L’incidenza di extracomunitari irregolari e apolidi sul totale dei reati commessi da stranieri nei primi nove mesi del 2024 è del 26%. Chi non dovrebbe neppure essere qui è meno dell’1% del totale della popolazione ma si macchia del 9% delle malefatte complessive.
L’incidenza di extracomunitari irregolari e apolidi sul totale dei reati commessi da stranieri nei primi nove mesi del 2024 è del 26%. Chi non dovrebbe neppure essere qui è meno dell’1% del totale della popolazione ma si macchia del 9% delle malefatte complessive.Nell'articolo, tutti i dati sui reati degli stranieri per ogni Provincia.!function(e,n,i,s){var d="InfogramEmbeds";var o=e.getElementsByTagName(n)[0];if(window[d]&&window[d].initialized)window[d].process&&window[d].process();else if(!e.getElementById(i)){var r=e.createElement(n);r.async=1,r.id=i,r.src=s,o.parentNode.insertBefore(r,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js"); Di chiacchiere se ne possono fare tante. Si può dire che la polizia è razzista. Che gli agenti nei Cpr maltrattano i migranti. Che occorrono politiche per l’integrazione efficaci. Che invece la destra preferisce «soffiare sulla paura». Ma poi le chiacchiere se le porta il vento. I numeri invece restano. E parlano chiaro: i clandestini commettono il 9% dei reati, almeno di quelli denunciati (dati 2023), pur essendo solo lo 0,8% della popolazione. Quindi, al netto di detenzioni ingiuste ed errori giudiziari, mostrano una propensione a delinquere oltre 10 volte maggiore di quella del resto della popolazione, composta da italiani e stranieri regolari. E pressoché tripla rispetto a quella dei regolari: commettono infatti (dati gennaio-settembre 2024) più del 26% dei reati degli stranieri, ma sono solo l’8,6% di loro.Lo si evince spulciando i dati del Viminale, che pubblichiamo in questa pagina, dettagliandoli provincia per provincia. Guardiamo il totale dei soggetti stranieri denunciati e arrestati: tra questi, l’incidenza degli extracomunitari irregolari è stata pari, nel 2024, al 16,74%; ed è stata del 9,27% quella degli apolidi ignoti, presumibilmente individui arrivati sulle nostre coste, dei quali si ignora la cittadinanza, magari perché non posseggono documenti o perché nei possibili Paesi d’origine le anagrafi non funzionano benissimo. Sommando queste due categorie, si arriva all’incidenza del 26,01% di cui parlavamo sopra. Più o meno lo stesso valore registrato nel 2023, quando il tasso si attestava al 26,94%.Ogni lettore, se incuriosito, consultando la nostra tabella, potrà poi controllare cosa accade nella sua provincia. Ce ne sono alcune in cui il contributo - chiamiamolo così - di irregolari e apolidi ignoti al crimine è esorbitante. Ad esempio, ad Agrigento: le due categorie valgono l’80% di arresti e denunce degli stranieri. Risaltano anche i casi di Bologna, Bolzano, Brescia, Como, Firenze, Genova, Milano, Roma, dove l’incidenza di fattacci collegati alla presenza di clandestini è superiore alla media nazionale.Qui abbiamo tenuto fuori gli stranieri regolari perché, come dei signori Rossi o Brambilla qualunque, hanno il diritto di vivere in Italia anche se provengono dal Marocco, dal Ghana o dalla Colombia. Attingendo alle elaborazioni del Servizio analisi criminale del ministero dell’Interno, però, una cosa ve la vogliamo mostrare: come è evoluta, dal 2013 a oggi, l’incidenza degli stranieri (regolari e irregolari, quasi il 9% della popolazione) sui reati in generale e sulle violenze sessuali in particolare. Quanto ai crimini complessivi, siamo passati da poco più del 31% a percentuali che, dal 2022, viaggiano attorno al 34%. Per gli abusi, invece, siamo saliti dal 38,74% del 2013 al 44% dei primi nove mesi del 2024. Mai, nell’arco di una decade, si sono levati gli strali delle femministe. Sono troppo impegnate ad andare a caccia di maschi bianchi eterosessuali? Chissà se, oltre alla polizia, pure la matematica è razzista.
Nel riquadro, il chirurgo Ludwig Rehn (IStock)
Il medico tedesco Ludwig Rehn riuscì con successo a suturare il ventricolo di un paziente accoltellato che sopravvisse all'intervento, eseguito senza gli strumenti della cardiochirurgia moderna.
Non c’era più tempo per il dottor Ludwig Rehn. Il paziente stava per morire dissanguato davanti ai suoi occhi. Era il 7 settembre 1896 e il medico tedesco era allora il primario di chirurgia dell’ospedale civile di Francoforte quando fu chiamato d’urgenza per un giovane giardiniere di 22 anni accoltellato nel pomeriggio e trovato da un passante soltanto ore più tardi in condizioni disperate. Arrivò di fronte al dottor Rehn solo dopo le 3 del mattino. Da questo fatto di cronaca, nascerà il primo intervento a cuore aperto della storia della medicina e della cardiochirurgia.
Il paziente presentava una ferita da taglio al quarto spazio intercostale, appariva pallido e febbricitante con tachicardia, polso debole, aritmia e grave affanno respiratorio (68 atti al minuto quando la norma sarebbe 18-20) aggravato dallo sviluppo di uno pneumotorace sinistro. Condizioni che la mattina successiva peggiorarono rapidamente.
Senza gli strumenti diagnostici odierni, localizzare il danno era estremamente difficile, se non impossibile. Il dottor Rehn riuscì tuttavia ad ipotizzare la posizione del danno mediante semplice auscultazione. La ferita aveva centrato il cuore. Senza esitare, decise di intervenire con un tamponamento cardiaco diretto, un’operazione mai provata precedentemente. Rehn praticò un’incisione di 14 cm all’altezza del quinto intercostale e scoprì la presenza di sangue scuro. Esplorò il pericardio con le mani, quindi lo aprì, esponendo per la prima volta nella storia della medicina un cuore attivo e pulsante, seppur gravemente compromesso e sanguinante. Tra i coaguli e l’emorragia Rehn individuò la ferita da taglio all’altezza del ventricolo destro. Il chirurgo operò una rapida sutura della ferita al cuore con un filo in seta, approfittando della fase di diastole prolungata a causa della sofferenza cardiaca. La sutura fu ripetuta tre volte fino a che l’emorragia si fermò del tutto e dopo un sussulto del cuore, questo riprese a battere più vigoroso e regolare. Prima di richiudere il torace, lavò il cuore ed il pericardio con soluzione idrosalina. Gli atti respiratori scesero repentinamente da 76 a 48, la febbre di conseguenza diminuì. Fu posto un drenaggio toracico che nel decorso postoperatorio rivelò una fase critica a causa di un’infezione, che Rehn riuscì tuttavia a controllare per l’efficacia del drenaggio stesso. Sei mesi dopo l’intervento il medico tedesco dichiarava: «Sono oggi nella fortunata posizione di potervi dichiarare che il paziente è ritornato in buona salute. Oggi è occupato in piccole attività lavorative, in quanto non gli ho al momento permesso nessuno sforzo fisico. Il paziente mostra ottime prospettive di conservazione di un buono stato di salute generale».
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Roberto FIco (Ansa)
Ha il gozzo ormeggiato alla banchina gestita dall’Aeronautica e in mare è seguito da vistose imbarcazioni delle Forze dell’ordine.
Roberto Fico e la sua barca, anzi barchetta, anzi gozzo, anzi gozzetto: da settimane la politica campana e nazionale si sta dedicando alla imbarcazione dell’ex presidente della Camera, candidato alla guida della Regione Campania per il centrosinistra allargato. La Verità è in grado di raccontare per filo e per segno questa storia, correggendo una serie di imprecisioni che sono state riportate, e aggiungendo particolari gustosi che i diportisti napoletani conoscono benissimo. E’ bene ribadire sin da ora che nulla di quello che raccontiamo è illegale o illegittimo: si tratta solo di mettere in luce che i proclami dei sedicenti «anticasta» spesso non corrispondono ai comportamenti individuali. Punto primo: la barca che veniva ormeggiata presso l’area della banchina di Nisida gestita dall’Aeronautica militare, a quanto ci risulta, non sarebbe il «Paprika», il cabinato la cui foto ha fatto il giro dei media italiani con Fico a bordo, bensì un gozzo in legno scoperto, di colore blu, senza cabine e con un albero al centro. Non sappiamo se Fico abbia successivamente acquistato un’altra barca più grande, ma non è questo il tema.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Scandalo nel settore energetico: tangenti per 100 milioni ai funzionari della società pubblica del nucleare. Cinque arresti. Volodymyr Zelensky perde la faccia. Mosca attacca: «Soldi europei sottratti dal regime ucraino». Berlino: «Preoccupati, ora vigileremo».
Un nuovo scandalo di corruzione travolge Kiev, mettendo in crisi la credibilità del governo nel pieno della guerra contro la Russia e accendendo le tensioni con gli alleati occidentali. Il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto e ottenuto le dimissioni del ministro della Giustizia German Galushchenko e della ministra dell’Energia Svitlana Grynchuk, dopo averli accusati di aver perso la fiducia necessaria per restare nei loro incarichi. La decisione è arrivata dopo settimane di tensioni e indagini sul sistema energetico nazionale, già sotto pressione per i bombardamenti e le difficoltà economiche.
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Secondo il racconto dei media mainstream, l’Italia in mano al governo di centrodestra doveva finire in bancarotta, Londra poteva regredire al Medioevo dopo aver lasciato l’Ue e Trump avrebbe fatto saltare i mercati globali: non ne hanno presa una.
Lo scandalo sulla Bbc, gloriosa emittente televisiva britannica scoperta «con le mani nella marmellata» a falsificare il racconto degli eventi del 6 gennaio 2021 di fronte a Capitol Hill in modo da far credere che Donald Trump avesse esplicitamente esortato i manifestanti ad assaltare il Campidoglio, ci obbliga a farci una domanda: quale credibilità hanno i mezzi di informazione in Italia?
Guardiamo al racconto che viene fatto dell’episodio sui nostri media: una difesa ad oltranza. Talvolta spudorata; talaltra più misurata. Si fa fatica a comprendere cosa sia veramente successo. Quando anche i vertici della Bbc trovano il coraggio di dimettersi per la gravità di quanto avvenuto, i nostri mezzi accorrono in amorevole soccorso. Se dovessimo ancora una volta valutare la credibilità sulla base del modo in cui viene raccontata questa storia, il giudizio non sarebbe positivo. Ma quanti credono in Italia che Trump abbia effettivamente avuto un ruolo attivo su quanto avvenuto il 6 gennaio 2021 a Capitol Hill?






