
Dal pontefice emerito un manifesto alto e profondo che ridà forza e orgoglio alla presenza dei cristiani.Arcivescovo emeritodi Ferrara e ComacchioIl Papa emerito ha compiuto un gesto fondamentale di chiarificazione all'interno della Chiesa, recuperando i momenti di questa crisi che sembra arrivare, ogni giorno di più, vicina alla sua conclusione. Crisi devastante, che parte da una sostanziale riduzione gnostica dell'evento della fede, identificato come messaggio e come tale quindi destinato ad essere oggetto di inevitabili interpretazioni.Il primo aspetto della fede è che essa rischia di non essere più la ripresentazione dell'Evento, nella sua unicità e irripetibilità. Per Sua natura l'evento di Cristo è indisponibile alla ragione umana, e questa deve piegarsi alla comprensione di Esso, accettando che sia la fede a normare l'intelligenza, alla quale spetta di aprire sempre di nuovo il cammino verso il Mistero, e di comunicare la profonda razionalità del Mistero stesso.Se alla fede si sostituisce una gnosi, quella che Jean Guitton chiamava la più terribile e ritornante delle eresie, allora il Mistero diventa una struttura liturgica, nella quale l'uomo metterebbe in campo la sua capacità di far qualche cosa di buono di fronte a Dio; la sua capacità caritativa, cioè la sua responsabilità a creare il bene nel mondo. Ma in ogni caso ciò che scompare è il Mistero. La razionalizzazione del Mistero, e anche questo ce l'ha insegnato Guitton, è la grande tensione della modernità. Il Mistero, secondo questa tentazione, ha una sua legittimità se e in quanto accetta di inserirsi negli spazi che la mentalità laicista dominante gli accorda e solo se accetta di non uscire da essi. Non può cioè svolgere un'azione libera, originale, che tenda a investire la società in tutti i suoi aspetti, con una proposta culturale globale, per sua natura eversiva di ogni ordine costituito e che si consideri immutabile. Nella storia dell'Occidente cristiano la struttura politica ha sempre avuto un carattere eminentemente conservatore: la sua ideologia è stata la conservazione. E la Chiesa ha avuto sempre funzione «eversiva»: il contenuto di questa eversione era l'affermazione che Cristo è l'unica realtà su cui si può poggiare un ordine, e insieme anche paradossalmente la presenza che sostiene l'uomo e la società negli inevitabili cambiamenti che è necessario assumere: «Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Lettera ai Galati).Come si fa a non ringraziare il Papa emerito d'aver riproposto l'orgoglio della fede, come grazia donata alla nostra vita, che la investe e la cambia, e come dinamismo che spalanca la nostra esistenza agli uomini, al mondo, alla storia con un dinamismo che nessuno potrà mai frenare. La Chiesa aveva bisogno di risentire un manifesto così alto e profondo, così convincente, che stabilisce la Chiesa e i cristiani al centro della società e della storia, non ripiegati a risolvere le conseguenze sociali ed economiche delle ingiustizie della vita. Sant'Ambrogio, grande padre della Chiesa, affrontò l'imperatore Teodosio, che si gloriava del titolo di «cristianissimo», sulla porta della futura basilica, e lo allontanò da essa perché si era macchiato di gravissimi delitti contro il popolo. Impedendogli l'accesso alla chiesa e alla comunione si congedò dicendo: «Tu sei una grande cosa, imperatore, ma sei sotto il cielo, e a noi vescovi tocca difendere i diritti del cielo». Nell'intervento del Papa emerito abbiamo sentito rifluire nei nostri cuori la gratitudine per la fede che abbiamo ricevuto e la decisione a vivere la missione diventando testimoni di Cristo fino agli estremi confini del mondo.
2025-09-14
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