2025-10-21
Ora sulle auto Ursula apre ai biocarburanti
Per anni la numero uno della Commissione ha imposto la svolta elettrica, senza guardare al target climatico. Adesso è invece pronta a rivedere le regole sulla CO2.Terminato il Von der Leyen I, inizia il Von der Leyen II, l’opposto di se stesso. Ursula contro Ursula. Come nei casi più gravi di disturbo di personalità. Così si può interpretare il testo della lettera sulla competitività inviata dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ai Capi di Stato e di governo dell’Unione che tra due giorni si incontreranno a Bruxelles. Von der Leyen stravolge tutte le politiche sul green e annuncia un’importante inversione di rotta: uno stravolgimento di strategia totale sulla competitività e sugli obiettivi climatici da lei stessa imposti. «L’Europa deve difendere se stessa e i propri valori, e senza i mezzi economici su cui fare affidamento, possiamo solo fallire collettivamente: se facciamo le scelte sbagliate, la lenta agonia annunciata da Mario Draghi potrebbe diventare realtà prima e più rapidamente». Le scelte sbagliate sono state già fatte, da lei e da Frans Timmermans nello specifico, ma non solo. Se oggi si andasse ancora dietro ai socialisti gli stessi errori potrebbero essere reiterati. Errori e politiche che per sua stessa ammissione hanno favorito la Cina. «La corsa alle tecnologie pulite sta accelerando. La Cina ha individuato le opportunità di business e sta sfruttando le sue enormi risorse umane, con l’obiettivo di diventare il leader indiscusso di tutti gli elementi cruciali dell’economia del futuro. Il modo in cui le nostre politiche hanno contribuito all'emergere della Cina nel settore delle verdi tecnologie (solare, batterie, auto elettriche) dovrebbe servire da monito: per raggiungere la leadership, sono necessari partecipazione e impegno incessanti. E questi diventano ancora più essenziali per preservarla. La leadership richiede anche reazioni forti per evitare di cadere in nuove e pericolose dipendenze, come la nostra crescente dipendenza dalla Cina per le materie prime critiche». Parla insomma, come se non fosse responsabile del fallimento dell’Europa, della sua progressiva e inesorabile deindustrializzazione. Come se non ricoprisse il ruolo di capo dell’esecutivo europeo dal 2019, quasi sei anni. «A seguito dell’ultimo dialogo strategico con l’automotive, ho deciso di accelerare la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni che prevede lo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel nel 2035, anticipandola entro la fine di quest’anno» spiega, senza però chiarire che è stata la sua stessa Commissione a far passare quel regolamento. Nello specifico adesso «stiamo valutando il ruolo dei carburanti a zero e basse emissioni nella transizione verso un trasporto su strada a zero emissioni oltre il 2030, come gli e-fuel, per i quali mi sono già impegnata nelle linee guida, e i biocarburanti avanzati», assicurando anche di, «restare fedele al principio di neutralità tecnologica ed efficienza dei costi». Una decisa inversione di rotta rispetto a quando chi parlava di neutralità tecnologica veniva tacciato di essere un negazionista climatico. Poi riconosce: «La proposta Ue su un obiettivo di riduzione dei gas serra entro il 2040 è ambiziosa con il taglio del 90% delle emissioni» e precisa che potrà essere «flessibile». Il 3% dell’obiettivo di taglio, evidenzia, «può essere raggiunto con crediti internazionali di alta qualità e l’obiettivo interno dell’Ue di riduzione delle emissioni può essere inferiore al 90%, a condizione che ciò sia compensato da riduzioni simili, economicamente vantaggiose e ad alta integrità, extra-Ue». Poi interviene anche sul tema delle tasse sull’elettricità, definite «troppo alte nell’Unione europea». «Oltre al gas anche altre voci delle bollette energetiche rimangono troppo elevate», scrive, «lo scorso anno sono aumentate le tasse, i prelievi e gli oneri sia per l’industria che per le famiglie». Infine, chiosa, rivolgendosi agli Stati membri: «Vi invito a sfruttare appieno il quadro rafforzato degli aiuti di Stato, a ridurre le tasse e gli oneri sulle bollette elettriche, a snellire le procedure di autorizzazione». Una lettera che dovrebbe esser un mea culpa, ma che invece non lo è.
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Ursula von der Leyen (Ansa)