2025-07-20
Uk, stop a simboli Lgbt sulle volanti: «La polizia deve essere imparziale»
Il tribunale vieta agli agenti della Northumbria anche di partecipare al Pride in divisa.Viene dalla Northumbria, regione nordorientale dell’Inghilterra, la notizia che gli agenti della polizia del posto non potranno più partecipare alle marce dell’orgoglio omosessuale con la divisa agghindata con stemmini arcobaleno, né potranno più circolare con auto recanti livree colorate o simboli dell’universo Lgbt. A stabilirlo è stata una sentenza dell’Alta Corte britannica, che ha dato ragione a una cittadina che sul tema aveva denunciato una presunta mancanza di imparzialità da parte della polizia.Per l’appunto, il caso è stato sollevato da una signora di nome Linzi Smith, 34 anni, che, pur essendo lesbica, è anche apertamente ostile all’ideologia Lgbt. Secondo la signora Smith, infatti, la partecipazione attiva e visibile degli agenti a manifestazioni in favore dell’identità di genere comprometterebbe il dovere di neutralità dell’istituzione. I giudici hanno accolto le sue ragioni, sottolineando un principio fondamentale: la polizia, in una democrazia, non può essere percepita come schierata in dibattiti politici o sociali controversi. Nella sua decisione, il magistrato ha affermato: «Il fatto che gli agenti abbiano espresso pubblicamente il loro sostegno ai diritti transgender partecipando alla marcia 2024 potrebbe dare l’impressione che non gestiscano la questione in modo equo e imparziale». L’effetto immediato della sentenza è stata la disposizione da parte di Vanessa Jardine, capo della polizia del Northumbria, di rimuovere da tutte le vetture in dotazione al corpo di polizia le livree a tema Pride. In una comunicazione interna si legge: «Nessun veicolo con colori o simboli “Pride, progress o transgender” sarà impiegato nella marcia di questo fine settimana e attualmente nessun veicolo con tale livrea è operativo». Non solo: agli agenti in servizio è stato vietato di partecipare alla marcia del Northern Pride in programma a Newcastle, se non in qualità di servizio d’ordine e in uniforme; i colleghi fuori servizio non potranno partecipare indossando abiti o distintivi che li identifichino come membri della polizia e sarà consentita soltanto la presenza di uno stand informativo gestito dalle forze dell’ordine, «purché privo di simboli riconducibili a una causa o a un’identità». Contrariamente a quanto si potrebbe essere indotti a pensare, i primi a esprimere una certa soddisfazione per la decisione dei giudici inglesi non sono quelli che vengono tanto democraticamente definiti «omofobi»; anzi, sono, in parte, gli omosessuali stessi. Oltre alla già citata signora Smith, fautrice della causa contro i lustrini gay sulle uniformi della polizia, anche la signora Kate Barker, direttrice dell’Lgbt alliance (un ente promotore dei diritti per persone gay, lesbiche o bisessuali), ha accolto favorevolmente il cambiamento, dichiarando: «Continueremo a lavorare affinché tutte le forze di polizia del Regno Unito seguano l’esempio del Northumbria». Senza considerare il fatto che il già citato capo della polizia del Northumberland, Vanessa Jardine, è altresì responsabile delle comunità Lgbt per il Consiglio nazionale dei capi della polizia britannica.Grande soddisfazione anche all’interno dell’associazione Fair cop, nata con l’obiettivo di mantenere la politica fuori dalle forze dell’ordine. Il suo fondatore Harry Miller ha dichiarato che «non c’è mai stato spazio per livree controverse su un furgone della polizia. La neutralità è la base di una democrazia sana. Speriamo che anche altri corpi seguano questa linea».
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