2022-12-16
Twitter e Facebook arruolarono i Cdc per censurare i post su virus e vaccini
Rochelle Walensky, direttrice del CDC (Getty Images)
Tramite una piattaforma segreta, l’Agenzia sanitaria Usa aiutò a oscurare milioni di contenuti su sicurezza ed efficacia dei sieri.«Ho la sensazione di trovarmi nel bar clandestino anti-disinformazione più cool, grazie a tutti!». Così un’entusiasta Elizabeth Wilhelm, funzionaria pubblica del Cdc (l’Agenzia di sanità pubblica Usa), incaricata di elaborare strategie per aumentare la fiducia nei vaccini, rispondeva a una mail di Irene Jay Liu, dipendente di Google e organizzatrice del Trusted Media Summit. Pochi mesi dopo, un’altra funzionaria del Cdc , Carol Crawford, direttrice del Digital Media branch, è «arruolata» da Twitter per aiutare la piattaforma a «combattere la disinformazione su Covid e vaccini»: ergo, a censurare. Il controllo dei tweet avviene attraverso una piattaforma web segreta, parallela a Twitter e aperta ai funzionari del Cdc, che si occupa specificamente di controllare la narrazione sul Covid. «Carol, sono felice di iscriverti al nostro portale di assistenza, che ti consente di accedere a un flusso di segnalazione speciale e accelerato nel Centro assistenza di Twitter. Ha funzionato molto bene l’anno scorso», scrive il 10 maggio 2021 Todd O’Boyle, senior manager di Twitter responsabile Public Policy, a Crawford. Erano i mesi in cui, nel mondo, cominciavano ad uscire i primi studi sull’impatto della vaccinazione mRNA di massa sulla popolazione mondiale, i primi eventi avversi, le prime evidenze che il vaccino antiCovid non proteggeva dal contagio. Molti autorevoli scienziati, in quelle settimane, mettono in discussione, spesso anche sui social, le politiche draconiane del Cdc riguardo al Covid, cui si ispirano gran parte dei Paesi occidentali, a cominciare dalla zelante Italia di Mario Draghi e Roberto Speranza. Questi scienziati, però, vengono spesso oscurati o addirittura bannati dai social media, come risulta dalla causa avviata dal professor Jay Bhattacharya contro Joe Biden, che ha portato sul tavolo dei testimoni perfino il consulente scientifico della Casa Bianca Anthony Fauci. «È solo un pozzo nero di disinformazione», ha tentato di minimizzare Fauci dopo la sua deposizione fiume farcita di 174 «non ricordo». Non lo aiutano le 592 pagine di documentazione - che confermano l’intervento del governo americano sui media - appena pubblicate dalla Fondazione no profit America First Legal (Afl). Afl ha impiegato un anno e mezzo prima di entrare in possesso di questa imbarazzante documentazione, ma alla fine è riuscita a ottenerla, nonostante le forti ritrosie del Cdc . Afl avvia un’azione contro il Cdc di Atlanta il 16 luglio 2021. Oggetto: il rispetto del Freedom of Information Act («Foia»). Il Foia, ossia la Legge sulla libertà di informazione, esiste in America dal 1966 e consente ai giornalisti di accedere ai documenti riservati, anche quelli coperti da segreto di Stato, in nome della trasparenza della Pubblica amministrazione. Il giorno prima, l’allora portavoce della Casa Bianca Jen Psaki aveva candidamente annunciato che l’amministrazione di Joe Biden stava «segnalando a Facebook post problematici che diffondono disinformazione». Afl vuole vederci chiaro: con quale criterio vengono segnalati i post problematici? Quali e quanti sono? America First Legal richiede una procedura accelerata per ottenere i documenti. Il 22 luglio il Cdc risponde che la richiesta è «indebitamente gravosa». Afl accetta di restringere il campo e chiede di «dare la priorità alle comunicazioni del Cdc con Twitter, Facebook, Instagram e YouTube». Dopo una serie di email e telefonate, il 19 ottobre 2021, il Cdc conferma che il caso «è in attesa di revisione finale». Soltanto il 27 luglio 2022, Afl riesce a pubblicare la prima tranche di documenti. Il 6 settembre arriva la seconda tranche, che dimostra come il Cdc abbia indicato a Facebook e Twitter di rimuovere, limitare, censurare o contrassegnare alcuni post. La terza tranche, il 6 novembre 2022, rivela come le linee guida sulle mascherine del Cdc per i bambini in età scolare siano state ispirate da sondaggi politici anziché dai dati scientifici. La tranche più recente consiste in 592 pagine dalle quali emergono con nettezza tutti gli interventi a gamba tesa del Cdc nelle segnalazioni di Facebook e Twitter. Talmente invasivi che Facebook si vanta, in alcune slides interne pubblicate da Afl, di aver rimosso ben 16 milioni di post problematici. «Facebook - scrive Afl - usa standard incredibilmente vaghi nel valutare le informazioni»: è vietato mettere in dubbio l’efficacia dei vaccini, non sia mai, ma non si può neanche scrivere che l’immunità naturale è più sicura dell’immunità da vaccino (che induce i guariti a non vaccinarsi), e men che meno è consentito scrivere che è pericoloso sottoporsi a più vaccinazioni in un periodo di tempo ristretto, pena la censura immediata del post. Questa è la situazione sul Covid, e non solo, da almeno due anni: «Estremamente preoccupante», commente Elon Musk. È ormai inconfutabile che l’informazione scientifica sia stata sistematicamente censurata grazie alla «collaborazione» tra scienza e media, «in palese violazione del primo emendamento della Costituzione americana», denuncia Afl. Saranno questi i temi di cui dovrà occuparsi la commissione sul Covid annunciata anche in Italia dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
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