Pioggia di razzi russi sui cieli dell’Ucraina. Kiev: «Risponderemo con armi nostre»

Dopo l’attacco di sabato notte all’hotel Sapphire di Kramatorsk, nella regione di Donetsk, in cui ha perso la vita un consulente per la sicurezza di Reuters e quattro cronisti sono rimasti feriti (due in modo grave), ieri Mosca ha lanciato un massiccio attacco missilistico in 15 regioni ucraine, puntando a colpirne le infrastrutture energetiche. «È stato uno dei più grandi attacchi combinati», ha scritto su Telegram il presidente Volodymyr Zelensky: «più di un centinaio di razzi di vario tipo e un centinaio di droni Shahed». Secondo il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, le forze russe avrebbero utilizzato anche missili ipersonici Kinzhal.
Il ministero della Difesa russo ha confermato che i raid avevano come obiettivo le sottostazioni elettriche nelle regioni di Kiev, Vinnitsa, Zhytomyr, Khmelnytsky, Dnipro, Poltava, Nikolaev, Kirovograd e Odessa, ma ha dichiarato che sono state danneggiate anche le stazioni di compressione del gas nelle regioni di Leopoli, Ivano-Frankivsk e Kharkiv. «Tutti gli obiettivi designati sono stati colpiti», si legge nella nota, «provocando interruzioni di corrente e l’interruzione del trasporto ferroviario di armi e munizioni verso la linea del fronte». Secondo il ministero degli Esteri di Mosca, gli attacchi russi hanno colpito anche «siti di stoccaggio di armamenti aerei trasferiti dai Paesi occidentali negli aeroporti delle regioni di Kiev e Dnipro».
Dtek, la più grande compagnia energetica privata dell’Ucraina, ha comunicato che ci sono state diverse interruzioni di corrente in tutto il Paese, in particolare a Kiev, dove è stata colpita la centrale idroelettrica situata a Vyshgorod (a Nord della città). I lanci sono iniziati nella notte e hanno riguardato, oltre alla capitale, tutte le principali città ucraine, provocando almeno sei morti e 30 feriti. Diverse foto mostrano le stazioni della metropolitana di Kiev colme di persone in cerca di rifugio. Il giorno prima, nel suo discorso serale, Zelensky aveva reso noto un avanzamento delle forze ucraine da 1 a 3 chilometri in alcune aree dell’Oblast di Kursk, in Russia. Non è tuttavia questa la risposta russa all’incursione ucraina nel suo territorio - anche se il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito ieri che ci sarà - bensì una tattica utilizzata da Mosca fin dall’inizio del conflitto. L’obiettivo è anche quello di mettere in difficoltà il nemico in vista dell’inverno, quando le basse temperature richiedono un maggior consumo energetico.
Nel corso dell’attacco, l’esercito polacco ha dichiarato che un oggetto militare è entrato nello spazio aereo di Varsavia, motivo per cui sono state attivate le difese aeree della Polonia e della Nato. Secondo fonti polacche, non si trattava di un missile, bensì probabilmente di un drone che ha sorvolato l’area della città ucraina di Chervonohrad.
In seguito ai raid, le autorità ucraine hanno ricominciato a chiedere la rimozione delle limitazioni sull’impiego di armi occidentali. «Ogni leader, ciascuno dei nostri partner sa quali decisioni forti sono necessarie per porre fine a questa guerra, e per farlo nel modo giusto», ha scritto Zelensky sul suo canale Telegram. «Non possono esserci restrizioni a lungo termine in Ucraina, quando i terroristi non ne hanno. I difensori della vita non possono avere restrizioni sulle armi, quando la Russia usa sia le proprie armi di tutti i tipi, sia i droni e la balistica della Corea del Nord». «Ci sono due decisioni che i nostri partner possono prendere per aiutarci a porre fine al terrore russo», ha dichiarato Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri di Kiev: «Primo, confermare la legittimità degli attacchi a lungo raggio dell’Ucraina su tutti gli obiettivi militari sul territorio russo. Secondo, accettare di utilizzare le capacità di difesa aerea dei partner per abbattere missili e droni in prossimità del loro spazio aereo». Secondo il ministro, abbattere missili e droni nei cieli russi non rappresenterebbe un rischio di escalation. Anche il ministro della Difesa, Rustem Umerov, ha sostenuto le stesse posizioni, con un’aggiunta di colore: «L’Ucraina sta preparando le sue risposte», ha affermato, «con armi di propria produzione». Il fatto, però, è che se Kiev è in grado di produrre armi è solo grazie al sostegno occidentale.
Per quanto riguarda la Russia, il ministero della Difesa ha reso noto che, nella notte tra domenica e lunedì, le difese aeree hanno abbattuto 20 droni ucraini su sette regioni del Paese (nove nel territorio della regione di Saratov, tre in quello di Kursk, due ciascuno nelle regioni di Belgorod, Bryansk e Tula, uno nella regione di Oryol e uno in quella di Ryazan). Nella mattinata, tuttavia, alcuni attacchi sono andati a segno: quattro civili, tra cui una donna in gravi condizioni, sono rimasti feriti da droni ucraini nella regione di Saratov. Sempre in mattinata, le difese aeree russe hanno comunicato di aver abbattuto un altro drone nella regione di Bryansk.
Ieri, inoltre, un incendio dalle cause ancora ignote ha colpito la raffineria di Gazprom nella regione di Omsk, nella Siberia occidentale, causando un morto e altri sei feriti. I residenti locali sostengono di aver udito delle esplosioni prima che divampasse l’incendio. La raffineria, una delle più grandi di tutta la Russia, ha comunque continuato a operare senza interruzioni. Oggi, intanto, il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, guiderà personalmente la delegazione in visita alla centrale nucleare di Kursk, nella regione russa in cui sono penetrate le forze ucraine.






