2025-07-03
«Giù le emissioni del 90% in 15 anni»
Il piano di Bruxelles: possibile comprare crediti da Paesi extra Ue che decarbonizzano. Respinte le obiezioni dei critici, guidati da Macron. Dal 2040 si dovrà cambiare caldaia. La Commissione europea ha presentato ieri un nuovo piano, l’ennesimo, questa volta per tagliare le emissioni di CO2 del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. L’Unione europea ha già obiettivi di diminuzione delle emissioni del 55% al 2030 e del 100% al 2050, stabiliti con il Regolamento EU 2021/1119. Questa proposta si colloca a metà del percorso, con l’intento di accelerare il cammino verso il sacro Graal dello zero netto. Di fatto, il nuovo piano impone di velocizzare gli sforzi per ridurre le emissioni e concentrarli quasi tutti nel decennio 2030-2040, lasciando al decennio successivo le briciole della riduzione.Formalmente, questa proposta è una modifica alla legge Ue sul clima, che quindi ora sarà sottoposta al Parlamento europeo e al Consiglio per la discussione e l’adozione, secondo la procedura legislativa ordinaria.Il taglio delle emissioni al 2040 è stato presentato ieri a Bruxelles dalla vicepresidente esecutiva per una Transizione pulita, giusta e competitiva (sic), la spagnola Teresa Ribera, e dall’olandese Wopke Hoekstra, commissario europeo per il Clima, le emissioni nette zero e la crescita pulita (sic).Durante la presentazione e la successiva conferenza stampa, in un profluvio di imperativi ispirati all’ottimismo della volontà, i due commissari non hanno lesinato le parole d’ordine classiche del gergo di Bruxelles: ambizione, competitività, resilienza, sostenibilità, tecnologie pulite. Insomma, spezzeremo le reni al cambiamento climatico.Hoekstra ha detto che è stato necessario molto tempo per arrivare a questa proposta (la decisione era annunciata mesi fa) perché era necessario mettere d’accordo tante istanze differenti. Il commissario olandese ha anche detto che la proposta è pragmatica e flessibile. «Questa transizione è enorme, dobbiamo riconoscerlo, e dunque è assolutamente importante non essere dogmatici su come arrivare all’obiettivo fissato. La decarbonizzazione è un potente motore per la crescita. Facciamo in modo che l’Europa diventi un leader nel settore delle tecnologie pulite».Una delle flessibilità introdotte in questa modifica alla legge sul clima, che stabilirebbe l’obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni al 2040, è la possibilità di esternalizzare una parte (fino al 3%) degli sforzi per decarbonizzare, con l’utilizzo dei crediti di carbonio internazionali. In pratica, i Paesi potranno comprare crediti di carbonio da Paesi extra Ue che riducono le emissioni. La riduzione delle emissioni sarebbe così contabilizzata in capo all’acquirente e non al Paese che realizza effettivamente la decarbonizzazione. Una sorta di neocolonialismo emissivo, che la Germania ha preteso con forza.Sarà poi possibile l’utilizzo di assorbimenti permanenti di CO2 (cioè la cattura di CO2 dall’aria) nel sistema Ets e una «maggiore flessibilità intersettoriale per contribuire al raggiungimento degli obiettivi». Cioè gli Stati potranno utilizzare le riduzioni delle emissioni in certi settori per compensare la mancata riduzione in altri settori.Nonostante i segnali arrivati dalle elezioni europee dello scorso anno, nonostante le dichiarazioni di intenti su una nuova ragionevolezza delle politiche green europee, Bruxelles continua a perseguire il suicidio industriale, perseguendo obiettivi green che portano fuori mercato l’industria europea, nella convinzione che l’Ue possa diventare leader mondiale nelle tecnologie «pulite».Lo conferma la stessa Commissione nel comunicato di ieri: «Con l’obiettivo proposto del 90%, l’Ue invia anche un segnale alla comunità globale: manterrà la rotta sui cambiamenti climatici, rispetterà l’accordo di Parigi e continuerà a collaborare con i Paesi partner per ridurre le emissioni globali».Sul tema dell’obiettivo di riduzione delle emissioni al 2040, all’interno del Consiglio Ue della settimana scorsa vi sono state voci dissenzienti sull’opportunità di presentare adesso il piano, considerate le tensioni con gli Usa sulle questioni commerciali e in un momento in cui l’economia europea è in difficoltà, con i costi dell’energia alti.In quella sede, qualcuno ha chiesto un rinvio della proposta, come il presidente francese Emmanuel Macron. Ma anche Polonia e Ungheria non sono d’accordo nel forzare i tempi. Macron ha detto che l’obiettivo per il 2040 deve essere compatibile con la competitività europea e in Consiglio Ue vi sarebbe stata una discussione accesa su questo tema.Naturalmente, alle prime indiscrezioni sulla posizione critica di Macron sono scattate alcune Ong green, per accusare la Francia di volere l’apocalisse climatica.Intanto, sempre ieri, la Commissione ha pubblicato un altro corposo pacchetto di norme (un regolamento delegato, un regolamento di esecuzione e un documento di orientamento con 13 allegati dedicati ad argomenti specifici) che servirà agli Stati membri nel recepimento con legge della direttiva sulle case green (Epbd). Le linee guida confermano che l’eliminazione (obbligatoria) delle caldaie a gas metano dal 2040 può avvenire in due modi: sostituzione con pompe di calore, teleriscaldamento o solare termico, oppure utilizzo di biometano.Nel frattempo, poi, è già in vigore da quest’anno l’Ets2, ovvero il sistema che farà pagare dal 2027 le emissioni delle auto e del riscaldamento di casa. Aumenteranno cioè il costo del pieno di benzina e la bolletta del gas.Del resto, è difficile che questa Commissione possa recedere dai suoi obiettivi: l’investimento politico sul Green deal è stato ed è tuttora enorme. A Bruxelles nulla è cambiato.