2024-12-20
Euro, Fiat, Cina: tutte le genuflessioni di Prodi
L’ex premier accusa Giorgia Meloni di essere «ubbidiente». Paradosso: meglio così che cialtroni. Lui ha costruito la carriera sull’inchinarsi davanti ai forti. Come quando seguì Berlino sulla moneta unica, diede l’Alfa agli Agnelli o spalancò le porte del Wto al Dragone.Romano Prodi insiste. Dopo aver detto che Giorgia Meloni è ubbidiente, per sminuire le relazioni che il presidente del Consiglio ha costruito a livello internazionale, non solo non arretra, ma rilancia. «È apprezzata nel mondo perché ubbidiente. Lo è stata prima con Joe Biden e poi con Donald Trump. All’inizio ha disubbidito sulla Commissione Ue, ma poi si è adattata. Ed è stata ubbidiente prima con Viktor Orbán, poi con Ursula von der Leyen». Certo, il professor Mortadella, in fatto di genuflessione, ha una certa esperienza. E non soltanto perché non passa domenica che a Bologna, nella chiesa di Santo Stefano, non s’inginocchi, ma perché tutta la sua carriera, da manager e da politico è stata costruita sull’ubbidienza. Prima al suo «creatore», quel Beniamino Andreatta che fu suo professore e poi suo sponsor.In principio, Prodi era un democristiano di stretta osservanza dorotea, ma quando capì che avrebbe fatto più strada all’ombra di Amintore Fanfani e di Aldo Moro, cui Andreatta si era avvicinato, si trasferì armi e bagagli. E, infatti, fu subito premiato con un posto da ministro dell’Industria, quando, pur restando in carica appena quattro mesi, varò la legge sulle riconversioni industriali che tanto piacque alla Confindustria di Agnelli&Carli. Quella non fu la sola prova di ubbidienza agli interessi dei poteri forti. Infatti, divenuto presidente dell’Iri, ossia del colosso delle partecipazioni statali, prima tentò di vendere per 497 miliardi di lire (pagabili in quattro rate) la Sme, ovvero la finanziaria agroalimentare dello Stato, a Carlo De Benedetti. Poi cedette l’Alfa Romeo agli Agnelli per poco più di 1.000 miliardi (pagabili in cinque rate, senza interessi). Siamo nel periodo in cui l’inflazione viaggiava intorno al 9%, quando cioè allungare i pagamenti costava e non poco. Prodi era ubbidiente, si inginocchiava a ogni santuario, tuttavia nel primo caso, quello della tentata vendita al patron di Repubblica (che nel frattempo tuonava contro lo Stato che faceva panettoni), la cessione fu fermata da Bettino Craxi e dieci anni dopo il gruppo fu ceduto per una cifra superiore ai 2.000 miliardi di lire. Quanto all’Alfa Romeo, la Ford si era fatta avanti offrendo tra 3 e i 4.000 miliardi di lire, più altri 4.000 miliardi di investimenti, con un’acquisizione graduale, ma Prodi s’inginocchiò davanti al potere degli Agnelli e vendette alla casa reale torinese per una cifra, come detto, pari a un ottavo di quanto offrivano gli americani. Con Torino il professor Mortadella sarà ubbidente anche da premier, quando decise di privatizzare la telefonia di Stato: guarda caso, l’apertura al mercato si concluderà con l’ingresso della famiglia Agnelli con una piccola quota, ma alla presidenza di Telecom Italia verrà nominato un manager Fiat. La sua stagione alla guida dell’Iri, ovvero delle partecipazioni statali, che Prodi considera un successo di cui vantarsi sostenendo di aver raddrizzato i conti, verrà commentata da Enrico Cuccia con una frase lapidaria: «Ha solo imputato a riserve le perdite della siderurgia, perdendo come negli anni precedenti». Nel 2010 la Corte dei conti, tirando le somme delle privatizzazioni, scriverà: «È innegabile il recupero di redditività delle aziende passate ai privati ma dipendente dalle tariffe di energia, autostrade e banche»: tutte al di sopra dei livelli europei. In pratica, Prodi, che in quegli anni era al governo, ha obbedito alle richieste di chi aveva comprato e il conto l’hanno pagato i consumatori.Del resto, nei giochi di prestigio il professore è sempre stato abilissimo. È sufficiente ricordare l’entrata nell’euro. Certo, l’Italia era fragile e aveva bisogno di restare attaccata all’Europa. Ma senza il nostro Paese, la moneta unica sarebbe stata monca. Invece di tener duro e, soprattutto, di chiedere un cambio contro il marco che fosse nell’interesse nazionale, Prodi s’inginocchiò alle richieste della Germania di Helmut Kohl, accettando uno scambio a 1936,27 lire che, come è noto, ci avrebbe penalizzato. Quasi dieci anni dopo, l’ubbidienza fu ricambiata con la nomina a presidente della Commissione europea. Ma la genuflessione massima l’ex premier l’ha compiuta nei confronti della Cina, facendo pressione affinché Pechino entrasse senza condizioni nel Wto, aprendo dunque le porte del commercio mondiale anche alla Repubblica popolare. Da presidente della Ue non solo sottoscriverà l’intesa con Jiang Zemin per allargare l’Europa ad Est offrendo, dunque, ai cinesi l’ingresso in un mercato commerciale ad alta capacità di spesa, ma poi consoliderà in ogni modo i rapporti con Pechino, anche personali. Il 9 novembre è stata inaugurata la Agnelli Chair of italian Cculture presso l’Università della capitale cinese. E indovinate chi è il primo titolare della cattedra? Ma il genuflesso professor Mortadella, ovvio. Ps. Fino a poco tempo fa Giorgia Meloni era isolata in Europa e nel mondo. Poi, avendo ricevuto l’abbraccio di Biden, era in difficoltà con Trump. Adesso che il futuro presidente americano l’ha definita fortissima, è diventata ubbidiente. Sapete che c’è? Meglio ubbidienti che cialtroni.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.