2025-01-30
Ucciso in Svezia il rifugiato iracheno che aveva dato fuoco al Corano
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È stato ucciso a colpi di arma da fuoco Salwan Momika, l'uomo che aveva bruciato in Svezia una copia del Corano nell’estate del 2023. Il rifugiato iracheno di 38 anni, un anno e mezzo fa aveva incendiato delle copie del testo sacro dell’Islam scatenando ondate di protesta nei Paesi islamici, che hanno finito per innalzare l’allerta terrorismo in Svezia. Diverse manifestazioni erano scoppiate in Iran e in Iraq, con l’ambasciata svedese a Baghdad che era stata data alle fiamme. Allora anche l’ayatollah Ali Khamenei si era espresso duramente nei confronti del Paese nordico, dichiarando: «Tutti gli studiosi islamici concordano sul fatto che coloro che profanano il Corano meritano la punizione più severa» e dunque, rivolgendosi a Stoccolma: «Il dovere di quel governo è di consegnare il colpevole ai sistemi giudiziari dei paesi islamici». Sulla stessa linea, anche il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, che aveva affermato: «Insegneremo all'arrogante popolo occidentale che non è libertà di espressione insultare i valori sacri dei musulmani». Secondo Reuters, l’agenzia svedese per l’immigrazione, sempre nel 2023, voleva espellere il rifugiato iracheno poiché aveva fornito informazioni false nella richiesta di residenza. Tentativo però non andato in porto dato che l’uomo avrebbe rischiato la tortura nel Paese d’origine. E nel mezzo della crisi diplomatica, il gesto di Momika in Svezia aveva dato inizio anche al dibattito sulla legge che tutela la libertà di espressione che per alcuni era troppo permissiva. A distanza di un anno, nel 2024, era stato annunciato che Momika e Salwan Najem, l’altro uomo che aveva bruciato una copia del Corano, sarebbero stati processati per «reati di istigazione contro un gruppo etnico o nazionale». L’accusa era di aver bruciato le copie del testo fuori da una moschea e in altri luoghi pubblici in quattro occasioni diverse e di «aver trattato il Corano in un modo inteso a esprimere il disprezzo per i musulmani a causa della loro fede». Mercoledì notte il tragico epilogo: Momika è stato raggiunto dai proiettili nel suo appartamento a Södertälje, una cittadina vicina alla capitale svedese. Stando a quanto riferito da alcuni media svedesi, l’uomo era in diretta sui social media, quindi il suo assassino potrebbe essere stato ripreso in video. A sollevare ulteriori sospetti è il giorno deciso dal killer per togliere la vita al rifugiato iracheno. Si tratta infatti di una coincidenza temporale ambigua dato che poche ore dopo il tribunale di Stoccolma avrebbe dovuto emettere il verdetto sulle accuse che pendevano contro di lui e Najem per incitamento all’odio etnico. Sentenza ovviamente cancellata per Momika e rimandata a lunedì prossimo per l’altro imputato, secondo quanto riportato da Reuters. Poche ore dopo l’omicidio, la polizia ha arrestato cinque persone sospettate di aver ucciso Momika senza specificare se sia stata trovata l’arma del delitto o ulteriori dettagli. Ma dietro il fatto di sangue potrebbe esserci un Paese straniero. A riferirlo è stato il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, che durante la conferenza stampa ha infatti spiegato: «Posso assicurarvi che i servizi di sicurezza sono profondamente coinvolti perché c’è ovviamente il rischio che ci sia un collegamento con una potenza straniera». Un allarme che è stato condiviso anche dal vicepremier Ebba Busch su X: «L’omicidio è avvenuto poche ore prima che venisse pronunciato il verdetto contro di lui. È una minaccia alla nostra democrazia libera. Bisogna affrontarla con tutta la forza della nostra società». Busch, ha paragonato il caso agli omicidi in Francia di Samuel Paty e Jacques Hamel uccisi rispettivamente nel 2020 e nel 2016 da terroristi islamici. A prendere la parola sull’omicidio di Momika è stato anche l’altro imputato, Najem, che su X, ha sentenziato: «io sono il prossimo».
Cristian Murianni-Davide Croatto-Andrea Carulli