2021-07-13
Ultimo tentativo per fermare la legge bavaglio
(Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images)
Oggi il ddl Zan in Senato. Il relatore proporrà una mediazione in commissione, il Pd è spaccato: che farà? Nell'ultima seduta di Palazzo Madama, era stata addirittura la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, dallo scranno più alto, a caldeggiare per la legge contro l'omotransfobia la via di un supplemento di negoziato capace di portare a un compromesso. La sua proposta, però, è stata sdegnosamente respinta al mittente dal blocco giallorosso, che ha preferito votare l'approdo anticipato del ddl Zan in aula per oggi e far partire il più classico dei muro contro muro parlamentari, con quello che ne consegue in termini di ostruzionismo a colpi di verifiche del numero legale, faldoni monstre di emendamenti, richieste di votazioni sul processo verbale e interventi a valanga sull'ordine dei lavori. In soldoni, quel Vietnam che tutti, da destra a sinistra, danno per scontato e che difficilmente avrà come finale una soluzione lineare della querelle e - cosa peggiore - non avrà contraccolpi sulla coesione della maggioranza, a dispetto di quanto vanno dicendo anche nelle ultime ore gli esponenti di Pd e M5s. Ci potrebbe però essere in giornata un ultimo esile spazio per una mediazione che scongiuri la guerra di trincea parlamentare e l'esacerbarsi dei toni tra alleati di governo. La commissione Giustizia è stata infatti convocata dal presidente e relatore del provvedimento Andrea Ostellari per le 15, a ridosso dell'aula che, come è noto, è stata fissata alle 16.30. Una sorta di nuovo tavolo di maggioranza «fuori sacco», che si aggiunga ai due già tenutisi nelle scorse settimane ma che, a differenza di questi, possa ottenere un risultato concreto. Che nella fattispecie sarebbe quello di contenere il tasso di conflittualità interno alla maggioranza, tornando a praticare la via del negoziato in commissione, in un clima certamente più lontano dai toni esacerbati propri del confronto in assemblea e dunque più propizio al compromesso politico. Dei segnali evidenti di scricchiolìo dalle parti del centrosinistra, dopo la mossa di Italia viva di chiedere formalmente una correzione del testo Zan alquanto (anche se non del tutto) compatibile con le controproposte di Lega e Fi ci sono stati, e rischiano di investire in pieno il segretario dem Enrico Letta, sempre più in difficoltà a trattenere i malumori degli ex renziani di Base riformista, venuti ormai allo scoperto grazie alle pubbliche esternazioni di parlamentari come Andrea Marcucci, ex capogruppo Pd al Senato ed ex fedelissimo di Matteo Renzi, disarcionato da Letta proprio in virtù del suo pedigree targato Leopolda. Non è perciò escluso che, qualora (ed è pressoché certo) Ostellari andasse in aula a chiedere che il provvedimento resti al piano ammezzato di Palazzo Madama anziché innescare il cancan, la cosa possa fare breccia. A partire dai senatori di Iv, che potrebbero coerentemente associarsi a quelli del centrodestra sulla strada del supplemento di negoziato. In questo modo, osservano i fautori del compromesso, un eventuale accordo politico sul nuovo testo anti omotransfobia dovrebbe essere solamente ratificato dall'aula, prima di tornare alla Camera per fare la cosiddetta «navetta» ed essere definitivamente approvato con un ultimo, formale passaggio al Senato. Si tratta, evidentemente, di un sentiero strettissimo dal punto di vista politico, data la citata posizione del gruppo dirigente del Nazareno, ma non è escluso che la strada del ritorno in commissione possa comunque materializzarsi, se a quanto ribadito nelle ultime ore dal capogruppo Iv Davide Faraone e dal sottosegretario Ivan Scalfarotto seguisse un voto coerente nel primo pomeriggio per il ritorno in commissione. Entrambi, infatti, hanno ribadito che andare in aula a fari spenti significherebbe l'affossamento definitivo di qualsiasi legge anti omotransfobia. In particolare, Faraone ha detto che sarebbe «troppo rischioso portare in aula la legge così com'è», aggiungendo che le posizioni, soprattutto dentro il Pd, stanno evolvendo e «le parti si stanno scongelando». Giova ricordare ancora una volta che su provvedimenti di questo tipo il regolamento di Palazzo Madama parla chiaro: bastano 20 senatori per ottenere il voto segreto ogniqualvolta si avanzi una richiesta in tal senso, cosa che avverrebbe a ogni piè sospinto. Il punto da cui ripartire in commissione è nella cartella di Ostellari e consiste nella sintesi tra le proposte di modifica presentate dai renziani e quelle di Lega e Iv, che convergono sulla esclusione dal testo di ogni riferimento all'identità di genere, della salvaguardia della libertà di opinione e dell'autonomia degli istituti scolastici rispetto all'eventuale celebrazione della giornata nazionale contro l'omotransfobia. In caso contrario, l'ordine del giorno dell'aula reca l'inizio della discussione del testo Zan e con esso l'apertura delle ostilità, prima tra le quali la richiesta di sospensiva. In questo senso, il leader leghista Matteo Salvini ha già fatto sapere di essere pronto alla battaglia, parlando ieri a Lamezia Terme: «Sarò in aula», ha detto, «perché c'è questo ddl Zan da bloccare o quantomeno da cambiare in Parlamento».