2025-04-20
Ucraina, forse Trump ce la fa. Putin apre ai colloqui di pace
Oltre alle 24 ore di pausa nelle azioni belliche, le trattative accelerano: scambio di prigionieri tra Russia e Kiev. Intanto l’America lima gli accordi sulla Crimea e include i «volenterosi» nella gestione del post conflitto. Da domani inizia una settimana decisiva.Nel 1914, la tregua di Natale sul fronte occidentale fu l’ultimo guizzo di pietà prima dell’abiezione della Grande guerra. Bisogna augurarsi che la tregua di Pasqua, annunciata ieri da Mosca, segni invece l’inizio della fine del conflitto in Ucraina.«Guidati da considerazioni umanitarie», ha comunicato Vladimir Putin al suo capo di Stato maggiore, Valery Gerasimov, «oggi dalle 18.00 (le 17 italiane di ieri, ndr) fino a mezzanotte di lunedì (le nostre 23 di domenica, ndr), la parte russa dichiara una tregua pasquale. Ordino di fermare tutte le operazioni militari per questo periodo». Le forze armate resteranno in allerta per «respingere qualsiasi provocazione o azione aggressiva da parte del nemico», però non dovrebbero attaccare. Il generale ha chiesto all’esercito di rispettare il comando «a condizione che venga rispettato reciprocamente dal regime di Kiev».La mossa dello zar è arrivata a una settimana dalla mattanza di Sumy, la domenica delle Palme. E soprattutto, il giorno dopo le minacce del presidente americano e del suo segretario di Stato: sia Donald Trump sia Marco Rubio, che era a Parigi a parlare con il braccio destro di Volodymyr Zelensky e con i «volenterosi» di Francia, Regno Unito e Germania, hanno precisato che, qualora non si registrino rapidi progressi nei negoziati, abbandoneranno il tavolo. L’avvertimento è suonato inquietante specie per Kiev: gli invasori moltiplicano le offensive e avrebbero pure riconquistato il Kursk per il 99,5%, benché Zelensky si consoli con una presunta avanzata nella regione di Belgorod. D’altro canto, se i russi intendono risolvere alla radice le cause dell’attrito con gli Stati Uniti, tirare la corda fino a farla spezzare non sarebbe una strategia oculata nemmeno per loro.Le pressioni di Washington sembrano aver piegato le comprensibili resistenze di Kiev alle ampie concessioni pretese dagli aggressori. Come anticipato da Bloomberg, in occasione del vertice transalpino, gli americani avrebbero presentato una bozza di accordo che impegna la Casa Bianca ad accettare il controllo di Mosca sulla Crimea - che, in fondo, è realtà già dal 2014. L’attuale linea del fronte verrebbe congelata e gli europei, comunque, non sarebbero tenuti ad alcun riconoscimento formale. Verrebbero invece coinvolti nella delicatissima fase due, quella postbellica. Tuttavia, l’apertura dell’amministrazione Trump al progetto di peacekeeping partorito da Emmanuel Macron e Keir Starmer, al quale l’Italia ha reagito con freddezza e la Russia con stizza, non è certo totale.Intanto, i «volenterosi» avranno bisogno sia dell’avallo politico sia del supporto tecnico statunitense: intelligence, satelliti, visto che il tycoon non appare disposto a offrire mezzi e men che meno uomini. Poi, c’è il dettaglio trapelato sul Wall Street Journal: la delegazione di The Donald avrebbe condiviso con gli alleati anche una proposta per monitorare il rispetto del cessate il fuoco. La fonte del quotidiano di New York - un funzionario del Vecchio continente - non ha trasmesso ulteriori informazioni, ma il senso dell’indiscrezione è chiaro: l’impressione è che non saranno francesi, inglesi e tedeschi ad avere il pallino in mano. Semmai, dovranno ricevere un’investitura ed eventualmente delle regole d’ingaggio dagli americani stessi. I quali si appresterebbero a dare una delusione all’Ue, dove tanto l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, quanto la Spagna di Pedro Sánchez premono per utilizzare gli asset russi congelati, o allo scopo di devolverli alla resistenza, o per finanziare il riarmo. L’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, ha invece evocato l’ipotesi di ridurre le sanzioni (che Mosca è capacissima di aggirare) e di sbloccare le risorse finanziarie sequestrate.Il New York Post, nella serata di venerdì, ha pubblicato una notizia in esclusiva, sostenendo che Rustem Umerov, ministro della Difesa ucraino, avrebbe confermato agli americani che Kiev è «al 90%» d’accordo con il piano di Trump per i territori occupati. L’uomo di Zelensky sarebbe pronto a firmare le carte la prossima settimana, a Londra, magari in concomitanza con il via libera al memorandum sulle terre rare, che il presidente Usa ritiene sarà finalizzato giovedì. Ieri, Umerov, intervistato da Sky news, si è avventurato in una smentita poco convincente: ha spiegato che lui non è in grado di «prendere decisioni politiche» e che, di conseguenza, non è nella posizione di effettuare «valutazioni percentuali», del tipo di quella comparsa sul tabloid della Grande Mela. «Abbiamo diverse posizioni di principio», ha aggiunto. «Abbiamo sostenuto la proposta statunitense di cessate il fuoco completo l’11 marzo, mentre la Russia continua a colpire quotidianamente città e infrastrutture. In queste condizioni, non è chiaro come si possa discutere o misurare in percentuali i progressi di un qualsiasi dialogo». Il titolare del dicastero, in ogni caso, non ha escluso che un’intesa sia possibile. «La nostra domanda chiave», ha concluso, «è come garantire che la proposta di cessate il fuoco possa funzionare e possa essere monitorata in modo affidabile». Ed è qui che torna in ballo l’organizzazione della fase due: gli ucraini sanno di non potersi affidare alle sole forze europee e confidano in una qualche regia americana.Putin ha sfidato Kiev sulla sospensione delle ostilità: «Prevediamo che la parte ucraina seguirà il nostro esempio». Dalla sua reazione, ha pontificato, si vedrà se desidera la pace. Zelensky gli ha subito rinfacciato l’ennesimo «tentativo di giocare con le vite umane. I droni nei nostri cieli rivelano il suo vero atteggiamento». «Non ci si può fidare», ha protestato il ministro degli Esteri ucraino. «Valuteremo i fatti». L’Unione europea pare rosicare: «La Russia», ha commentato la Commissione, «ha precedenti da aggressore, quindi prima dobbiamo vedere una reale cessazione dell’aggressione e azioni chiare per un cessate il fuoco duraturo». In serata, il leader in mimetica, pur ribadendo la propria diffidenza, ha rilanciato: «Se la Russia ora è pronta a impegnarsi in un regime di silenzio totale e incondizionato, l’Ucraina agirà di conseguenza. Se un cessate il fuoco completo dovesse concretizzarsi, l’Ucraina propone di estenderlo oltre la Pasqua del 20 aprile. Questo rivelerà le vere intenzioni russe, perché 30 ore servono a fare notizia, ma non per reali misure di rafforzamento della fiducia. Trenta giorni potrebbero dare una possibilità alla pace».Preghiamo.
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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