il senso politico del camaleontico passaggio dal Conte I al Conte II. Anche perché va ricordato che, a luglio 2018, Trump aveva elogiato il governo italiano per la sua stretta sull’immigrazione clandestina. «Sono molto d’accordo con quello che state facendo riguardo a migrazione, immigrazione clandestina, e anche immigrazione legale», aveva detto a Conte, per poi aggiungere: «L’Italia ha preso una posizione molto ferma alla frontiera, una posizione che pochi Paesi hanno preso e, francamente, secondo me state facendo la cosa giusta». Ora, quella stretta migratoria era stata attuata da Salvini al Viminale, per poi finire cassata da Luciana Lamorgese nell’esecutivo giallorosso, nato il 5 settembre 2019. Questo dimostra come Trump non avesse granché chiaro il senso politico del passaggio dal Conte I al Conte II. Né la sua amministrazione mostrò di amare il secondo governo dell’«avvocato del popolo»: fonti qualificate hanno infatti riferito alla Verità che, nel settembre 2020, il Dipartimento di Stato americano nutriva forti preoccupazioni per le posizioni filocinesi dell’esecutivo giallorosso. D’altronde, al di là dell’intesa personale con l’allora premier italiano, l’endorsement dell’agosto 2019 non risultava forse troppo legato a una condivisione di linee politiche e ideologiche. Un’ipotesi era che Trump avesse voluto sdebitarsi, perché, secondo la Cnn, durante il G7 di Biarritz Conte aveva spalleggiato la sua richiesta di riammettere la Russia nel G8. Tuttavia, secondo altri, la gratitudine di Trump potrebbe essere legata ad altro: il riferimento è a un momento controverso nella storia dei rapporti tra i servizi segreti italiani e le autorità statunitensi. È infatti noto che, il 15 agosto 2019, l’allora procuratore generale degli Usa, Bill Barr, si recò a Roma, per incontrare l’allora direttore del Dis, Gennaro Vecchione. Quella stessa sera si tenne anche una cena in un ristorante tra i due: cena, che ha suscitato non poche polemiche per l’irritualità della forma. Una seconda visita romana di Barr avvenne il successivo 27 settembre. Le ricerche del procuratore generale miravano a verificare la tesi, secondo cui l’Italia aveva preso parte a un complotto per impedire la vittoria di Trump nel 2016, quando a Palazzo Chigi risiedeva Matteo Renzi. In particolare, Barr puntava a ottenere delle informazioni sul misterioso professor Joseph Mifsud che, secondo questa tesi, aveva confezionato una polpetta avvelenata da fornire all’allora consigliere di Trump, George Papadopoulos, per collegare strumentalmente il team dello stesso Trump al Cremlino e favorire così la vulgata clintoniana del Russiagate (da lì l’apertura di un’inchiesta dell’Fbi). Alla luce di questo, Conte, che si era tenuto la delega ai servizi, è stato da più parti tacciato di aver fatto un uso troppo disinvolto dell’intelligence: un’accusa che il diretto interessato ha sempre respinto. Sulla «vicenda Barr» si mosse anche il Copasir, mentre è salita la tensione tra Renzi e lo stesso Conte. Un Conte che ieri è tornato sulla questione, annunciando una querela a La Repubblica per aver scritto che il nuovo endorsement di Trump sarebbe un ringraziamento per la sua «fedeltà» sul «caso Barr». «Se qualcuno si permette di dire che io non ho tutelato l’interesse nazionale, sarà chiamato a risponderne nelle sedi opportune, tanto più che anche il Copasir ha certificato la mia estrema correttezza», ha detto l’ex premier che non hai spiegato l’irritualità degli incontri contestati ma che ieri si è irritato per le parole di Enrico Letta. «Immagino che Conte sia imbarazzato dalle parole di Trump», ha affermato. «Io fiero di essere dall’altra parte». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/un-nuovo-evviva-di-trump-a-giuseppi-rispolvera-lanomala-delega-ai-servizi-2658153055.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="grillo-rispolvera-lodio-per-i-giochi" data-post-id="2658153055" data-published-at="1662491720" data-use-pagination="False"> Grillo rispolvera l’odio per i Giochi È decisamente entrato nella macchina del tempo, il garante del M5s, Beppe Grillo. Una macchina che lo ha fatto riemergere da un silenzio di tomba che durava da settimane (dal braccio di ferro contro Giuseppe Conte sul secondo mandato, per la precisione) e che ha riportato la tribù pentastellata a una decina di anni fa. All’epoca dei referendum sull’acqua pubblica e delle battaglie integraliste all’insegna della cosiddetta «decrescita felice». Una di queste fu l’avversione totale ai Giochi olimpici, che fece perdere alla Capitale, in nome del dogma ultra-ambientalista, un’assegnazione per l’anno 2024 ormai praticamente acquisita dal parte del Cio, respinta al mittente dall’allora neosindaca Virginia Raggi. Per Roma, inutile dirlo, l’appuntamento mancato ha significato un’occasione persa per il rilancio della città e del suo prestigio sul piano internazionale, nonché l’accelerazione di un declino che pare ormai irreversibile. Ebbene, pensando che la bandiera vetero-ambientalista possa essere ancora redditizia a livello elettorale, ieri sul suo blog Grillo ha fatto tabula rasa di una legislatura al governo dei suoi e con un post pubblicato sul suo blog a firma della senatrice del Movimento, Orietta Vanin, ha puntato il dito sui Giochi invernali di Milano-Cortina 2026. Il titolo dell’articolo è di per sé già evocativo, poiché afferma che si tratta di «Olimpiadi del cemento» invece che Olimpiadi sostenibili, come invece erano state promesse dagli organizzatori: «Un po' alla volta e quasi in sordina», si legge nel post, «si è assistito (soprattutto durante il governo Draghi) a leggi e decreti-legge che hanno portato l’importo economico a carico dello Stato a oltre 2 miliardi e a un progressivo ampliarsi degli interventi di nuova edificazione». La senatrice se la prende in primis contro la pericolosissima nuova pista da bob di Cortina d’Ampezzo, quindi contro la temibile copertura dell’impianto per il pattinaggio di velocità di Baselga di Pinè, per non parlare delle minacce all’ambiente rappresentate dal «palazzetto dello sport Palaitalia nel quartiere milanese di Santa Giulia» e dell’«ampliamento di due bacini artificiali a Cortina per produrre neve da sparare sulle piste». Non pago, Grillo ha poi voluto ribadire il concetto di persona su Twitter, condividendo il post della senatrice e scrivendo che «i Giochi Olimpici invernali, decantati come “Olimpiadi green” e “low cost”, di green e di low cost hanno ben poco: nuove edificazioni con forte impatto ambientale e un costo a carico dello Stato di oltre 2 miliardi di euro! Ecco», ha concluso per la gioia di no-Tav e similari, «le Olimpiadi del cemento!». A completare la sua giornata sopra le righe, l’Elevato ha pubblicato un’immagine in cui appare nelle vesti dell’Eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi e prende a prestito le parole usate dal Generale nel 1874 per lanciare, dal suo ritiro nell’isola di Caprera, un appello al buon voto per gli elettori italiani.