2023-09-23
Ha ucciso Tercas e le banche. L’Europa lo ammette solo ora e dà un premio alla Vestager
Margrethe Vestager (Ansa)
Per la Commissione gli aiuti del 2015 erano leciti. Il no della responsabile antitrust aveva innescato la crisi del credito. Per lei zero conseguenze e la candidatura alla Bei.Dopo otto lunghi anni il caso è chiuso ma il danno ormai è stato fatto. La Commissione Ue ha stabilito in via definitiva che il sostegno fornito dal Fondo interbancario di tutela dei depositi a Banca Tercas «non costituisce aiuti di stato». Pur trovandosi nel Centro Italia, la Cassa di risparmio della provincia di Teramo - poi chiamata in breve Tercas - è sempre stato un piccolo satellite del sistema del credito rispetto al Monte dei Paschi. Eppure, esattamente come Mps, il suo destino ha condizionato pesantemente la stagione dei crac bancari governati dalle regole europee sul bail-in diventando un dossier ingombrante anche per Bankitalia. Un capitolo della storia bancaria italiana che poteva essere scritto in maniera completamente diversa. A dicembre 2015, la Commissione aveva stabilito che i fondi concessi dal Fitd a Banca Tercas rappresentavano un aiuto di Stato illegale, ordinando il loro recupero. In particolare, secondo Bruxelles, il Fitd era intervenuto a sostegno di Tercas con l’obiettivo di coprire le sue perdite e supportare la sua vendita alla Banca Popolare di Bari. In quell’occasione, la Commissione aveva valutato che il Fitd aveva agito per conto dell’Italia e che quindi il supporto era riconducibile allo Stato. A marzo 2019, in seguito a un ricorso dell’Italia, di Banca popolare di Bari e del Fitd, il Tribunale dell’Unione europea aveva annullato la decisione presa dalla commissione nel 2015. Secondo il Tribunale, la Commissione non aveva dimostrato a sufficienza che la decisione del Fitd di sostenere Banca Tercas era riconducibile all’Italia. A marzo 2021, la Corte di Giustizia ha confermato il giudizio del Tribunale. Con la decisione di questi giorni, la commissione ha rivalutato il caso in conformità con i giudizi dei tribunali europei, concludendo che i fondi concessi dal Fitd a Tercas non erano riconducibili all’Italia e che quindi non hanno rappresentato un aiuto di Stato illegale. Nel frattempo, il 13 dicembre del 2019 la Banca d’Italia ha commissariato la Popolare di Bari che è stata ricapitalizzata (con l’intervento di Fitd e Mcc) e successivamente si è trasformata in una spa per poi confluire nel gruppo Mediocredito Centrale. Attenzione: la vicenda riguardò in particolare l’operazione Tercas-Bari, ma la sua posizione ebbe un impatto determinante anche sui casi CariFerraraMargrethe Vestager Banca Marche e Popolare dell’Etruria segnando una tappa importante, se non fondamentale, del confronto tra Roma e Bruxelles sulle modalità di salvataggio dei quattro istituti di credito. L’intervento dell’Antitrust Ue guidato dal commissario Margrethe Vestager aveva avviato un circolo vizioso poi finito a carico di obbligazionisti e azionisti. Nel 2021 il presidente di Abi, Antonio Patuelli, quando si diffuse la notizia che la Corte Ue aveva bocciato l’operato della Commissione, ebbe a dichiarare: «Il legittimo intervento del Fitd su Tercas fu solo il primo a essere predisposto e bloccato dalla precedente Commissione europea che cosi bloccò conseguentemente anche i successivi interventi preventivi del Fitd per i salvataggi delle quattro banche». Patuelli chiese il rimborso degli azionisti, ma nulla ha potuto per riavvolgere i fatti successivi tutti consustanziali all’approvazione da parte del nostro Parlamento del bail in. Restano, inoltre, agli atti le parole di Roberto Nicastro, commissario di Carife, Carichieti, Etruria e Banca Marche tra il 2015 e il 2017, che nel marzo del 2019 dichiarò: «La scelta su Tercas e quella di autorizzare la risoluzione delle quattro banche, con un bail in ante litteram crearono uno stress inutile e pernicioso. Hanno fatto diventare sistemica quella che poteva essere una crisi circoscritta», evidenziò Nicastro. «La svalutazione dei crediti deteriorati delle quattro banche al 17,5% mise pressione sull’intero sistema, accelerando le crisi degli altri istituti: dalla venete a Mps. Non aver potuto usare il Fitd su Tercas e poi sulle quattro banche ha innescato la contaminazione a livello sistemico di una crisi che poteva essere gestita in modo pragmatico e circoscritto».Al danno su Tercas e alle conseguenze per banche, investitori e risparmiatori dopo le risoluzioni delle altre banche, si aggiunge anche la beffa. Perché a commettere l’errore madornale di definire un aiuto di Stato ciò che non lo era fu la direzione Concorrenza della Commissione guidata da Margrethe Vestager che non subirà conseguenze e non verrà mandata via. Perché si è autosospesa dall’incarico e probabilmente verrà presto promossa al vertice della Banca Europea per gli Investimenti (Bei). Mercoledì scorso la danese Vestager è volata a Parigi per avanzare la sua candidatura alla presidenza della Bei con tanto di selfie davanti alla Tour Eiffel postato sui social. «Sono un outsider e questo potrebbe giocare a mio favore», ha detto in un’intervista a Le Figaro. Si contende la poltrona della Bei con la spagnola Nadia Calviño, che è data per favorita dopo la nomina della tedesca Claudia Buch (in corsa c’era anche un’altra spagnola, Margarita Delgado) come presidente della Vigilanza Bce. Di certo, la macchia Tercas sul curriculum (e su quello della Commissione) non le ha impedito di correre per la presidenza di un’altra importante istituzione europea. Ps. Ci sono voluti otto anni per dimostrare, e far ammettere a Bruxelles, la grave cantonata su Tercas. Chissà se verso il 2028 o il 2030 la Commissione Ue farà ammenda anche per gli errori commessi sulla transizione green.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.