2024-11-21
Ultimo brivido prima dell’ok a Ribera e Fitto
Raffaele Fitto (Imagoeconomica)
Ppe, S&D e liberali a un passo dall’intesa sul ministro di Fdi nell’Ursula bis. Stallo tra popolari e socialisti sulla candidata. Deleghe ridotte al magiaro Olivér Várhelyi dopo la cautela sull’aborto. Il 27 il voto in Aula. Verdi e sinistra francese si sfilano, aprendo le porte all’Ecr.Sono state definite serrate e febbrili le trattative per trovare l’accordo per chiudere la squadra che farà parte dell’esecutivo Ue guidato da Ursula von der Leyen. Una partita in cui gli spagnoli hanno giocato a dividere, fino all’ultimo. I veti incrociati infatti si sono ripetuti fino a tarda serata, malgrado l’intesa sia stata annunciata da più parti sul l’atteso ok a Raffaele Fitto e Teresa Ribera. I gruppi hanno valutato anche gli altri commissari rimasti in sospeso perché auditi lo stesso giorno: Roxana Minzatu, Henna Virkkunen, Kaja Kallas e Stéphane Séjourné. La fine del tunnel si era incominciata a intravedere intorno alle 17, mentre era in corso la capigruppo del Parlamento europeo, è uscita la convocazione per i coordinatori delle commissioni che hanno svolto le audizioni dei vicepresidenti esecutivi. La convocazione, fissata per le 19 è stata preceduta da un assessment alle 18. Il segnale era chiaro: l’accordo tra popolari, liberali e socialisti si era finalmente chiuso. Notizia poi confermata da fonti del partito socialista europeo. A rimanere in bilico c’era anche la nomina di Olivér Várhelyi, commissario designato dall’Ungheria per la Salute e il benessere degli animali. Non era piaciuta la sua risposta su salute sessuale e riproduttiva. A chi chiedeva se lo ritenesse materia fondamentale dell’Ue, ha risposto che «l’aborto è più legato a questioni costituzionali e di diritti umani che alla salute e che, in quanto tale, rientra nella giurisdizione dei singoli Stati membri». Per questo la sua nomina è stata accettata, prevedendo però lo scorporamento di «alcune deleghe». Dopo il passaggio dei sette designati e la sua ufficialità, si attende il voto segreto all’intera Commissione europea, nella plenaria a Strasburgo il 27 novembre. Nelle ore precedenti il Partito popolare europeo ha dimostrato di difendere con grandissima forza la nomina di Raffaele Fitto, come fosse un suo candidato e non un conservatore. Allo stesso modo, il gruppo ha seguito con «attenzione il dibattito sulle conseguenze delle inondazioni di Valencia con la ministra spagnola e candidata alla Commissione europea, Teresa Ribera». Un’audizione che per i popolari costituiva un passaggio fondamentale per l’approvazione della sua candidatura e che è stato commentato così: «Nella sua apparizione al Parlamento spagnolo, la candidata ha evitato di rispondere alle ripetute richieste dei deputati riguardo al suo impegno a dimettersi se la giustizia spagnola la accusasse di illeciti durante la gestione delle inondazioni in due regioni spagnole». Per questo il Ppe «tiene a sottolineare che Ribera dovrebbe essere pronta a dimettersi a seguito di una richiesta del sistema giudiziario spagnolo». Richiesta che ha creato uno stallo nella tarda serata di ieri, a causa della contrarietà dei socialisti spagnoli che ha portato allo stop temporaneo delle riunioni di valutazione su Ribera e su Fitto. Una pausa che non ha visto fine prima che il giornale andasse in stampa. Sebbene non ancora definitivo, il risultato del Ppe è stato frutto del lavoro del vicepremier italiano Antonio Tajani, che è anche vicesegretario del partito dal 2002. Tajani, sottolineano fonti vicine al ministro, ha accelerato sui negoziati venerdì incontrando prima il capo dei popolari europei, Manfred Weber, poi parlandone al telefono con la presidente Ursula von der Leyen. Lunedì a Bruxelles ha incontrato tre commissari designati per capire come costruire il percorso che avrebbe portato all’accordo di oggi e ieri ha riaffrontato la questione a Varsavia con i ministri degli Esteri europei presenti al vertice Weimar plus, ovvero i colleghi francese, tedesco e polacco. Il risultato è stata l’intesa annunciata da più parti. Tutti avevano festeggiato in qualche modo il superamento dell’impasse pericolosa che si era creata in questi giorni, ancora in corso fino all’ultimo, e che ha fatto scendere in campo persino gli ex premier Romano Prodi, Mario Monti e il capo dello Stato, Sergio Mattarella, a favore del candidato di Fdi. A perdere su tutta la linea, in caso di via libera a Fitto, sono i Verdi. «È un accordo che ci delude: da parte nostra, c’era bisogno di un cambiamento di portafoglio di Fitto. E se non c’è, voteremo contro Fitto e contro Varhelyi» ha detto il co-presidente dei Verdi Ue, Bas Eickhout. «Lunedì decideremo comunque il nostro voto finale sulla nuova Commissione di Von der Leyen, ma così l’Ue crea una situazione molto instabile», ha commentato. È chiaro che se i Verdi escono, il peso di Ecr non può che crescere. A tirarsi fuori dal voto in plenaria anche i socialisti francesi: «Condanno la convalida in seno al Parlamento Ue di un vicepresidente esecutivo della Commissione di estrema destra. Insieme ai miei colleghi della delegazione voterò contro la Commissione nel suo insieme la prossima settimana», ha detto l’eurodeputato Christophe Clergeau, anticipando l’intenzione della delegazione socialista francese di votare contro l’intero collegio. La probabile nomina di Fitto, comunque, sarà una vittoria italiana e del gruppo Ecr, accusato di aver giocato male le sue carte non votando il von der Leyen 2. Invece dimostrando coerenza, alla fine potrebbero riuscire ugualmente ad entrare nell’esecutivo e il peso dei conservatori di Meloni saerbbe decisamente più grande di quello che avrebbero avuto votando il bis della tedesca.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)