
Non confermando l'arresto di Carola Rackete, il gip di Agrigento ha legittimato i «buoni» a portare extracomunitari dove vogliono. In barba a un governo eletto dal popolo.Ciò che pensiamo dell'ordinanza del giudice di Agrigento a proposito della Capitana Carola Rackete lo abbiamo già scritto. Che il gip Alessandra Vella si sia dimenticata qualche sentenza della Cassazione a proposito dello speronamento della motonave della Guardia di finanza da parte della Sea Watch 3 lo ha spiegato l'ex presidente della Cassazione Pietro Dubolino, mentre per parte nostra abbiamo rammentato che in materia di porti sicuri la Tunisia ne ha da vendere, prova ne sia che sono spesso meta dei turisti italiani. Ma a prescindere dal merito della decisione del magistrato chiamato a decidere sull'arresto della comandante della nave della Ong tedesca, vorremmo far presente che ciò a cui stiamo assistendo in queste ore, ossia il braccio di ferro di Mediterranea e di altre imbarcazioni cariche di migranti, è la diretta conseguenza di un provvedimento della magistratura. Infatti, se dopo il Tar e la Corte europea dei diritti dell'uomo anche il tribunale di Agrigento avesse respinto le pretese della Sea Watch 3 di poter disporre a proprio giudizio dei porti italiani, oggi non saremmo in presenza di un ricatto di altre Ong, le quali, in barba alle disposizioni del ministero dell'Interno, pretendono di avere il diritto di sbarcare tutti i migranti che vogliono.La vicenda è molto chiara: se per Carola fossero stati confermati gli arresti disposti dalla Procura di Agrigento (occhio: da un pm che ha indagato il ministro dell'Interno, e non da Salvini), la questione sarebbe chiusa, perché in tutto il mondo sarebbe risultato chiaro che l'Italia non avrebbe consentito a nessuno di sbarcare gli immigrati a proprio piacimento. Esattamente come è avvenuto altrove, per esempio in Francia o in Spagna, chi si presta al gioco di scaricare clandestini rischia o di finire in carcere o di pagare una multa che toglie la voglia a chiunque di giocare a fare il buonista. Ma in Italia no, ciò non è possibile. Perché al Quirinale non piace che le norme siano troppo repressive e dunque si fanno i decreti con la piuma, che al posto delle sanzioni prevedono una carezza. Risultato, dopo il decreto sicurezza, la situazione è uguale a prima, perché le norme sono talmente vaghe e comunque con tante scappatoie, che poi basta un gip in Sicilia per mandare tutto a pallino e permettere che il ricatto delle Ong nei confronti dello Stato italiano continui esattamente come prima.La vicenda di Mediterranea lo dimostra. Una ciurma di poche persone può andare davanti alle coste libiche, imbarcare una cinquantina di migranti strappandoli alle motovedette della guardia costiera libica e poi traghettarli in Italia in barba a qualsiasi norma di sicurezza e di diritto. Non solo. Mediterranea prova a dimostrare che la disobbedienza è possibile e che dunque, nonostante le sia stato intimato di dirigere su Malta, grazie al ricatto immigratorio si può violare la legge, forzando il blocco. È evidente che ormai la questione dei profughi è un pretesto per fare politica. Così come è chiaro a chiunque che la strumentalizzazione dei «naufraghi» altro non è che una diversa forma di lotta politica contro un governo legittimamente voluto dagli italiani.Il braccio di ferro innescato dall'organizzazione della sinistra (dietro Mediterranea si intravede il volto dei soliti noti, ossia di quella sinistra antagonista che in genere prova a riempire le piazze per mobilitarle contro l'esecutivo) fra l'altro cade nello stesso giorno in cui uno dei più autorevoli istituti di sondaggi, Ipsos, segnala sul Corriere della Sera che il 60 per cento degli italiani condivide (con un gradimento che va dal poco al molto) l'azione del governo contro le Ong. Un giudizio favorevole che guarda caso coincide con quello sfavorevole nei confronti delle organizzazioni umanitarie. Insomma, mentre Mediterranea e qualche parlamentare della sinistra si schierano con i migranti, la maggioranza degli italiani si schiera con il governo. In pratica, da una parte c'è la solita sinistra, elitaria e convinta di inseguire il bene supremo in nome del popolo. Dall'altra c'è il popolo, che dal governo pretende che siano tutelati i propri interessi.Ormai è chiaro che siamo di fronte a una minoranza contro la maggioranza. E siamo davanti a un esecutivo che ha un mandato popolare. Sulla Verità abbiamo spiegato perché riteniamo che il giudice di Agrigento abbia sbagliato a liberare Carola Rackete, ma a prescindere dalle valutazioni, ora è il momento di andare oltre e di impedire che qualcuno possa prendersi gioco dello Stato italiano. Secondo la Costituzione il popolo è sovrano e se il popolo ha deciso che non vuole le navi delle Capitane non ci può essere alcun giudice che decida il contrario. Salvini, Di Maio, Conte e gli altri hanno il dovere di far rispettare il volere degli italiani. Perché né una Capitana né una nave di pirati possono decidere il destino di una nazione. Tradotto: Salvini faccia una legge, ma ci liberi dalle Ong, che abbiamo altro e più importante da fare.
Elly Schlein (Getty images)
I dem vogliono affondare la riforma Nordio ma dimenticano che alle ultime elezioni politiche assicuravano la creazione di un nuovo «tribunale» disciplinare per i magistrati. Se lo fa il governo, però, è da boicottare.
«Proponiamo di istituire con legge di revisione costituzionale un’Alta corte competente a giudicare le impugnazioni sugli addebiti disciplinari dei magistrati e sulle nomine contestate». La citazione sopra riportata non proviene da un documento elettorale del centrodestra o da un intervento pubblico del guardasigilli Carlo Nordio, bensì dal programma elettorale del Pd alle elezioni politiche del 2022. Eppure, nonostante questo, durante l’approvazione della riforma della giustizia varata dal centrodestra, i dem, contrari al pacchetto di modifiche varato dalla maggioranza, hanno lanciato strali anche contro questo punto, dimenticandosi che era parte del loro programma. «Si vuole costituire una magistratura giudicante e una magistratura requirente come due corpi separati e culturalmente distanti, selezionati da due concorsi diversi, con due Csm distinti e con un’Alta corte disciplinare che risponde a logiche esterne alla magistratura stessa.
Papa Leone XIV (Ansa)
Nel commentare la dichiarazione dei vescovi Usa sull’immigrazione, il pontefice ha ribadito il diritto a controllare i confini. I media francesi hanno omesso il passaggio.
Papa Leone XIV ha risposto ai giornalisti che si trovavano a Castel Gandolfo martedì sera e si è espresso su vari argomenti: la pace in Ucraina, le stragi in Nigeria, i suoi progetti di viaggi apostolici per il 2026 e anche delle sue abitudini quando soggiorna a Villa Barberini. Tra temi trattati c’era anche la gestione dell’immigrazione negli Stati Uniti. Come scritto da Vatican News, il Santo Padre ha commentato la dichiarazione sui migranti pubblicata, giovedì scorso, della Conferenza episcopale statunitense.
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Commissione prepara nuove regole per la circolazione rapida (massimo tre giorni) di truppe e cingolati tra i Paesi dello spazio Schengen. Un tempo simbolo di pace...
«Vi sono molte cose che contrassegnano l’Ue e la sua storica integrazione, ma due ne esprimono appieno l’anima: Erasmus e Schengen. È poco responsabile mettere a rischio la libertà di movimento degli europei». Firmato Sergio Mattarella. Correva l’anno 2018 e l’Austria in accordo con la Germania aveva proposto di chiudere il confine con l’Italia per non far arrivare i migranti. Sono passati sette anni e la Commissione europea presenta un regolamento per far viaggiare i carri armati senza frontiere. Schengen doveva essere il simbolo della pace e della libertà e ora diventa la Schengen con le stellette che ci costa malcontati 270 miliardi in dieci anni, in modo che le truppe si muovano liberamente e velocemente.
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni (Ansa)
Dalla riforma della giustizia alla politica estera: sono molti i temi su cui premier e capo dello Stato dovranno confrontarsi nei prossimi mesi, malgrado le tensioni.
Come in una qualsiasi relazione, quando si insinua nella coppia lo spettro del tradimento, i rapporti si incrinano e non possono più tornare ad essere come erano prima. Lo tsunami che si è abbattuto sul Quirinale a seguito dello scoop della Verità, rischia di avere gravissime ripercussioni a lungo termine, sui legami tra governo e presidente della Repubblica. E anche se il Colle sminuisce la questione, definendola «ridicola», il consigliere per la Difesa del capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani, non solo conferma ma aggiunge particolari che mettono a dir poco in imbarazzo i soggetti coinvolti. E hai voglia a dire che quelle fossero solo battute tra amici. La pezza peggiore del buco.






