2021-07-13
Un nuovo documentario denuncia le ombre del business dei baby trans
Jennifer Lahl (Cbc Network)
La regista Jennifer Lahl in «Trans mission», attraverso interviste e studi, rivela che il cambio di sesso non è in grado di prevenire il suicidio dei giovani. Placa soltanto la frustrazione degli adultiPer quanto Alessandro Zan tenti di rovesciare la frittata su Matteo Salvini, reo d'essersi allarmato - in buona compagnia - sul tema del «cambio di sesso» dei minori, quanto detto dal dem dialogando con Fedez l'hanno sentito tutti. Ed è visibile in un filmato dove appunto Zan, alludendo ai minori con disforia di genere, afferma: «Bisogna aiutare questi bambini - e i genitori oggi sono molto più sensibili in questo - in un loro percorso di transizione, perché si trovano con un genere che non corrisponde al loro sesso». Fine, c'è ben poco da smentire.D'accordo, ma dove nasce e cosa alimenta il fenomeno del «cambio di sesso» tra i giovani che, con tutto il rispetto per il parlamentare Pd, non ha certo scoperto lui? Risposte assai interessanti, in merito, emergono in Trans mission: what's the rush to reassign gender?, nuovo documentario diretto da Jennifer Lahl e Kallie Fell. In effetti, questo film, il cui titolo - traducibile in italiano con «Cos'è questa fretta di “cambiare sesso"?» - dice già molto, raccoglie parecchie informazioni fondamentali sul tema. «È il miglior documentario sull'argomento», assicura Jennifer Bilek, giornalista e attivista americana contro l'ideologia di genere.Un giudizio non azzardato, vista la ricchezza anche storica dei contenuti di Trans mission. Viene infatti anzitutto ricordato chi sia il padre - ben poco nobile - del «cambio di sesso» dei bambini, ossia John Money chirurgo del Johns Hopkins Hospital di Baltimora. Un personaggio che, oltre che pioniere del gender, fu pure molto altro. Campione della sessualità libera, del matrimonio aperto, del nudismo, sulla rivista Time del 1980, tanto per fare un esempio, Money si disse possibilista su «un'esperienza sessuale nell'infanzia». Fece inoltre da perito in difesa di film pornografici e in Lovemaps, suo testo del 1986, aveva esaminato - senza mai chiamarle perversioni - pratiche come il sadomasochismo, la coprofilia, il feticismo per le amputazioni e l'autostrangolamento.A render tristemente famoso questo medico è stato un esperimento finito male: il «cambio di sesso» di Bruce-Brenda-David Reimer. Nato maschio nel 1965 e rimasto senza pene causa una maldestra circoncisione, costui venne infatti riassegnato - iniziando i trattamenti che aveva pochi anni di vita - al sesso femminile da Money, il quale dichiarò l'operazione un successo. Peccato che il sessuologo Milton Diamond abbia poi scoperto che Reimer non si identificò mai come donna e che, dall'età di 15 anni, prese a vivere come un uomo, senza mai trovare serenità. Morì suicida nel 2004. Ma torniamo a Trans mission, dove, accanto a testimonianze di detransitioners - gente che ha «cambiato sesso» e poi si è pentita -, troviamo le voci di esperti che fanno a pezzi certa retorica Lgbt. Come quella di Paul Hruz pediatra endocrinologo, secondo cui «la verità è che non abbiamo studi a lungo termine sui bambini che “cambiano il sesso" e questa è una buona ragione per essere preoccupati».Si tratta di una sottolineatura di peso perché uno degli argomenti forti a favore del ricorso ai bloccanti della pubertà - e quindi del «cambio di sesso» - è proprio quello che così si evita l'infelicità ai ragazzi affetti da disforia di genere. «Uno degli studi con il più ampio follow up ha mostrato che i tassi di suicidi rimangono elevati anche dopo gli interventi affermativi», spiega però Hruz. Analogamente, nel documentario sono mostrate le conclusioni di Suicide or transition: the only options for gender dysphoric kids?, pubblicazione della Nortwestern University del 2017 a firma di Michael Bailey e Ray Blanchard, i quali affermano che «le migliori evidenze scientifiche indicano che la transizione di genere non è necessaria per prevenire il suicidio. Non ci sono prove che la transizione riduca nei bambini affetti da disforia di genere la probabilità di uccidersi».D'accordo, ma se la riassegnazione di genere non appaga si torna al punto di partenza: «Cos'è questa fretta di “cambiare sesso"?». Nel documentario, la sconvolgente risposta viene da Quentin Van Meter, endocrinologo presidente dell'American college of pediatricians, il quale anzitutto segnala che «negli ultimi anni noi abbiamo avuto un'esplosione dell'incidenza del concetto che si possa essere nati nel corpo sbagliato e, in tutto il mondo, sono spuntate cliniche per offrire servizi sul “cambio di sesso"».Il punto è che, specie gli uomini che «diventano» donne, non sono mai soddisfatti. «La loro voce resta profonda perché la loro laringe è stata esposta al testosterone», spiega Van Meter, «i loro torsi sono grandi come le loro spalle e i loro piedi, mentre le loro mani sono ampie, e così costoro dicono: “Se io avessi fermato tutto questo sviluppo prima, sarebbe stato l'ideale"». «Quello che muove l'idea del blocco della pubertà è il desiderio di adulti infelici dei loro corpi», conclude il medico. Che così conferma cosa c'è dietro il boom dei baby trans. Un gigantesco, illusorio esperimento per riparare alle frustrazioni dei grandi.
Jose Mourinho (Getty Images)